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Amapola – Ennio Morricone

03 mercoledì Ott 2012

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Soundtrack

Soundtrack

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RadiOsteria consiglia Amapola, struggente brano in grado di percorrere lo spazio e il tempo, di perdersi e veleggiare lungo le rive del sogno, un sogno intitolato “Once upon a time in America” (1984), una delle opere d’arte di Sergio Leone, di cui Ennio Morricone compose l’indimenticabile colonna sonora. Uno dei migliori soundtrack di sempre per uno dei capolavori assoluti del cinema d’ogni tempo. E Amapola è soltanto un piccolo assaggio.

Compenetrante Simbiosi Nordica

29 sabato Set 2012

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Prima del volo

Il Precipizio

Ho visto un film di recente, “Il grande nord” del regista e avventurista francese Nicolas Vanier. E’ una sorta di documentario, una forma ibrida di cinema, a metà fra fiction e realtà. L’opera narra la storia vera di Norman Winther e della sua compagna Nebaska, un’indiana Nahanni: la coppia vive nello Yukon, una terra immersa nella natura selvaggia al confine fra Canada e Alaska. Norman è uno degli ultimi cacciatori in senso proprio, e interpreta se stesso, mostrando le meraviglie e le asprezze di una vita che sembra fuori dal tempo. E’ affascinante ed educativo  osservare due esseri umani in un contesto simile: il fuoco, la legna, il gelo, una capanna, due cavalli, una muta di cani, le continue perlustrazioni del territorio, la pace di lande lontanissime e incontaminate.

Il protagonista racconta se stesso, e nel descrivere il suo rapporto con l’ambiente utilizza un termine, un verbo, “compenetrarsi”, che mi ha colpito interiormente, attecchendo nelle profondità del mio essere d’osteria, fino a tambureggiare suoni primitivi che riecheggiano e mordono l’approccio inconscio delle mie riflessioni d’alba: si è rivelato come un verbo nuovo, rivoluzionario, tanto è antico e radicato nella memoria  collettiva dell’uomo inteso finalmente come specie animale.

La compenetrante simbiosi prosegue ne Il Precipizio

Arcobaleno turco sulle lande dei Basotho

24 lunedì Set 2012

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Cronache e Storie d'Osteria

Cronache e Storie d’Osteria

 

Narra una strana storia che, alcuni anni or sono, due inseparabili amiche si trovassero ad Istanbul.  Pare che la Cacciatrice di taglie e Donna Maya vagassero tra le vie di un mercato turco, accecate dai sapori variopinti e dal caos di quel crocevia di spezie.

D’un tratto un refolo improvviso catturò l’attenzione della Cacciatrice, come un solletico, un pizzico, o il sentore di uno starnuto; la giovane donna seguì la brezza con lo sguardo, e quando questa si posò fra le sottili maglie di un banchetto policromo, intravide il luccichio di un foulard dispettoso: il fazzoletto dapprima oscillò con gesto di sfida, e poi sgusciò via, sull’invisibile scia dello zefiro, fra le mani e sul collo dell’ignara fanciulla.

Quell’alchimia di colori, quell’impalpabile velo dell’est, adornò il collo della ragazza negli anni a seguire, destreggiandosi con disinvolta levità fra la borsa di turno e la pelle delicata della Cacciatrice.

Le tinte del rosa, dell’arancio, del violetto, e l’allusione intermittente di filigrane dorate illuminarono il viso di lei e del suo futuro compagno di viaggio al sibilare del vento.

L’Atlantico, Lisbona e Cadiz, Granada e l’Andalusia, Las Alpujarras e la Isla del Viento, il monte Ida e i saliscendi cretesi, le dolomiti e la dorsale appenninica, il Pacifico, San Francisco ed L.A., Las Vegas e la Death Valley, l’infuocato Arizona, le bianche sabbie del New Mexico, Big Fish e lo Utah tutto, l’arcigno Colorado, i canyon profondi e le sconfinate pianure, il tufo e il verde di Scozia, il Paklenica e le sue derive allucinatorie, Pag e le sue disinibite sorelle, i venti gradi sotto lo zero del meridione polacco, e infine il bushveld africano e le sue praterie, l’arida savana, lo Swaziland e il calore della sua gente, l’oceano indiano e la Elephant Coast, fino alle aspre e selvagge alture del Lesotho, dove l’anziana e lo sciamano di una tribù di Basotho stregarono l’oste e la sua compagna con una pozione segreta. 

