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A Francesco, l’amico di sempre
O Divina Clio,
Musa della storia.
Camaleontica Clio multicolore.
Indizio di tresche materne
e protettrice della Poesia Epica.
Interminabili notti dissestate iniziavano
a cavallo di tenebre cave e inoltrate.
Notti dentro le notti.
E terze fasi a percorrere chilometri di pensieri e astrazioni alienanti
fra i saliscendi di un’improvvisazione acuminata.
E parole profuse senza intervalli
nell’ennesima potenza comunicativa.
E si e no sul precipizio intermittente dell’ ”è finita!”.
E il barcamenante zigzagare di un’auto in fiamme.
E “dove andiamo noi non esistono strade”.
E la terza fase trabocca riversandosi nella quarta.
E cervelli indipendenti a far da passeggeri improvvisati.
E si e no per stabilire chi gioca e chi il gioco subisce.
E quel lampione perennemente rotto e singhiozzante
a illuminare a stento strati su strati di parole in regalo.
E l’illuminazione ultima,
prima d’essere riversi ai margini di una strada immaginaria.
Il fatidico e adombrante Jolly Bar.
Sotterraneo estremo di quinta fase al limitare d’alba.
Luogo di rivoluzioni ipotizzate e di fantasmi che ribaltano l’abisso.
Bunker infernale anti cinico anti ritorno anti tuttobeneacasa.
Dimensione che la luce offusca.
Fonte di amnesie e perdita di sé.
Eterno Finale e Meta Inconsapevole
di due amici che mai cessano d’essere tali.