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Woman with mask (2004)
29 venerdì Giu 2012
Posted in immagini
27 mercoledì Giu 2012
Posted in Poesie
Mare Luna.
Il tramonto non si placa.
Torsi nudi in torretta d’avvistamento.
Emersione cementificata.
Cielo aperto a doppio malto.
E vasi deflorati in successione libera.
Lungomare.
Il convivio prende forma.
Paglierino,
il vino dei castelli cavalca la brezza estiva.
Il piacere del vento all’imbrunire.
Le magiche atmosfere neorealiste.
Gli scatti da rivista patinata.
E un palco d’avanspettacolo.
22 venerdì Giu 2012
Posted in Pensieri
I Diodati furono un’eminente famiglia di Lucca.
A causa della loro adesione alla riforma protestante, nel sedicesimo secolo furono costretti all’esilio a Ginevra, assieme ad altri intellettuali lucchesi.
La loro residenza svizzera è conosciuta come Villa Diodati.
Nell’aprile del 1816 , il poeta inglese George Gordon Byron, meglio noto come Lord Byron, fu costretto a lasciare l’Inghilterra, a causa degli scandali provocati da una relazione incestuosa prima e da una omosessuale poi. Iniziò a viaggiare per l’Europa, accompagnato da John Polidori, suo medico personale. I due, nello stesso anno, giunsero a Ginevra, dove Lord Byron prese in affitto Villa Diodati. In quel periodo si trovavano a Ginevra anche il poeta Percy Bisshe Shelley, la fidanzata Mary Godwin Wollstonecraft e la sorella di lei, Claire.
Accadde così che l’assortito quintetto si trovasse sovente a trascorrere del tempo insieme a Villa Diodati; durante il soggiorno in questione, Claire rimase incinta di Byron: nacque così Allegra, che venne ben presto lasciata dal padre in un convento romagnolo, dove morì in tenera età.
Ma non è la vicenda che ci interessa in questa sede. Come detto, le succitate persone trascorsero discreti lassi di tempo nella dimora dei Diodati: riempirono quel tempo leggendo romanzi dell’orrore . In una sera di giugno una tempesta li costrinse in casa, e Byron, forse per ovviare alla noia, propose ai suoi improvvisati coinquilini di scrivere di proprio pugno delle storie surreali.
John Polidori, ispirandosi allo stesso Byron, scrisse una storia che sarà poi intitolata “Il vampiro”, la prima opera letteraria di sempre a narrare delle affascinanti creature della notte: l’invenzione di Polidori inaugura un genere che verrà poi riprodotto, ripensato, riscritto nelle forme più disparate fino ai giorni nostri, fino a divenire uno dei soggetti più popolari e riletti nella storia della letteratura e del cinema. Il successo de “Il vampiro” sarà immediato, ma mitigato in Inghilterra della falsa notizia che l’autore fosse Byron stesso, all’epoca contestatissimo in patria.
In quella magica e fertile notte, la signorina Mary Godwin Wollstonecraft, appena diciannovenne, ideerà l’altrettanto celebre personaggio di Frankenstein; poco tempo dopo, la medesima signorina sposerà Percy Bisshe Shelley, divenendo Mary Shelley, il nome con cui è giunta fino a noi.
E’ curioso pensare che le figure del vampiro, capostipite di Dracula e Nosferatu, e di Frankenstein vennero partorite nell’arco di poche ore e nello stesso luogo, una villa svizzera abitata dagli esuli di terre diverse in epoche fra loro lontane, un luogo in cui cinque persone condivisero un tempo brevissimo ma significativo.
John Polidori e Mary Shelley non potevano sapere, allora, quanto fossero rilevanti le loro invenzioni per l’immaginario collettivo del presente e del futuro: le storie che scaturirono da quella notte in tempesta continuano ancora oggi a popolare ogni possibile forma artistica, dopo aver nutrito incessantemente il lato più oscuro e recondito delle fantasie umane.
L’impero della mente, il potere che tutto muove.
13 mercoledì Giu 2012
Posted in Jung Carl Gustav
La nostra vita è la stessa che è sempre stata in eterno; è tutto fuor che effimera, nel senso nostro, perchè i medesimi processi fisiologici e psicologici propri dell’uomo da migliaia di anni durano tuttora e danno al sentimento interiore la profonda intuizione della “eterna” continuità di quel che vive. Ma il nostro Sè, quale compendio del nostro sistema vivente, non soltanto contiene il deposito e la somma di tutta la vita vissuta, ma è anche il punto di partenza, il terreno materno gravido di tutta la vita futura, il presentimento della quale è intimamente altrettanto chiaro quanto l’aspetto storico. Da questo fondamento psicologico proviene legittimamente l’idea dell’immortalità.
