Cronaca di una giornata folle
In un giorno di ferie possono capitare cose davvero strane. Io e Francesca andiamo da Maria a Pierosara a festeggiare il suo venticinquesimo compleanno a base di tartufo e funghi porcini. Poco prima di arrivare a destinazione, un rumore sinistro sotto la gomma posteriore destra ci impensierisce. Abbiamo bucato! A quel punto però è tardi, abbiamo fame e il pranzo ci aspetta. Quindi decidiamo di prenderla con filosofia e di non drammatizzare. Dopo pranzo, quando la gomma sarà totalmente sgonfia, la rimetteremo in sesto con la schiuma, come fanno tutti. Tornare a Jesi non sarà un problema. E così pranziamo, ce la godiamo, pensiamo a Zelda (la macchina) e non ci pensiamo, e poi usciamo per cercare di capire il da farsi. Agitiamo la bomboletta e spariamo la schiuma nello pneumatico. Ma diamine, non succede niente! Anzi la schiuma esce fuori allegramente da sotto. Spostiamo con cautela la macchina e ci accorgiamo con assoluta sorpresa che dentro la gomma c’è una chiave meccanica, di quelle che si utilizzano per avvitare e svitare dadi e bulloni.

Non sembra possibile, ma è vero. Siamo fregati. La mia assicurazione non risponde, dobbiamo trovare una nonna per prendere i bambini a scuola alle 16. Grazie ad Alessio e Simonetta riusciamo a collocare i figli a calcio e a ginnastica, ma rimaniamo bloccati a Pierosara. L’unica pompa di benzina della zona è chiusa. Si, siamo fregati. Armeggiamo intorno all’auto senza alcun profitto, finchè si ferma un ragazzo con un pick up bianco. Il suo nome è Riccardo, e si offre di aiutarci, nonostante abbia altro da fare, e si impegna per cercare di capire come estrarre la ruota. Servono attrezzi specifici che mi accorgo di non avere. Riccardo è dispiaciuto, non può aiutarci, chiama qualche suo amico in zona per cercare di trovare gli strumenti necessari, ma niente. Poi escono dal ristorante un ragazzo toscano, la sua compagna di chiare origini balcaniche e un bimbo sveglio e simpatico. Sono in vacanza, dormono lì vicino, potrebbero godersi il tempo a disposizione per fare altro ma anche loro decidono di usarne un pochino per noi. Ci chiedono quale sia il problema. Casualmente hanno una Volkswagen come noi, casualmente hanno gli attrezzi che ci servono. Tra una chiacchiera e l’altra togliamo la ruota. Riccardo, che tutti chiamano Riccardino nonostante la stazza perchè ha deciso di avere figli in giovane età, si propone di accompagnarci da un amico che vive fra Monticelli e Colleponi. Potrebbe avere la gomma che ci serve. Dopo circa dieci minuti arriviamo dal suo amico.

Suo padre Mario si precipita fuori. Vuole offrirci il caffè mentre i ragazzi lavorano. Io accetto, e scendo nella taverna di Mario, dove mi offre il caffè e una specie di distillato di sua produzione. Manifesto il mio stupore per la giornata pazzesca, e Mario mi spiega che è la provvidenza ad avermi fatto incontrare certe persone e poi ad avermi condotto a casa sua. La stessa provvidenza che pochi giorni prima ha salvato la sua casa dall’alluvione, dato che l’acqua si è fermata a poche spanne dall’ingresso della sua taverna interrata. Mario si commuove e mi fa commuovere, e così mi viene spontaneo abbracciarlo. Usciamo fuori come vecchi amici, la gomma sostitutiva è a posto, possiamo tornare a Pierosara. Salutiamo e ringraziamo, ma Mario non è contento e ci regala persino una bottiglia di vino di visciola prima di congedarsi. A quel punto siamo più leggeri, inoltre l’intruglio di Mario mi ha regalato brio e spensieratezza. Io, Francesca e Riccardo chiacchieriamo lungo la strada di ritorno, sembra impossibile che quella chiave meccanica infilzata da chissà quale assurdo rimbalzo abbia condotto a una serie di circostanze inconcepibili, tanto strambe quanto perfette nella loro successione. Riccardo rimonta la ruota in due secondi, io ne approfitto per omaggiarlo di un buono pasto da Maria, cosa che quasi sembra offenderlo, per quanto sia nulla al cospetto della generosità e dell’empatia d’altri tempi che ci ha offerto lui in questo strano venerdì novembrino. Il nostro nuovo amico scappa via, il barbiere lo aspetta. Torniamo, Zelda regge bene, ripercorriamo i passaggi di quella giornata straordinaria, che rimarrà impressa nella nostra memoria come il più strano dei compleanni di Franci. Passiamo a riprendere Irene, lascio le ragazze a casa e corro al Boario, dove Gian Marco si sta allenando. Incontro gli amici e Sergione da Bordeaux, che ascolta divertito il mio racconto, carico di magia e umanità impareggiabili. Apre il chiosco, è di certo la Provvidenza, e a lei brindiamo, prima di scomparire nella notte, oltre la discarica degli eventi impossibili.