L’oste bevve l’intruglio che la vecchina gli porse, bevve senza pensare, e nella trance ipnotica la sciarpa volò via, fra rami spogli e fiori rosa, fra vacche marchiate a fuoco e piedi nudi di bambini che tuttora giocano e danzano col velo liso e sforacchiato di quell’oggetto prezioso.

L’amato fazzoletto adesso colora e ritaglia i visi di bimbi che sembrano un sogno, mentre le luci del tramonto si posano distrattamente sulle capanne di quella valle dimenticata. All’oste e alla cacciatrice non sembra vero d’esser stati lì, tanto quel giorno appartiene alla dimensione onirica, ma quella sciarpa vagabonda, così cara ai due, è rimasta in quella terra, forse per sua scelta, e lì si ferma, a raccontare il loro passaggio, la loro presenza, come un filamento ribelle e sfibrato della memoria.

Womb

20 giovedì Set 2012

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Scene da ricordare
Eva Green e Matt Smith in una scena del film del regista ungherese Benedek Fliegauf

 

Womb

20 giovedì Set 2012

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Il Consiglio dell'Oste

Il Consiglio dell’Oste

 

“Womb” è il primo lungometraggio in lingua inglese di Benedek Fliegauf, un giovane e talentuoso regista magiaro che ha scelto di trattare il tema della clonazione non dal punto di vista prettamente scientifico, ma da quello della sua potenziale applicabilità alla quotidianità, dell’abuso in cui l’uomo potrebbe incorrere nel caso di libera fruibilità di un simile strumento, e delle conseguenze che potrebbero derivarne.

Il film narra la storia di due ragazzini che s’incontrano per caso in riva al Mare del Nord. Tommy e Rebecca si piacciono nel modo in cui capita ai bambini,e creano d’impulso una sinergia fatta di idee e osservazioni comuni,di giorni trascorsi fra le loro rispettive abitazioni e le spiagge battute dal vento;si scrutano reciprocamente e con garbo,trascorrendo assieme un tempo dolce e intorpidito,nell’armonia di un rapporto autosufficiente che si alimenta con grazia e spontaneità. Ma d’un tratto accade che Rebecca debba partire,costretta a raggiungere la madre al settantaduesimo piano di un palazzone di Tokyo: sono così tanti quei piani nelle fantasie di Tommy,da costituire la reale distanza incolmabile fra lui e la sua giovane amica,quanto e più del Giappone stesso.

Rebecca, prima di partire, s’immerge nell’ultimo bagno caldo a casa del nonno, e quel bagno è una macchina del tempo, perché la bambina di allora riemerge da quella vasca -sotto forma di donna- senza che passi un istante.

 

E così il tempo, che il regista manipola come una fisarmonica, si assottiglia, nonostante siano passati dodici anni, e Rebecca torna, e cerca Tommy, e lo trova quasi senza accorgersene, e subito i due ragazzi si riconoscono, e si sfiorano, e ricominciano la lenta danza del corteggiamento, come se nulla fosse accaduto, come se la prolungata lontananza non fosse altro che un’insulsa e inconsistente parentesi.

E così tutto intorno scompare, e l’ambiente, ostile e squallido a tratti, non esiste, non conta, non c’è al cospetto dell’unione ritrovata dei due amanti.Ma  improvvisamente Tommy muore, travolto da un’auto in corsa. Rebecca sembra impassibile dinanzi al dramma , ma in realtà accarezza un’idea che rasenta la follia, spinta forse dal dolore, forse dal senso di colpa, ma è così ferma e risoluta nel suo proposito di riprodurre l’amore perduto, l’unico amore possibile, da farsi impiantare in grembo il clone di Tommy.

Rebecca partorisce (il cesareo è un indizio più che un dettaglio), allatta e cresce un nuovo Tommy, e ne ripercorre la vita, lo protegge in ogni modo, allontanandolo dalla comunità nel momento in cui trapela il segreto sulla natura del bimbo: la scena si trasferisce così in una cadente e grigia palafitta a due passi dal mare, dove la donna fissa la nuova dimora di una famiglia sui generis, dove i due individui vivono serenamente finchè Tommy diviene adulto e Rebecca non pare più in grado di rispettare il suo status di madre.

