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Quel Pincio colle ci fu fatale.
Salimmo ignari, in cerca d’un riparo.
Le ombre sghembe e allungate del bosco presero a inseguirci,
cingendoci d’assedio.
Scappammo, al seguito d’una carovana sbuffante.
Ci ritrovammo al cospetto d’un mastro birraio,
timoniere all’occorrenza d’una zattera errante.
Saliti a bordo,
ci condusse senza indugio fra le anse effervescenti d’un torrente al doppio malto.
La fuga divenne mero ricordo,
come avviene al trapezista alla fine d’un salto.
Giocammo a I tre boccali,
ma un putto di città traviò le nostre menti,
e perdemmo memoria e ghinee in un battito d’ali.
E poi di nuovo via, per sentieri ambrati.
D’insù la cassetta d’una carrozza amica non connettemmo più,
dimenticando per sempre la tabacchiera blu.