CAP.7 – Algarve – Sarges – Praia de Dona Ana – Praia Beliche – Praia Marthinal – Praia Amado
Apro il capitolo con una nota introduttiva sull’Algarve, premettendo che no, non sono un patito del mare. Prediligo altri tipi di ambienti naturali di norma. Ma non puoi non visitare l’Algarve, se decidi di girarti il Portogallo da nord a sud. L’Algarve è allegria pura, soprattutto nella parte più occidentale e selvaggia, dove si possono godere spazi immensi e persone speciali, che trasmettono energia positiva. Un luogo per cui le immagini parlano più e meglio delle parole.







E’ una terra costantemente sferzata da venti impetuosi, che insinuano ovunque la sabbia finissima ma coriacea, producendo un effetto simile al ticchettio martellante di una tempesta di neve e ghiaccio in alta montagna. Queste coste in alcuni frangenti non hanno nulla da invidiare alle scogliere sudafricane o irlandesi, di cui probabilmente rappresentano la giusta miscela. Il taglio nettissimo, le forma allungate, la maestosità, e poi le immense spiagge di sabbia sono elementi ricorrenti.










L’acqua è spesso freddissima, la temperatura atmosferica è godibile come del resto nel resto del Portogallo, ma qui il sole sembra stendersi e deflagrare sopra ogni cosa, fino a divorare in modo famelico ogni millimetro di superficie disponibile. Sole e vento spingono il viaggiatore a godersi un territorio a tratti ostile da punti di vista privilegiati, siano essi grotte, baracche, ristorantini, o caleidoscopici chiringuitos, che somigliano a visioni sciamaniche nel momento stesso in cui entrano nella dimensione dei ricordi.






Mercoledì. Il gestore del b&b Andmar è un ragazzo gentilissimo e ci fermiamo spesso a fare due chiacchiere con lui. La colazione che propone è squisita, i prodotti sono freschi e variegati, la salsa guacamole è da urlo, e non manca una doggy bag da portare in spiaggia per pranzo. Per la prima mattinata in zona scegliamo due calette sotto Lagos, molto belle e ricche di passaggi da perlustrare.











Passiamo ore piacevoli a praia de Dona Ana, facciamo il bagno, chi più chi meno, ma non reggiamo il sole del sud e alterniamo spiaggia e chiringuto sia nel pomeriggio che il giorno dopo, girovagando per spiagge stupende, come Beliche e Martinhal. Visitiamo il faro di Cabo de Sao Vicente e ci infiliamo in qualche allegra bottega in zona, dove ognuno di noi si concede un piccolo acquisto.











Concludiamo il nostro tour marittimo a Praia Amado, la più bella in assoluto fra quelle visitate, per l’atmosfera rilassata che si può respirare a pieni polmoni da quelle parti. I surfisti punteggiano l’oceano in quel disordine organizzato che è difficile comprendere per noi profani. Da lontano sembra un branco di foche, poi li vedi che galleggiano e si barcamenano e chiacchierano leggeri in attesa dell’onda giusta, col sole enorme a campeggiare alle loro spalle e il vento che domina ogni recesso ed agita il mare.








Poi persone e cani che vagano senza una direzione precisa, un po’ come il vento, bimbi che giocano e si rotolano, il blu intenso dell’Atlantico che quasi stordisce per la sua vastità. Il chiosco in cima al promontorio, in cui regna la felicità. Tutti ridono o sorridono, dai baristi agli avventori più o meno trasandati che si alternano a bancone alla rinfusa. Qui sembra non esistere alcuna forma d’ansia, qui non sembra esserci domani, è un oggi eterno, la cui consistenza, forse effimera, è dettata dal panorama che incanta e chiude chiunque dentro la bolla delle possibilità infinite. Nulla è precluso, forse nulla serve.
















Mi piace immaginare le persone ad Amado -tuttora e sempre- intente soltanto a divertirsi e parlare di niente, di quel niente così pieno da contenere verità oceaniche. Finito l’incanto, urge la nostra contingenza che impone di proseguire verso nord. Ci attende un bel posto ma una casa mobile assai fatiscente, da cui ci affrettiamo a togliere le tende in fretta, l’indomani.