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RadiOsteria consiglia “The pusher”, indimenticabile pezzo blues degli Steppenwolf, noto per essere il degno brano di apertura del film “Easy rider”.
11 mercoledì Apr 2012
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RadiOsteria consiglia “The pusher”, indimenticabile pezzo blues degli Steppenwolf, noto per essere il degno brano di apertura del film “Easy rider”.
11 mercoledì Apr 2012
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11 mercoledì Apr 2012
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Parigi. Dodo esce all’alba da una discoteca dopo una notte d’eccessi. Nel piano sequenza iniziale seguiamo il tragitto del suo scooter in una città semideserta, e il successivo e tragico incidente che lo conduce in ospedale in condizioni disperate.
Gli amici di sempre accorrono immediatamente, e sfilano silenziosi e impotenti al suo capezzale. Dopo essere stati rassicurati dai medici, decidono di partire comunque per la vacanza che trascorrono ogni anno a Cap Ferret, dove Max, membro benestante della ristretta cerchia, possiede una villa a pochi passi dal mare. L’alibi che il gruppo costruisce per la “fuga” è basato sull’impossibilità di intervenire ed aiutare Dodo e sulla consapevolezza del lento ed isolato decorso cui sarà sottoposto l’amico.
Giunti sulla costa atlantica, uomini, donne e bambini ripercorrono fedelmente il canovaccio su cui si sviluppano le loro dinamiche estive, fra jogging, bagni, gite in barca e pranzi di pesce dall’amico Jean-Louis, quasi a voler sfuggire il pensiero di Dodo, quasi a circoscriverlo in una parentesi mnemonica dai tratti incerti e trasognati.
04 mercoledì Apr 2012
Posted in Poesie
“E’ difficile vivere in modo semplice!” diceva spesso a se stesso, e cercava con sguardo rapido dove fosse una curva, dove una stortura, dove il filo della vita cominciasse ad attorcersi e a formare nodi irregolari e confusi.
Più di ogni altra cosa temeva la propria immaginazione, questa nostra bifronte compagna di strada, che ha una parte del volto amichevole e l’altra avversa, amica quando di essa meno ci fidiamo, nemica quando ci culliamo fiduciosi nella dolcezza delle sue lusinghe.
30 venerdì Mar 2012
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30 venerdì Mar 2012
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Il film si svolge a Le Havre, città portuale dell’alta Normandia. E “Le Havre” sarebbe anche il titolo del film, se i traduttori italiani non avessero aggiunto quel “Miracolo” che, se pur attinente, si poteva tralasciare.
Marcel Marx, un passato da scrittore bohemièn e da clochard, è un lustrascarpe che sbarca il lunario con difficoltà, interpretando una professione desueta con rispetto, umiltà ed abnegazione. Trascorre lunghe giornate nei dintorni della stazione di Le Havre, alla ricerca dei pochi clienti che ancora ne apprezzano i servigi; vive con la cagnolina Laika ed Arrietty, una vedova che l’ha raccolto e salvato dalla strada, e ricambia l’affetto del suo pallido ed esile angelo lavorando alacremente ogni giorno su quella stessa strada in cui ha sempre vissuto, e che rimane il suo habitat naturale.
Nel tempo breve di poche sequenze, due avvenimenti scuotono la routine dell’uomo: la malattia di Arrietty, più grave di quanto egli stesso immagini, e la conoscenza di Idrissa, un ragazzino africano sbarcato clandestinamente in Francia. Mentre la compagna è costretta al ricovero in ospedale per curarsi, Marcel trova un motivo importante nella storia di Idrissa, scovato dalla polizia in un container diretto in Inghilterra, dove vive sua madre.
Il ragazzino è scappato e la Gendarmerie è sulle sue tracce, e così Marcel decide prima di nasconderlo e sfamarlo, e poi di fare in modo che completi quel disumano viaggio intrapreso in Africa. Per realizzare il suo piano, Marcel si avvale della collaborazione dei propri amici e vicini di casa: la fornaia, il fruttivendolo, la fidata barista, un clandestino che vive in Francia sotto mentite spoglie, e persino un ombroso e incalzante investigatore dal doppio volto.