 

La vita dei due inizia così a correre su un doppio binario in picchiata, finchè sopraggiunge un’inevitabile e doppia  crisi d’identità, in cui Tommy mostra segnali sempre più evidenti di disorientamento e Rebecca osserva nel dolore e nel silenzio quel ragazzo che cresce e amoreggia con una coetanea, finchè in lei prende corpo una forma ossessiva e impronunciabile di gelosia, fino alla consapevolezza di un amore impossibile, che l’ha spinta forse a sacrificare la vita stessa in luogo di un sogno irrealizzabile, di una ripetizione che va contro il tempo e contro natura, che produce un duplicato di colui che amava, ma non dell’epoca e del contesto in cui il loro amore si era collocato.

I protagonisti smarriscono gradualmente se stessi, fino alla rivelazione che cancella ogni ruolo, ogni identità (“Non so più chi sono io, e non so più chi sei tu”), e l’unica soluzione possibile è la fuga, l’ennesima separazione che ribadisca quanto la morte aveva sancito in passato.

Il linguaggio cinematografico utilizzato da Fliegauf concede poco alle parole e molto all’espressività istintiva e silenziosa degli interpreti, ed  Eva Green, così splendidamente distante dai modelli classici e usuali d’attrice, se la cava in modo egregio, riempiendo ogni angolo dell’opera di sguardi intensi e pregni di significato, tanto da rimanere impressa negli occhi dello spettatore.

“Grazie”- dice infine Edipo a una maliziosa Giocasta, prima di andarsene per sempre, e una luce illumina l’imbrunire, nella fredda e scheletrica sagoma di una catapecchia sul mare.

Viaggi d’Osteria

23 giovedì Ago 2012

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Pensieri

Osteriacinematografo chiude i battenti per un po’. L’Oste e l’Ostessa partono per un nuovo viaggio, alla ricerca di appunti ed emozioni utili all’intercettazione del piano sottile. 

A presto

Take shelter

23 giovedì Ago 2012

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Scene da ricordare

Michael Shannon interpreta Curtis LaForche nel film di Jeff Nichols

Take shelter

23 giovedì Ago 2012

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Il Consiglio dell'Oste

Il Consiglio dell’Oste

“Take shelter” , opera seconda del giovane regista americano Jeff Nichols, è ambientato fra le grandi pianure dell’Ohio.  Curtis LaForche è impiegato come capocantiere presso una ditta della zona, e il suo lavoro consente a lui e alla sua famiglia di vivere con serenità, e di affrontare –grazie a una vantaggiosa copertura assicurativa-  le costose cure di cui necessita la figlia Hannah, una bambina affetta da sordità.

Curtis è un uomo responsabile e tranquillo, che vive in funzione di sua moglie Samantha e di sua figlia, finchè il suo equilibrio non viene improvvisamente minato da una serie di incubi terribili, che s’insinuano e si fissano nella sua psiche, fin quasi a divenire reali.

Nella mente di Curtis si instaura così il seme di una paura incontrollabile, la paura della fine sua e dei suoi cari, che germoglia poi sotto forma di allucinazioni apocalittiche, tali da non consentirgli più di vivere in modo normale, e da porlo ai margini di una società civile che bolla come folle quanti non siano ben allineati al sistema che quella follia ingenera.

Progressivamente, Curtis perde il controllo della propria vita, e mentre i segnali nefasti proliferano, egli si concentra su unico obiettivo, la costruzione di un bunker sotterraneo che consenta a lui e alla sua famiglia di salvarsi dall’imminente disastro.

 

L’angoscia si tramuta in qualcosa che ha corpo, una sorta di ossessione per una natura che mostra segnali di imminente disfacimento. Il sentore della fine è ovunque, e labile è la linea di demarcazione lungo cui si sviluppa il balletto fra le intuizioni di Curtis e le percezioni che ne hanno gli altri.

