After Dust Bowl
In evidenza
Posted in immagini
Posted in immagini
06 venerdì Nov 2015
Posted in immagini, Lange Dorothea, Pensieri, Steinbeck, John, Storie
Negli anni 30 –sul solco tracciato dalla Grande Depressione americana del 1929- gli Stati Uniti sud-orientali furono teatro di una migrazione interna senza pari. Una migrazione imposta dall’azione combinata di banchieri privi di scrupoli e di grandi latifondisti, che sradicarono gradualmente i coloni dai propri territori con inganno, furbizia, violenza e false promesse.
Le tempeste di sabbia che negli stessi anni imperversarono in quei territori (causate peraltro da decenni di agricoltura dissennata) rappresentarono il colpo di grazia per una popolazione già ridotta alla fame. L’esodo verso la California, che rappresentava il miraggio dorato in cui riporre ogni speranza, raggiunse così proporzioni immani.
La fotografa statunitense Dorothea Lange (1895-1965), seguì e documentò l’epopea di alcuni fra i tanti disperati che presero la via della west coast.
“Ed ecco che” -scrisse John Steinbeck- “d’un tratto, nel Kansas e nell’Oklahoma, nel Texas e nel Nuovo Messico, nel Nevada e nell’Arkansas, le trattrici e la polvere si alleano per spodestare i coloni e cacciarli nel West. Ed ecco formarsi ed apparire le carovane dei nomadi: ventimila, centomila, duecentomila. Varcando le montagne si riversano nelle ricche vallate: tutti affamati, inquieti come formiche in cerca di cibo, avidi di lavoro, di qualunque lavoro”.
Tali migranti vennero denominati “Okies” per via della provenienza dall’Oklahoma della maggior parte di essi. Ma il termine assunse ben presto il significato di “buzzurro” o “cafone” per via della miseria e del degrado in cui i migranti vissero, al loro arrivo nella terra promessa: in effetti erano stipati a centinaia in tendopoli fatiscenti e prive di qualsiasi servizio igienico. Una storia che ne ricorda tante altre, in ogni tempo.