L’oste Allibito
Due fratelli più o meno adolescenti -la maggiore Rebecca e il piccolo insopportabile Tyler- decidono di andare nella campagna della Pennsylvania a conoscere i nonni materni.
Non sanno nulla di loro, non li hanno mai visti in foto o sentiti al telefono, e la madre non ha raccontato nulla dei genitori eccezion fatta per il modo brusco e misterioso in cui –tanti anni prima- è scappata di casa per andare a vivere con un uomo molto più grande di lei. I nonni insistono per vedere i nipoti, probabilmente grazie a una sorta di comunicazione telepatica, e i nipoti acconsentono. Nel frattempo la mamma dei ragazzini ne approfitta per andare a spassarsela in una crociera, fra un festival del petto villoso e balli di gruppo con obesi mangiatutto.
Le premesse sono ottime e credibili. La messinscena non è da meno. Il film viene raccontato dai fratellini Jamison grazie al supporto di due godibilissime camere a mano, che produrranno infine una nausea diffusa in luogo del panico cui si mirava. Pronti via, i fratellini arrivano a destinazione, e mentre la nonna cammina e vomita e sbraita nuda per casa ogni notte, il nonno fa collezione di pannoloni usati. La nonna ride a squarciagola contro un muro mentre il nonno si maschera ogni cinque minuti per andare a una festa che non c’è. La nonna prepara torte a ripetizione e insiste che la nipote entri per intero nel forno, mentre il nonno medita con la canna del fucile in bocca. La cantina nasconde chissà quale segreto, il pozzo misterioso contiene acqua, fango e cattivi ricordi, la nonna corre a quattro zampe coi capelli sul volto, qualcuno si impicca o viene impiccato, e il montaggio propone una sequela di primi piani improvvisi, tanto innovativi quanto terrificanti. Una collezione di clichè dell’horror di ultima generazione si susseguono senza soluzione di continuità.
Dopo giorni di follie di varia natura, i fratelli iniziano ad avere il vaghissimo e illuminato sospetto che forse i nonni siano un tantino fuori di testa: “ma dai forse sono soltanto vecchi, e si e no, noi continuiamo a fare il nostro film e a rappare allegramente, ma che importa se la nonna è tutta nuda con un coltello di venti centimetri dietro la porta della nostra cameretta, ma si dai in qualche modo faremo, tutto si risolve, intanto intervistiamoli così il nostro film sarà un capolavoro di neo-neo-neorealismo” . Finchè ogni evento diviene a tal punto incredibile che in sala si inizia a sorridere e a pensare che prima o poi il punto di vista dello spettatore verrà ribaltato dal migliore dei colpi di scena, e invece no, si procede su questa falsariga tragicomica fino alla fine del più banale e insensato dei film. Dopo alcune discussioni d’Osteria, si è concluso che il regista M. Night Shyamalan sia indubbiamente affetto da una demenza precoce di un certo livello e che vada fermato prima di produrre danni ulteriori alla propria dignità e all’amor proprio del pubblico pagante.


