Lev Nikolàevič Tolstòj – Anna Karénina
Làska correva avanti allegramente per il sentiero; Lévin le andava dietro con passo rapido, leggero, guardando ininterrottamente il cielo. Desiderava che il sole non sorgesse prima ch’egli fosse giunto alla palude.
Ma il sole non sarebbe tardato. La luna, che splendeva ancora quand’egli uscì, adesso brillava soltanto come un pezzo di mercurio; il lampo mattutino di calore che prima non si poteva non vedere, adesso bisognava cercarlo; le macchie prima indefinite nella campagna lontana, adesso eran già chiaramente visibili. Erano mucchi di segala.
La rugiada non ancora visibile senza la luce del sole nell’alta canapa profumata, da cui era già stata tolta via quella sterile, bagnava le gambe e il camiciotto di Lévin più su della cintura. Nella calma trasparente del mattino si udivano i minimi suoni.
