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Archivi Mensili: marzo 2012

Quasi amici

07 mercoledì Mar 2012

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Il Consiglio dell'Oste

Il Consiglio dell’Oste

Driss è un ragazzo di origini senegalesi che vive una realtà disagiata e marginale nella periferia parigina. Abita  con la madre adottiva e coi figli di lei, tirando avanti grazie a piccoli furti; il suo percorso di delinquenza obbligata gli ha fatto conoscere il carcere, e vaga senza ambizioni per colloqui di lavoro alla ricerca di una firma che gli procuri il sussidio di disoccupazione.

Capita così a casa di Philippe, un ricco tetraplegico rimasto paralizzato in seguito a un incidente di parapendio; l’uomo è in cerca di un badante personale che lo assista continuativamente nella sua difficoltosa quotidianità. Driss ottiene la promessa dell’agognata firma, ma quando l’indomani si presenta in casa del milionario, viene inaspettatamente assunto per un periodo di prova.

Si sviluppa così un rapporto altalenante fra due realtà contrapposte: da un lato Philippe, raffinato uomo di cultura dalle risorse economiche illimitate, vedovo e portatore di un handicap che ne limita ogni movimento e il piacere stesso di vivere; dall’altro Driss, robusto ed esuberante ragazzone dai modi spicci e poco eleganti, abituato alla strada e ai problemi permanenti di un handicap di tipo sociale. I due uomini imparano a conoscersi tra mille difficoltà, a suon di diffidenze reciproche e sferzanti battute. Graualmente entrano in una strana e delicata sintonia, e trovano un equilibrio grazie a uno scambio di idee schietto e genuino, che finirà con l’arricchire e compensare le lacune di entrambi.

Philippe conoscerà così il brivido rigenerante della follia di Driss, che renderà dignità al suo datore di lavoro trattandolo come suo pari, mancandogli di rispetto all’occorrenza, educandolo al lato buono dei suoi eccessi, sbloccando infine la paralisi riflessa della sua sofferta interiorità; dal canto suo, Philippe introdurrà per mano Driss in un mondo a lui sconosciuto, fatto di lusso, arte, concerti e sport estremi, regalandogli l’ambizione e la speranza di un futuro possibile.

 

Il film è ispirato alle vicende reali narrate nel libro “Le second souffle” di Philippe Pozzo di Borgo, tetraplegico dal 1993, e al rapporto di quest’ultimo col suo aiuto domestico Yasmin Abdel Sellou.

Olivier Nakache ed Eric Toledano ci regalano una straordinaria storia di amicizia, nell’ennesima eccellente prova del cinema francese di quest’anno.  I due protagonisti interpretano con naturalezza i personaggi contrapposti che vengono loro assegnati, e il risultato è un film credibile e commovente, che non trae respiro da un percorso lineare di crescita, ma dagli alti e bassi del rapporto fra Driss e Philippe, dalla spontanea ed ondivaga evoluzione di una storia vera e mai ruffiana, dalla vita che poi finisce col separarli dopo aver donato loro una possibilità di crescita e arricchimento morale.

Polisse

06 martedì Mar 2012

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Scene da ricordareKarin Viard, Joeystarr e Marina Fois in una scena del film di Maiwenn Le Besco

Polisse

06 martedì Mar 2012

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Il Consiglio dell'Oste

Il Consiglio dell’Oste

Polisse narra le vicende quotidiane della Sezione Minori (Brigade de Protection des Mineurs) della polizia di Parigi, fra storie d’emarginazione, sfruttamento, violenza, povertà, pedofilia, prostituzione, esuberanza sessuale adolescenziale da un lato, e le vite dei singoli componenti di una squadra di agenti dall’altro.

