Cap.6 – Zezere – Evora – Il set- Il Mago di Beja – As Roma – Albufeira – Portimao – Benagil – Piratas – La crisi – Vila do Bispo – Sagres
E’ lunedì , ci svegliamo a Manteigas di buon mattino e procediamo in macchina verso la Valle do Zezere, una delle più profonde valli glaciali d’Europa. L’ultima traccia del glorioso regno di ghiaccio è per l’appunto il Rio Zezere, un fiumiciattolo che trasporta acqua purissima a 5-6 gradi, e che da qui percorre ben 200 km prima di confondere la propria anima con quella del Tago e finire assieme a lui nell’Oceano Atlantico.








Abbandoniamo la macchina senza nome nel nulla e facciamo circa 5 km a piedi verso fondo valle, senza forzare. Non c’è nessuno in giro, a parte un’escursionista solitaria. Giochiamo più che passeggiare. Proviamo a entrare nel fiume, il freddo è glaciale e doloroso, ce la ridiamo, improvvisiamo una gara di resistenza e alla fine la spunta Francy in un modo che non esito a definire eroico.







Terminati i giochi olimpici di Zezere, si parte in direzione Evora, città bianchissima e assai accogliente, in cui incrociamo il secondo set cinematografico del nostro viaggio (il primo era uno spot nei pressi di Praca do Comercio a Lisbona): in una piazzetta si gira un film di cui non comprendo il titolo. Una macchina è incastrata nel fianco di un pullman a seguito di un incidente mai avvenuto, e un gran numero di poliziotti affronta dei malviventi, per motivi oscuri.



Dopo l’ultimo ciak è divertente osservare guardie e ladri festeggiare insieme, con tanto di bollicine e cori da stadio. C’è sempre un lieto fine, oltre la fine. Gelato per i bimbi, vino fresco per noi e di nuovo via in macchina. Dopo un’ora siamo a Beja, cittadina dell’entroterra ormai prossima all’Algarve. Mangiamo cibo paradisiaco nella taverna Pulo do lobo, il Mago di Beja, che per il resto ci pare una cittadina dimenticabile.





Martedì partiamo presto perché alle 12e30 dobbiamo trovarci a Portimao, dove ci attende una gita in motoscafo fino alle grotte di Benagil. Siamo nei tempi, il taglio dell’escursione è oltremodo turistico, ci sembra tutto troppo facile, quasi banale, e noi da bravi e sprovveduti lupacchiotti ci infiliamo una visita al ritiro della Roma, che si trova ad Albufeira proprio in quei giorni. Non si può resistere al fato, e arriviamo alle 11e30 allo stadio municipale, dove il pullman della magica svetta da lontano, dominando l’orizzonte. Attendiamo, chiediamo informazioni, e alla fine spuntano giocatori e allenatore.




L’impatto è emozionante, io sono il peggiore fra tutti i presenti in loco quanto a esagitazione, ci facciamo qualche foto, parliamo coi ragazzi e col mister, ne stanno per uscire altri ma è tardissimo, dobbiamo andare, tipo immediatamente, e sgommiamo via in una nuvola di sabbia da cui comunque riesco a scagliare un fragoroso “Forza Roma”, che rimane sospeso a mezz’aria per qualche istante in una sorta di vignetta animata.
Arriviamo d’un soffio a Portimao, il tizio all’accoglienza scorre il suo schermo e mi domanda: Simòn? E io: si, come lo sai? E lui: perché mancavi solo te! Ah ecco. Ci accodiamo e come in ogni fila le nostre ragazze scompaiono per le loro necessità, e io e Gim stiamo lì ad aspettarle come due bachalau. A proposito, ciò è accaduto sistematicamente dal primo all’ultimo giorno di viaggio. Attendere le ragazze nei momenti cruciali è consuetudine per noi maschi. Mi ricordo per una spennata di prendere la xamamina, che dai tempi del travaglio di stomaco davanti alle Cliff of Moher è mia fedele compagna in mare aperto.







Fra i nostri accompagnatori c’è una ragazza parecchio matta ed estroversa. Grida a squarciagola al passaggio di un bel galeone (“Ehiiii Pirataaaaas!”), e sostiene di essere la moglie di Jack Sparrow. E’ plausibile, a onor del vero. Si rivela ben presto una bella persona, appassionata del suo lavoro. Ci racconta tante storie e ci consiglia dei luoghi idonei ai bambini. L’escursione è canonica ma divertente, piena di scorci mozzafiato e di rocce interessanti, che in molti casi somigliano ad animali o mostri di foggia varia, in altri ci ricordano l’antro nascosto di Willy l’orbo e i tanto idolatrati Goonies. Ci bagniamo completamente a ogni virata, e Gian Marco ha persino il coraggio di tuffarsi in mare aperto per poi tornare a bordo in stato di congelamento nello spazio di un nanosecondo. Avremmo potuto anche venderlo a tranci in un mercato del sud a quel punto, ma decidiamo di tenerlo con noi.







Tornati a terra, andiamo a scoprire una spiaggia lì nei pressi. In mare ci sono dei gonfiabili che i bambini dovrebbero raggiungere nuotando per parecchi metri. Gim è un toro, se ne frega del freddo e della corrente avversa, nemmeno ci pensa, prende e in poche bracciate è già là a giocare.


Iri entra in crisi, l’acqua è fredda, si arrabbia, è furiosa, vorrebbe che qualcuno portasse i gonfiabili a riva probabilmente. Noi le prendiamo un’aranciata, un gelato, le promettiamo una casa nuova e tutta una serie di benefits, nonché la risoluzione di alcune criticità di portata planetaria.







Superata la crisi, partiamo alla volta di Vila do Bispo, paesino vicino Sagres, nell’estremo ovest dell’Argarve: frammenti di tramonto in spiaggia, vento che soffia da e verso tutte le direzioni, sopa do dia e pesce per cena, deliquio di gruppo nel grazioso appartamento di turno, e buonanotte.