Cronache e Storie d’Osteria
I Diodati furono un’eminente famiglia di Lucca.
A causa della loro adesione alla riforma protestante, nel sedicesimo secolo furono costretti all’esilio a Ginevra, assieme ad altri intellettuali lucchesi.
La loro residenza svizzera è conosciuta come Villa Diodati.
Nell’aprile del 1816 , il poeta inglese George Gordon Byron, meglio noto come Lord Byron, fu costretto a lasciare l’Inghilterra, a causa degli scandali provocati da una relazione incestuosa prima e da una omosessuale poi. Iniziò a viaggiare per l’Europa, accompagnato da John Polidori, suo medico personale. I due, nello stesso anno, giunsero a Ginevra, dove Lord Byron prese in affitto Villa Diodati. In quel periodo si trovavano a Ginevra anche il poeta Percy Bisshe Shelley, la fidanzata Mary Godwin Wollstonecraft e la sorella di lei, Claire.
Accadde così che l’assortito quintetto si trovasse sovente a trascorrere del tempo insieme a Villa Diodati; durante il soggiorno in questione, Claire rimase incinta di Byron: nacque così Allegra, che venne ben presto lasciata dal padre in un convento romagnolo, dove morì in tenera età.
Ma non è la vicenda che ci interessa in questa sede. Come detto, le succitate persone trascorsero discreti lassi di tempo nella dimora dei Diodati: riempirono quel tempo leggendo romanzi dell’orrore . In una sera di giugno una tempesta li costrinse in casa, e Byron, forse per ovviare alla noia, propose ai suoi improvvisati coinquilini di scrivere di proprio pugno delle storie surreali.
John Polidori, ispirandosi allo stesso Byron, scrisse una storia che sarà poi intitolata “Il vampiro”, la prima opera letteraria di sempre a narrare delle affascinanti creature della notte: l’invenzione di Polidori inaugura un genere che verrà poi riprodotto, ripensato, riscritto nelle forme più disparate fino ai giorni nostri, fino a divenire uno dei soggetti più popolari e riletti nella storia della letteratura e del cinema. Il successo de “Il vampiro” sarà immediato, ma mitigato in Inghilterra della falsa notizia che l’autore fosse Byron stesso, all’epoca contestatissimo in patria.
In quella magica e fertile notte, la signorina Mary Godwin Wollstonecraft, appena diciannovenne, ideerà l’altrettanto celebre personaggio di Frankenstein; poco tempo dopo, la medesima signorina sposerà Percy Bisshe Shelley, divenendo Mary Shelley, il nome con cui è giunta fino a noi.
E’ curioso pensare che le figure del vampiro, capostipite di Dracula e Nosferatu, e di Frankenstein vennero partorite nell’arco di poche ore e nello stesso luogo, una villa svizzera abitata dagli esuli di terre diverse in epoche fra loro lontane, un luogo in cui cinque persone condivisero un tempo brevissimo ma significativo.
John Polidori e Mary Shelley non potevano sapere, allora, quanto fossero rilevanti le loro invenzioni per l’immaginario collettivo del presente e del futuro: le storie che scaturirono da quella notte in tempesta continuano ancora oggi a popolare ogni possibile forma artistica, dopo aver nutrito incessantemente il lato più oscuro e recondito delle fantasie umane.
L’impero della mente, il potere che tutto muove.



