Devo essere onesto, perchè l’onestà è necessaria quando si parla dei vivi, ma lo è ancor più quando si parla di chi non c’è più: non conosco più di cinque o sei brani di Little Tony (Antonio Ciacci nella realtà), anche se tutti degni di nota, ma la persona e il personaggio mi hanno sempre ispirato una grande simpatia.
Mio padre lo conosceva e condivideva con lui la passione per le “fuoriserie”: ricordo vagamente alcuni vecchi racconti su questo stravagante artista, che è rimasto sempre coerente a se stesso e all’icona che aveva creato, ispirata ad alcuni divi del rock’n’roll americano (come Little Richard ad esempio, da cui mutuò anche il nome d’arte). Mio padre vendette un paio di automobili di grossa cilindrata a Little Tony, fra cui una che -sembra- non sterzasse in discesa. Pare che la cosa li divertisse molto all’epoca, ma erano altri tempi, più romantici e spregiudicati. Al giorno d’oggi probabilmente un fatto simile rappresenterebbe uno scandalo.
Ero ancora un ragazzino quando capitò l’occasione di conoscerlo: io e la mia famiglia ci recammo a un pranzo di compleanno, in cui Little Tony e Bobby Solo si esibirono su un palco improvvisato in onore del festeggiato, per trattenersi poi a mangiare col resto dei conviviali. Anche se non erano più star al culmine del successo, i due artisti conservavano un fascino magnetico, il fascino del tempo che non c’è più, delle scelte fatte onestamente e portate avanti senza curarsi delle mode del momento.
Ricordo una foto, una polaroid, in cui venni immortalato in mezzo ai due interpreti, una foto che ho nascosto talmente bene da non sapere più dove. L’istinto però mi dice che a quell’epoca -poco meno di trenta anni or sono- io avessi un ciuffo simile al loro, e spero che il tempo mi renderà il riscontro effettivo di tal reminiscenza.
E infine il fatto più importante: rammento con chiarezza gli occhi di Little Tony, che brillavano felici mentre cantava i suoi pezzi, i pezzi che amava e ripeteva da anni senza stancarsi, indipendentemente dal fatto che fossimo in pochi ad applaudirli, in quel giorno d’inverno. Bene, quegli occhi non li dimentico, per un motivo molto semplice: erano gli occhi di un uomo buono, e quel bambino che ero, e che in parte sono rimasto, ne è ancora convinto, a distanza di anni.
Ciao Little Tony, 24.000 volte.
