The Adam Show
Senza Nome errò per giorni alla ricerca di un motivo, finchè cadde stremata nella pevera dell’incoscienza e dello smarrimento di sè. La donna si abbandonò a un sonno profondo, narcotizzante, e fece strani sogni, popolati da creature incredibili.
Sognò un tale di nome Dioniso e le donne tebane senza Tebe, sognò il monte Citerone e l’eccidio dei figli di Niobe, sognò della Sfinge e di strani rituali, di un tirso agitato in onore dell’oscuro Signore del bosco, sognò un’eccitazione che montava senza controllo dalla linfa stessa dei viventi, sognò il Caos e la perdita di controllo, sognò le pareti della mente e le porte della percezione, sognò una notte incantata in cui la voce di Dioniso recitava versi in una lingua ignota.
Sognò di un pericolo ai confini della città, di lande deserte e della strada del Re, di miniere d’oro e dei loro segreti, di una diligenza blu, della pelle fredda e vecchia del serpente, della storia dell’uomo dipinta sulle sue squame, sognò di cavalcare il rettile fino al lago antico.
Quando smise di sognare, Senza Nome si ridestò e riprese un cammino irregolare, estraniante. Realtà e allucinazione perdevano via via i loro connotati nello spazio condiviso della follia.
Un giorno, vagando lungo i confini sognati del regno, la donna si imbattè in una strano individuo, un serpente antropomorfo dalle capacità senzienti. “Ciao” – disse il serpente alla donna- “Sono il figlio di Cecrope. Il mio nome è Kaa per la parte rettile, e Morpheus per quella umana. Ma tutti nei paraggi mi chiamano Re Lucertola. Qual è il tuo nome?” “Il mio nome è Senza Nome” –rispose la donna- “è un piacere fare la tua conoscenza”.
L’onirico incontro fra il Senza Nome e il Re Lucertola prosegue attraverso quest’uscio invisibile