Il protagonista avverte ciò che sarà come un animale in gabbia, e l’inquietudine è dentro e fuori e ovunque, e non ci sono vie di fuga, e tale forma di paura è un’interferenza implacabile, che distorce e involve la mente dell’uomo: Curtis proietta fuori un terrore che cresce e si muove e prende forma, e scivola all’esterno attraverso l’eco di una paura ancestrale che è poi insita come memoria collettiva in ogni individuo, come erbaccia che persiste e prospera nei giardini nell’inconscio.

 

Il bunker diviene dimensione psicologica, in cui si chiude a chiave la paura, un buco nero claustrofobico che risucchia e azzera ogni cosa, che toglie respiro e significato a tutto il resto, che al tempo stesso annichilisce e salva il protagonista.

 

La follia viene riletta come una forma acuta di sensibilità che consente di osservare e sentire la natura senza il filtro della razionalità, di recuperare l’istinto animale, di dilatare le barriere che l’uomo ha posto fra sé e l’ambiente in cui vive, di abbattere in un colpo solo le porte della percezione di Blake, Huxley e Morrison.

 

La sensazione è che affiori un ricordo lontano nel tempo, popolato da una serie di immagini fissate mnemonicamente, un richiamo primordiale che si presenta in modo brusco, mostrando l’antico legame fra uomo e natura, tanto intenso da insidiare e travolgere la mente umana; è un’illuminazione che spaventa e produce l’effetto contrario, che trasforma il rifugio sotterraneo in chiodo fisso da piantare in profondità.

 

Michael Shannon e Jessica Chastain sono credibili e atterriscono nei rispettivi ruoli; la fotografia del film è imponente e squarcia l’orizzonte visivo dello spettatore a tal punto da rappresentare essa stessa la paura e non soltanto un semplice strumento. Gli uccelli del film di Nichols ricordano gli uccelli di Hitchcock nel loro oscuro e inesorabile sciamare; il linguaggio utilizzato da Nichols somiglia a quello di “The tree of life” di Malick, e le due opere hanno un peso specifico simile sotto molti aspetti;  invece, il senso opprimente dell’ineluttabile che agita e terrorizza Curtis in “Take shelter” sembra avere la stessa matrice di quello che consegna a una fredda e distaccata rassegnazione il personaggio della Dunst nel “Melancholia” di von Trier.

Paura dentro e paura fuori, il cielo che incombe, la perdita di lucidità, la coscienza della follia che si risolve nel gesto innocente di Hannah, che materializza e fissa al presente l’inquietudine del protagonista.

Semplicemente Jim

10 venerdì Ago 2012

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Fermo Immagine

Voce fuori campo: “Nome e occupazione”
J
ames Douglas Morrison: “Jim”

La miglior risposta che merita di ricevere chi ti chiede”cosa fai” per sapere chi sei

Mezzosogno

03 venerdì Ago 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Prima del volo

Il Precipizio

Alla Cacciatrice di taglie,
Musa Ispiratrice e Compagna di Viaggio

 

Mezzosogno al cloro.
Il mondo si disfa.
Un mondo bianco e tortuoso,
aggrovigliato su se stesso.
Un saliscendi di baracche evacuate.
Un’insegna al neon penzola al limitare della fantasia:
Ricerca o Fuga?
Ottenuto il diritto al transito onirico
grazie a un salvacondotto in fibra vegetale
(Guidaticum)
gli amanti vengono proiettati nell’indefinibile.
Lui è Sky Walker,
rozza guida del futuro,
esperto in lasciapassare.
Lei è Blade runner,
la cacciatrice di taglie,
specializzanda in lavori in pelle.

Il mezzosogno prosegue -mellifluo e gorgheggiante- ne “Il Precipizio”

La ratta di Gunter Grass (Il sogno, la fine, il ritorno di Oskar Mazerath)

01 mercoledì Ago 2012

Posted by osteriacinematografo in Pensieri

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Titoli di testa

Singolar tenzone

Il terzo capitolo

in cui si compiono miracoli, Hansel e Gretel vogliono urbanizzarsi, il nostro signor Mazerath dubita della Ragione, cinque amache sono occupate, il Terzo Programma deve tacere, a Stege ci sono i saldi e in Polonia la penuria, un’attrice del cinema viene canonizzata e i tacchini fanno storia.

La produzione vuol sapere cosa le tocca. Ma la Ratta che mi viene in sogno ha detto: Per i cartoni animati educativi e per tutto il resto era troppo tardi.