La camera a mano di Maiwenn Le Besco riprende in modo grezzo e assai realistico i fatti terribili cui sono sottoposti bambini parigini (che poi rappresentano tutti i bambini) d’ogni età, sesso, razza ed estrazione sociale: ne emerge così uno spaccato crudo di una realtà diffusa fra le pieghe stesse di coscienze distorte e malate.  I componenti della Sezione Minori finiscono inevitabilmente con l’assorbire il disagio e la sofferenza dei numerosi bambini  cui prestano soccorso fisico e morale, e le mostruose attitudini di adulti deviati, fino al punto da non riuscire più a liberarsi di certe storie, fino a portarle con sé fra le mura domestiche e a minare i delicati equilibri familiari.

Nadine, Fred, Iris, Mathieu e gli altri vengono spremuti da una quotidianità logorante, da un virus che non lascia scampo: in questo contesto si inserisce Melissa (interpretata dalla stessa Le Besco), una fotografa incaricata di curare un reportage per immagini sul delicato lavoro degli agenti.

 

La macchina fotografica della reporter è una sorta di prolunga, una succursale sul campo del punto di regia, e i suoi scatti s’intrufolano adagio nelle giornate e nell’intimità di uomini e donne legati da un sottile e profondo equilibrio, mettendo a fuoco il gioco oscillatorio di rapporti e legami fra i componenti della Sezione, in cui la stessa Melissa saprà inserirsi con la delicatezza di un clic.

 

Il film utilizza un linguaggio documentaristico nelle ricognizioni parallele che ricostruiscono abusi di ogni genere: da un lato osserviamo l’innocenza di bambini che non sono in grado di valutare le ingiustizie subite, dall’altro l’incoscienza di adulti perduti al punto da non vedere il male irreparabile che procurano ai propri figli, nipoti, allievi.

E poi il grido di un bambino al distacco dalla madre squarcia la scena, così come il salto finale e improvviso di una donna della Sezione, che corrisponde a quello inverso di un bambino rinato e libero dallo spettro di un insegnante che ne bloccava ogni forma espressiva.

“Polisse” è un film che non fa sconti, un monito che riflette l’infanzia difficile della regista, un’opera socialmente utile in questa nostra modernità che tende a nascondere, a mostrare una superficie immacolata, ipocrita, esteticamente impeccabile, in luogo del male che dilaga in fatiscenti retrobottega.

Eugène Delacroix

05 lunedì Mar 2012

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Galleria

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Orphan girl in a cemetery (1824)

Svalutation – Adriano Celentano

05 lunedì Mar 2012

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Soundtrack

Suoni d’Osteria

Radiosteria consiglia “Svalutation”, attualissimo brano scritto nel 1976 da Adriano Celentano. “Cambiano i governi niente cambia lassù, c’è un buco nello Stato dove i soldi van giù” – cantava il molleggiato più di 35 anni fa. E nulla è cambiato, a quanto pare.

Sempre Dalla – Cosa è davvero importante?

05 lunedì Mar 2012

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Pensieri

Pensieri d’Osteria

Questo fatto di Dalla continua a tormentarmi, ma non per il desiderio diffuso di melodramma a basso costo che invade i media in casi simili, bensì a causa di una mia riflessione personale che si ripete come un disco rotto alla morte di un artista che mi è caro. E Dalla -lo ripeto- per me è un amico, uno di casa, uno che mi ha spiegato delle cose, che mi ha aperto gli occhi a volte, e confuso in altre occasioni. L’artista è così, ti spiega l’amore o la follia in poche righe, ti confonde le idee sugli stessi temi nei versi successivi. Ma se si decide di aprirgli la porta di casa, bisogna prendere tutto, senza distinzioni. Lucio Dalla, artista di strada, cantautore a domicilio, goliardo d’osteria, putto di città, e clown nel senso romantico del termine, ha scritto e cantato tanti e tali capolavori da creare un filo conduttore luminoso che supera il tempo: la sua voce e la sua poesia lo rendono eterno. Ho sempre pensato che chi muore sopravvive nei pensieri di chi vive, di chi resta. E allora, dal mio punto di vista è facile concludere che uno come Dalla non possa morire, e che al contrario, soprattutto adesso, con la sua voce energica che esce dalle casse, sia più vivo che mai.

