Nel film si narra dei fatti realmente accaduti a Parigi, nel 1942, durante la seconda guerra mondiale. Nella Francia filonazista di Laval e Petain si organizza segretamente il rastrellamento di 24.000 ebrei parigini.

Rose Bosch ci mostra il graduale e progressivo affievolirsi delle libertà giudaiche a Parigi: appaiono le stelle gialle sugli abiti di tutti gli israeliti, come forma embrionale di razzismo e ghettizzazione; emergono i primi sintomi di intransigenza dei parigini nei confronti della “razza inferiore”, cui non sfuggono neppure i bambini; gli ebrei vengono banditi da impieghi e cariche pubbliche, non possono frequentare i luoghi pubblici, e vengono sottoposti a un rigido coprifuoco così da limitarne la visibilità e i movimenti.
In questo contesto la lente della Bosch si sofferma in particolare sulla famiglia dell’undicenne Joseph Weissmann e sui numerosi nuclei ebrei presenti a Montmatre, nel cuore di Parigi. Le loro vite semplici, la paura del domani, le umiliazioni subite e le domande prive di risposte consentono di dare un volto comune alle vittime dell’olocausto.