E’ quel che dico: niente.
Nel loro buco inciampano le parole.
Nient’altro che postille.

….

Da ultimo alcuni esemplari
della specie Uomo
tentarono di cominciare dall’inizio.

Da qualche parte verso la fine della stagione
fu disponibile a un buon prezzo
una ragione di speranza.

….

Pensammo che fosse uno scherzo,
quando a un tratto
il riso ci si spense.

Se non altro Dopo
nessuno più era affamato
globalmente.

Ma da ultimo molti uomini
avrebbero voluto ascoltare
Mozart ancora una volta.

Il sogno di Grass prende corpo in Singolar Tenzone

Come as you are – Nirvana

20 venerdì Lug 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie, Soundtrack

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Soundtrack

Soundtrack d’Osteria

 

Come as you are, as you were,

As I want you to be

As a friend, as a friend, as an old enemy.

Take your time, hurry up

The choice is yours, don’t be late.

Kurt Cobain (1967-1994)

Take a rest, as a friend, as an old memory

memory, memory, memory

 

Come doused in mud, soaked in bleach

As I want you to be

As a trend, as a friend, as an old memory

memory, memory, memory

 

And I swear that I don’t have a gun

No I don’t have a gun, No I don’t have a gun

 

memory, memory, memory, memory (don’t have a gun)

 

And I swear that I don’t have a gun

No I don’t have a gun 

memory memory

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    • L’ARTE DI VINCERE (MONEYBALL) – Bennett Miller
    • LA PARTE DEGLI ANGELI – Ken Loach
    • LA PELLE CHE ABITO – Pedro Almodovar
    • LA TALPA (TINKER TAILOR SOLDIER SPY) – Tomas Alfredson
    • LE CENERI DI ANGELA – Alan Parker
    • MARIGOLD HOTEL – John Madden
    • MARILYN – Simon Curtis
    • MILLENNIUM – UOMINI CHE ODIANO LE DONNE – David Fincher
    • MIRACOLO A LE HAVRE – Aki Kaurismaki
    • PARADISO AMARO (THE DESCENDANTS) – Alexander Payne
    • PICCOLE BUGIE TRA AMICI – Guillaume Canet
    • REDACTED – Brian De Palma
      • Nemici immaginari – Dall’Iraq a Buzzati e ritorno
    • RUGGINE – Daniele Gaglianone
    • THE EDGE OF LOVE – John Maybury
    • THE HELP – Tate Taylor
      • Il fascino sottile dell’intolleranza
    • THE IRON LADY – Phyllida Lloyd
    • THIS MUST BE THE PLACE – Paolo Sorrentino
    • UNA SEPARAZIONE – Asghar Farhadi
    • VENTO DI PRIMAVERA – Rose Bosch
    • WARRIOR – Gavin O’Connor
  • I Grandi Classici
    • A history of violence
    • Amour
    • Casinò
    • Easy rider
    • Eyes wide shut
      • La tana del Bianconiglio
    • La città incantata
      • Paragone acrobatico con il mito di Orfeo ed Euridice
    • Schindler’s list
    • The artist
  • Il precipizio
    • Andy Kaufman – Man on the moon
    • Antonio Sampaolesi – Mio nonno, il mio idolo.
    • Caccia sadica
    • Central Park
    • Cigolante vetustà
    • Compenetrante Simbiosi Nordica
    • Cosmogonia d’Osteria
    • Crisi gravitazionale
    • Da Zachar a Wall-E in pilota automatico
    • E-voluzione
    • Effetto Domino
    • Follia o rivelazione?
    • Freccia rossa
    • Fuga d’ombre nel capanno
    • Generi cinematografici
    • I cantanti
    • Il pelo del pile
    • Il Visa
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    • L’Estetica del Toro
    • L’incontro
    • La chimica del mare
    • La fine 1.0
    • Magma dal retrobottega
    • Mezzosogno
    • Mine vaganti su Skyfall – L’altalena delle aspettative
      • Assenza di aspettative – Mine vaganti
      • Overdose di aspettative – Skyfall
    • Mostri alati
    • Nonna Jole
    • Nonno Dino e il bambino che è in me
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    • puntofisso.com ovvero Il colloquio
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