Cos’è che rimane delle persone che muoiono? Rimangono tutte le espressioni artistiche, le grandi imprese, le scoperte, le follie. Cos’è che ci portiamo dietro più a lungo? Il discorso di un grande uomo politico (di quelli che non esistono più in pratica)? Il tizio che ha progettato quel magnifico ponte? Il grande imprenditore e la sua linda e asettica azienda? I colleghi di lavoro, sempre se hanno un volto?

Ci ricordiamo più di Berlino o del fatto d’esserci stati con Bonetti?

Di cos’è che viviamo realmente? Io vivo di versi come quelli che -a breve- seguiranno. Molti lo fanno, anche inconsapevolmente, perchè una buona canzone ti cambia la giornata, regala leggerezza, effervescenza, forza, spensieratezza. E certe parole ti parlano dentro, e non le dimentichi mai, e alla fine tiri le somme e capisci che è di questo che hai bisogno, e di poco altro, oltre alle persone che ami, a quelle con cui hai condiviso, alle risate e agli abbracci, alle idiozie che continui a raccontare, a quel grido nella notte, a quelle serate estive d’ebbra ed estatica follia sulla spiaggia della memoria e dei sogni.

E allora eccoli, i versi di cui dicevo. Questa canzone -“Com’è profondo il mare”- mi è stata ricordata recentemente da un vecchio amico. Me la sono riascoltata più volte. E le sue parole finali contengono una verità molto più profonda del mare stesso in cui il suo Cantore la plasmò. E con questi versi è tutto, per il momento.

E’ chiaro che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa è muto come un pesce
Anzi un pesce, e come pesce è difficile da bloccare
perchè lo protegge il mare
Com’è profondo il mare

Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare

Com’è profondo il mare – Lucio Dalla

05 lunedì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in Dalla Lucio

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Lucio Dalla

Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com’è profondo il mare
Com’è profondo il mare

Le profondità poetiche di Dalla proseguono in Singolar Tenzone

This must be the place

03 sabato Mar 2012

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This must be the place

03 sabato Mar 2012

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Titoli di testa

FilmOsteria

John Smith, più noto semplicemente come Cheyenne, è una rock star in pensione, che raggiunse l’apice del successo negli anni ottanta come front man del gruppo “Cheyenne & The Fellows”.

 

Vive di rendita con la moglie in una ricca magione irlandese, curando le sue azioni in borsa e la vita sentimentale di una fanciulla. Il suo aspetto è rimasto quello degli anni 80, indossa abiti e occhiali neri, ha il volto truccato e una folta chioma scomposta; attraversa un tempo lento e compassato come i suoi stessi micromovimenti, che si producono al fianco di un carrello della spesa che lo accompagna come un’ombra meccanica.

 

Cheyenne riceve improvvisamente la notizia che il padre è malato di una malattia chiamata vecchiaia, e parte per gli Stati Uniti. Sceglie il percorso via mare, a causa della fobia degli aerei, e nel tempo prolungato del tragitto marittimo il padre muore. A New York l’uomo scopre che il padre effettuava delle ricerche su un tale di nome Aloise Lange, un ufficiale nazista che lo aveva umiliato durante la prigionia ad Auschwitz.

Il viaggio di Cheyenne prosegue in FilmOsteria

Lucio Dalla, una Nissan Sanny, ed Amsterdam

02 venerdì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in Pensieri

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Cronache e Storie d'Osteria

Lucio Dalla mi ha dato modo di ricordare che sono cresciuto sulle note e le parole delle sue canzoni. Mi ha ricordato un lungo viaggio fatto idealmente insieme a lui e realmente con la mia famiglia. Erano i primi anni ottanta quando mio padre, mia madre, mia sorella ed io partimmo alla volta di Amsterdam, a bordo di una sgangherata ma affidabile Nissan Sanny 140 y color rosso vino.