28 mercoledì Mar 2012
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28 mercoledì Mar 2012
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28 mercoledì Mar 2012
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Napoli, 1973. Il film esplora le vicende domestiche della stravagante famiglia Sansone: Antonio, un marito adultero e distratto; Rosaria, una moglie devota e dolcemente rassegnata a una vita semplice; gli anziani genitori di lei; i tre fratelli della donna, due dei quali –Titina e Salvatore- dediti agli eccessi del mondo hippie, ed uno eternamente impegnato nella preparazione di un esame che non verrà mai; Peppino, un bimbo di nove anni che nasconde uno sguardo curioso e arguto sotto i grandi occhiali dell’epoca; e lo zio Gennaro, strambo personaggio convinto di essere Superman.
Due sono gli eventi che rompono la routine familiare: Rosaria scopre i tradimenti del marito e si chiude in se stessa, nel silenzio dei ricordi e delle occasioni perdute, e lo zio Gennaro muore improvvisamente, travolto da un tram. L’improvvisa depressione di Rosaria ne sancisce la temporanea assenza, e scombina in particolare la vita del piccolo Peppino.
Il bimbo si trova ben presto privo di punti di riferimento, tra il saltuario rapporto con un padre che sostituisce l’affetto paterno con tre malcapitati pulcini, e quello con gli zii Titina e Salvatore, cui sarà affidato per un periodo breve ma sufficiente a inserirlo nel mondo folle e strabiliante dei figli dei fiori, fra camicie tagliatissime e multi colore, pantaloni a zampa e promiscuità sessuale, fra corpi nudi, ottima musica, manifestazioni femministe e feste in cui le droghe impazzano.
Mentre Rosaria affiderà il proprio dolore al Dottor Matarrese, un affascinante psichiatra, Peppino riuscirà a uscire dalla centrifuga del caos familiare grazie al dialogo segreto che instaura con lo zio morto, unica ancora di salvezza possibile,l’eroe incompreso in cui il bimbo riflette e risolve i propri impacci, tra uno strambo consiglio e un volo sulla splendida Napoli degli anni settanta.
Ivan Cotroneo, scrittore e sceneggiatore, esordisce alla regia portando in scena “La kryptonite nella borsa”, tratto dal romanzo omonimo, di cui egli stesso è autore. Buone le prove di Luca Zingaretti, Fabrizio Gifuni e Cristiana Capotondi, calata finalmente in un ruolo più interessante del solito; ottimi il piccolo Luigi Catani nel ruolo di Peppino e Valeria Golino, che interpreta con fascino e sensualità il doppio volto di una donna solare e verace prima, depressa e rabbuiata poi.
La forza dell’opera, pur imperfetta, risiede nell’elogio della diversità: è una commedia che affronta in modo leggero e surreale una quotidianità sofferta, capace di utilizzare un linguaggio nuovo rispetto al panorama nazionale di un genere che ripete sempre gli stessi schemi senza mai sorprendere, di sapersi distinguere sia dal punto di vista del metodo cinematografico sia da quello della storia in sé, che privilegia la prospettiva particolare di un bambino che vive in modo complesso una diversità che si tramuta e traduce ben presto in ricchezza.
27 martedì Mar 2012
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Corrono gli anni ottanta, e gli U2 vivono il loro momento migliore, a cavallo fra “The Joshua tree” e “Rattle and hum”
L’intervistatore:
“And…what has happened between.. the writing of The Joshua Tree album, recording of The Joshua Tree album and.. the tour…. and the other new songs?”
Adam Clayton: “Ohh, i don’t know.”
27 martedì Mar 2012
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Nuove procedure di selezione umana!
In una piazza buia si gioca il destino delle migliori carni da macello.
Il pastore del futuro conduce se stesso alla mostra.
Un tavolo ovale accoglie i concorrenti.
Scarni accenni di sfida accendono la gara dei migliori tic della provincia.
Un repertorio sconfortante di gesti che mascherano la reciproca indifferenza.
24 sabato Mar 2012
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