07 giovedì Giu 2012
Posted in Pensieri
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Osteriacinematografo omaggia lo statunitense Ray Bradbury (1920-2012), scrittore di fantascienza e non solo. Precorse e anticipò i tempi scrivendo romanzi modernissimi quali “Fahreneit 451”, “L’estate incantata”, “Cronache Marziane”, opere che dimostrano che il genere, sovente, è un semplice strumento per raccontare qualcosa di importante. Un caro saluto e un sentitto ringraziamento dall’Oste06 mercoledì Giu 2012
Posted in film
06 mercoledì Giu 2012
Posted in film
Londra, 1956. Colin Clark, figlio minore di Sir Kenneth Clark, eminente storico d’arte dell’epoca, decide, subito dopo la laurea, di intraprendere la carriera cinematografica.
Grazie alla sua cieca ostinazione e alle influenti conoscenze di famiglia, il ventitreenne Clark (Eddie Redmayne) riesce a farsi assumere come terzo assistente alla regia del film “Il principe e la ballerina”: lavorerà così come tuttofare accanto al grande attore e regista Laurence Olivier (Kenneth Branagh), imparando con applicazione ed entusiasmo i meccanismi del “dietro le quinte” cinematografico, occupandosi dei tanti piccoli dettagli di contorno al set; entrerà poi in confidenza con la moglie dell’epoca di Olivier, Vivian Leigh, che gli affiderà il monitoraggio del marito; instaurerà una tenera storia d’amore con una costumista (Emma Watson).
Ma il ruolo e l’atteggiamento di Colin muteranno rapidamente con l’arrivo di Marilyn Monroe sul set, che travolgerà lui e l’intera troupe come una tempesta improvvisa: Marilyn si dimostrerà ben presto incapace di seguire il rigore e il ritmo imposti dai cineasti inglesi, presentandosi spesso in ritardo e in pessime condizioni, accusando gravemente giudizi e pregiudizi di colleghi che la osservano con diffidenza tipicamente anglosassone.
Clark è giovane, generoso, malleabile, ma anche innocente e sensibile agli occhi di Marilyn, che sente di potersi fidare di lui e a lui si affida alla partenza del marito Arthur Miller, in cerca di tranquillità e d’ispirazione negli Stati Uniti; Marilyn gioca con Clark e i suoi occhi stralunati, trova spensieratezza al suo fianco, si alleggerisce di quel male connaturato al personaggio che incarna, e ricorda e dimentica, e c’è e non c’è, come una brezza primaverile che corre tenue e invisibile a solleticare l’erba.
01 venerdì Giu 2012
Posted in Poesie
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Prima del Cosmo, il Caos
Prima di Armonia, il disordine
Il seme incastonato nell’informe massa
La nascita degli dèi
Tifèo,
drago dalle teste di serpente
e figlio di Gea, la Madre Terra,
giace intrappolato nelle profondità
Vibra la terra
Vibra e respira
Sussurra la lingua adriatica
Sussurra e suggerisce biforcuta
L’esile protuberanza
Infida proboscide del grande elefante
Appendice e coda dell’immensa placca africana
Che spinge e insiste e sollecita
S’insinua
Preme contro l’arco alpino
S’arriccia sotto la giovane dorsale appenninica
E tutto scuote e squarcia e solleva
E’ un desiderio primordiale
che mira a rimodellare il pianeta
Nella sala macchine luciferina
Il Grande Scultore lavora e batte e plasma
E spruzza argilla e strizza bacini come spugne
La terra si spacca e squarcia
Scivola la roccia sul far della faglia
E morde e azzanna
E gli elementi sgorgano dalle fenditure
E’ un calderone che ribolle e mormora
e fa tentennare la grande pianura
Forze ancestrali si scatenano nella cupa voragine
Tifèo scuote il suo antro
Invoca il nome della madre Gea
L’ultima sentinella della terra
Colei che controlla ed è l’elemento tellurico
Il rinnegato si dimena e contorce e sputa fuoco
E muove dalle profondità di Tartaro,
l’Abisso che lo generò.
I Fratelli Titani fremono e vacillano.
Demetra, la madre terrena,
annuncia nuova fertilità.