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Il giorno affonda i suoi ultimi istanti fra le orme argentee e profonde di un gigante matto.
Una scala in feltro fissa addobbi a mezz’aria.
E’ subito notte, e la compagnia brinda nel caos che si moltiplica.
Una bambina regala candidi auguri a volti sconosciuti.
Il sonoro macina le grida dei commensali remixando parole in ordine sparso.
Poi la vallata esplode in un artificio che divampa fino al mare,
fra stelle curiose che punteggiano di luce un mantello nero,
senza fine,
che avvolge ogni cosa nel suo abbraccio d’ombra.
D’un tratto la marea nera si ritira,
risucchiata da sogni d’ebbrezza accatastati in minuscoli spazi sottotetto.
La compagnia riprende conoscenza,
il suo sguardo multiplo si dilata in un respiro che colma ogni spazio,
il paesaggio si scatena oltre il limite percettivo,
orizzonti succedono ad orizzonti lungo un canale prospettico mai domo.
I sensi deflagrano nella limpidezza,
il mattino biancheggia tutto intorno.
La compagnia procede compatta nel candore,
finchè lo sfavillio non ne inghiotte le sagome.