“It’s a cosmic joke. Preoccupation with survival has set the stage for extinction”.
“Quel fantastico giovedì” è uno dei romanzi “leggeri” di John Steinbeck. Si aggiunge a “Pian della Tortilla” e “Vicolo Cannery”, di cui è una sorta di seguito ideale. Vicolo Cannery è un luogo non luogo in cui la vita dei protagonisti sembra procedere secondo modalità particolari. E’ una nicchia del tempo, tanto che è facile concludere che i vari Doc, Mack, Flora detta Fauna, Suzy, il vecchio Jingleballicks e il Patron Josè Maria Rivas siano ancora lì a discutere del più e del meno seguendo la ritmica e toni scanzonati e surreali dettati da Steinbeck negli anni 50 del secolo scorso.

I protagonisti di Cannery Row sono per lo più perdigiorno indaffarati a seguire i propri istinti, a procurarsi il denaro utile a comprarsi da bere, a vivere alla giornata, senza l’ansia del domani. “Quel fantastico giovedì” è un romanzo fluido e semplice da leggere, ma lo scrittore americano stavolta concede una sorta di riscatto ai suoi paisanos, riscrivendoli da una prospettiva diversa, che concede loro lo sguardo più profondo e luminoso del lettore.
Eccone un passo:
“L’uomo ha risolto i suoi problemi” – continuò Old Jay. “I predatori li ha scacciati dalla terra…il caldo e il freddo li ha stornati; le malattie infettive le ha praticamente eliminate. I vecchi continuano a vivere, i giovani non muoiono. Le migliori guerre non riescono neppure a soddisfare la quota di mortalità. C’era un’epoca in cui un esercito, in un anno, tagliava in due un popolo. La fame, il tifo, la peste, la tubercolosi erano armi sicure. Lo sgraffio della punta di una lancia significava infezione e morte. Lo sapete qual è la percentuale delle morti per ferite sul campo, oggi? L’uno per cento. Cent’anni fa era l’80%. La popolazione aumenta e diminuisce la produttività della terra. In un futuro prevedibile saremo soffocati dalla massa degli uomini. Solo il controllo delle nascite potrebbe salvarci, però è una cosa che l’umanità non metterà mai in pratica. “Fratello!” disse il Patròn. “Ma come mai tutto ciò la rende tanto allegro?” “E’ uno scherzo cosmico. La preoccupazione per la sopravvivenza ha preparato la scena per l’estinzione” – rispose Old Jay.
E’ quantomeno curioso come le parole di Steinbeck siano attuali 70 anni dopo e forniscano ancora oggi spunto per innumerevoli riflessioni. I predatori, il clima, le guerre, le malattie infettive vengono trattati cinicamente, quali necessari strumenti di controllo demografico. Il modo in cui l’uomo ha costruito e vissuto il progresso -per puro istinto di conservazione prima e di espansionismo poi- potrebbe aver contribuito a superare la soglia oltre cui campeggia a caratteri cubitali la sua stessa fine.
In poche righe sfilano i temi di maggiore attualità del nostro assurdo presente, e il futuro in cui l’uomo soffocherà se stesso è definito prevedibile. In effetti nel 2022 la sovrappopolazione mondiale ha raggiunto numeri impensabili, il clima è in una fase di stravolgimento tale da far intuire che solo le specie dotate della più innata versatilità e adattabilità riusciranno a sopravvivere, il virus di origine tuttora dubbia imperversa a macchia d’olio in ogni angolo del pianeta, e la guerra c’è stata sempre, ma in molti se ne sono accorti soltanto dopo che le sue spire hanno sfiorato i sacrosanti confini europei.
Dall’elenco di Steinbeck rimarrebbe fuori soltanto il predatore, e si potrebbe ricorrere al Covid quale “naturale” vendicatore invisibile, ma non ce n’è bisogno: l’uomo è stato abilissimo ad epurare o confinare i suoi predatori storici, ed ora non deve temere che se stesso, il più avido, stupido e pericoloso fra gli esseri viventi sulla faccia della terra.
Tutto ciò conserva una certa ironia, e il dialogo dei ragazzi di Cannery row termina nell’unico modo possibile, con una battuta e una bottiglia di whiskey da rimediare in fretta.
“Quando si mangia?” chiese Old Jingleballicks. “Il io pranzo te lo sei mangiato tu” rispose Doc. “ho una buona idea” disse Old Jay. “Mentre tu pensi a far da mangiare, William and Mary può andare a prendere un’altra bottiglia di whiskey, e io preparo gli scacchi.” “Si chiama Josè Maria, non William and Mary.” “Chi è? Ah! Amico mio, le insegnerò il più grande dei giochi, la creazione eterea dell’intelligenza umana!”