La regia tenue e delicata di Le Guay, la classe di Fabrice Luchini, l’eleganza inafferrabile di Natalia Verbeke si soffermano su quel sesto piano che rappresenta una sorta di linea di demarcazione fra la borghesia francese, spenta e supponente, e le donne di servizio spagnole, vive e verissime. Annullata l’ipocrisia divisoria fra classi sociali, le umane vicende si mescolano, risvegliando il protagonista dal torpore incantato e grigio della quotidianità. E tutto cambia, in modo tanto naturale quanto inevitabile.
Uno scambio di sguardi complice e liberatorio, un sorriso, e il film termina, senza bisogno d’aggiungere alcunchè.