 Ho dei ricordi abbastanza confusi e sconnessi, ma rammento le grandi e desolate autostrade tedesche in cui le Porsche di Stoccarda ci sorpassavano a velocità supersonica; lungo quelle highways fatiscenti mi divertii a contare le macchine che riuscivo a contare, segnandole su un block notes apposito: l’obiettivo era di annotare marca e colore; lo facevo sempre nei vari viaggi compiuti in Italia con mio padre, ma all’estero fu molto più difficile, a causa dei modelli diversi che mi capitò di vedere e che complicarono non poco le mie indagini statistiche. Comprendo bene che questa bizzarra attività possa ricondurre al Raymond Babbitt di “Rain man”, ma così era, e così mi piaceva trascorrere il tempo dei tragitti automobilistici più consistenti.

Ricordo poche cose anche di Amsterdam: la prima è un volo improvviso di uccelli neri cui corrispose una reazione di paura mista a stupore; la seconda riguarda un tizio che da tergo ci propose di comprare ogni tipo di droga; la due/bis la fuga che improvvisammo in seguito a tal iniziativa commerciale; la terza concerne la sensazione di decadente squallore che la città e alcuni suoi abitanti malconci mi trasmisero; la quarta una puttana che mi guardò, facendomi strani gesti con la mano destra dalla vetrina in cui lavorava; la quattro/bis mia madre che subito dopo l’indecente proposta mi trascinò via pregandomi di non guardare; la quinta un fantastico negozio di dischi in cui comprammo la musicassetta “Like a virgin” di Madonna e un mangianastri modernissimo (per l’epoca).

Credo infatti che nel viaggio di andata si fosse guastata l’autoradio antidiluviana della Nissan, e così mio padre e mia madre provvidero a dotarci di una colonna sonora improvvisata per il tragitto di ritorno. Quando venne il momento di ripartire alla volta dell’Italia, piazzammo lo stereo in prossimità del lunotto posteriore, e mentre mia sorella dormiva o giocava ai suoi giochi di bambina, io intrapresi la mia breve carriera di disc jockey.

Non ebbi grande scelta: c’era questa cassetta nera e nuovissima di Madonna (c’era soprattutto una fantastica copertina che la vedeva ritratta con una specie di corpetto bianco e aderentissimo), “True blue”, un altro splendido album della cantante italo-americana, e un doppio album di un certo Lucio Dalla, intitolato “Dallamericaruso”: ricordo come fosse ieri queste due cassette bianche, ricoperte da un’etichetta fra l’arancione e il rosso, col marchio della RCA ben visibile.

Iniziai naturalmente da “Like a virgin” che per me rappresentava una novità nonostante fosse antecedente a “True blue”; dopodiché cominciai ad ascoltare con attenzione e interesse Dalla, che normalmente mi annoiava, forse perché mio padre –a casa- lo sparava a tutto volume ogni domenica: il fatto di metter su quella cassetta con le mie mani fu il primo passo di un cammino che mi condusse ad amare quel cantante un po’ matto ed eccessivo ma vero, talmente vero da riprodurre in musica il verso della strada e delle persone che la popolano, senza censurarne mai gli aspetti più sgradevoli o sconvenienti, fregandosene di una certa estetica buonista e delle maschere che la società impone.

Lucio Dalla mi ricorda la parte più esaltante della mia infanzia, mi ricorda gli odori e i sapori di viaggi e tinelli, le follie e le risate di una famiglia di matti e di artisti, in cui la sua voce si è calata alla perfezione, accompagnando inconsapevolmente le strambe e intense dinamiche di una vita che è un film intitolato “Big Fish”.

Omaggio a un Grande Artista d’Osteria

02 venerdì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in Pensieri

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Pensieri

Osteriacinematografo omaggia Lucio Dalla (1943-2012), un eccelso artista dei nostri tempi, capace di realizzare, in una vita sola, opere come “Anna e Marco”, “Disperato erotico stomp”, “Futura”, “L’anno che verrà”, “L’ultima luna”, “Nuvolari”, “Se io fossi un angelo”, “Stella di mare”, “Tutta la vita”.  
       E quindi, semplicemente, grazie.

War horse

02 venerdì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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