“Angèle e Tony” è un film che non ha bisogno di dire, che si muove come una carezza sulle maschere coriacee e inasprite dei personaggi: i due protagonisti sono duri solo in apparenza, o duri soltanto perchè non hanno avuto un motivo valido per essere altrimenti.
Il film di Alix Delaporte affonda le proprie radici nella complessità dei gesti e dei rapporti interpersonali, muovendosi in una parentesi sospesa e silenziosa ove il linguaggio del corpo comunica ogni cosa e le parole (quasi) non servono.
Clotilde Hesme è straordinaria nel ruolo di Angèle e il suo lieve e inquieto tentennare, il fascino fragile e distante e l’approccio istintivo alla vita producono un effetto spiazzante sullo spettatore. Il suo sorriso accennato nel finale, la ritrovata morbidezza dei lineamenti, che profumano di liberazione e speranza, e la quieta dolcezza -che forse solo i migliori film francesi riescono a riprodurre- rendono l’opera una rara e preziosa gemma cinematografica.
Il percorso sentimentale e poetico di Angèle e Tony lascia dietro di sè scie di benessere che rinfrescano il viso e la potente sensazione che la felicità si nasconda nelle piccole cose e nella semplicità dell’amore.