Tag
Omaggio a un Sognatore d’Auto d’Osteria
03 martedì Lug 2012
Posted in Pensieri
03 martedì Lug 2012
Posted in Pensieri
Tag
22 venerdì Giu 2012
Posted in Pensieri
I Diodati furono un’eminente famiglia di Lucca.
A causa della loro adesione alla riforma protestante, nel sedicesimo secolo furono costretti all’esilio a Ginevra, assieme ad altri intellettuali lucchesi.
La loro residenza svizzera è conosciuta come Villa Diodati.
Nell’aprile del 1816 , il poeta inglese George Gordon Byron, meglio noto come Lord Byron, fu costretto a lasciare l’Inghilterra, a causa degli scandali provocati da una relazione incestuosa prima e da una omosessuale poi. Iniziò a viaggiare per l’Europa, accompagnato da John Polidori, suo medico personale. I due, nello stesso anno, giunsero a Ginevra, dove Lord Byron prese in affitto Villa Diodati. In quel periodo si trovavano a Ginevra anche il poeta Percy Bisshe Shelley, la fidanzata Mary Godwin Wollstonecraft e la sorella di lei, Claire.
Accadde così che l’assortito quintetto si trovasse sovente a trascorrere del tempo insieme a Villa Diodati; durante il soggiorno in questione, Claire rimase incinta di Byron: nacque così Allegra, che venne ben presto lasciata dal padre in un convento romagnolo, dove morì in tenera età.
Ma non è la vicenda che ci interessa in questa sede. Come detto, le succitate persone trascorsero discreti lassi di tempo nella dimora dei Diodati: riempirono quel tempo leggendo romanzi dell’orrore . In una sera di giugno una tempesta li costrinse in casa, e Byron, forse per ovviare alla noia, propose ai suoi improvvisati coinquilini di scrivere di proprio pugno delle storie surreali.
John Polidori, ispirandosi allo stesso Byron, scrisse una storia che sarà poi intitolata “Il vampiro”, la prima opera letteraria di sempre a narrare delle affascinanti creature della notte: l’invenzione di Polidori inaugura un genere che verrà poi riprodotto, ripensato, riscritto nelle forme più disparate fino ai giorni nostri, fino a divenire uno dei soggetti più popolari e riletti nella storia della letteratura e del cinema. Il successo de “Il vampiro” sarà immediato, ma mitigato in Inghilterra della falsa notizia che l’autore fosse Byron stesso, all’epoca contestatissimo in patria.
In quella magica e fertile notte, la signorina Mary Godwin Wollstonecraft, appena diciannovenne, ideerà l’altrettanto celebre personaggio di Frankenstein; poco tempo dopo, la medesima signorina sposerà Percy Bisshe Shelley, divenendo Mary Shelley, il nome con cui è giunta fino a noi.
E’ curioso pensare che le figure del vampiro, capostipite di Dracula e Nosferatu, e di Frankenstein vennero partorite nell’arco di poche ore e nello stesso luogo, una villa svizzera abitata dagli esuli di terre diverse in epoche fra loro lontane, un luogo in cui cinque persone condivisero un tempo brevissimo ma significativo.
John Polidori e Mary Shelley non potevano sapere, allora, quanto fossero rilevanti le loro invenzioni per l’immaginario collettivo del presente e del futuro: le storie che scaturirono da quella notte in tempesta continuano ancora oggi a popolare ogni possibile forma artistica, dopo aver nutrito incessantemente il lato più oscuro e recondito delle fantasie umane.
L’impero della mente, il potere che tutto muove.
07 giovedì Giu 2012
Posted in Pensieri
Tag
Osteriacinematografo omaggia lo statunitense Ray Bradbury (1920-2012), scrittore di fantascienza e non solo. Precorse e anticipò i tempi scrivendo romanzi modernissimi quali “Fahreneit 451”, “L’estate incantata”, “Cronache Marziane”, opere che dimostrano che il genere, sovente, è un semplice strumento per raccontare qualcosa di importante. Un caro saluto e un sentitto ringraziamento dall’Oste25 venerdì Mag 2012
Posted in Pensieri
Dice: “La terra trema dove non dovrebbe”.
Dice: “Mai vista un cosa del genere” (Lo dice continuamente).
Dice: “Quella costruzione stava lì da più di mille anni”.
Certo, mille anni rappresentano un tempo abbondante per la specie umana, ed è invece uno spazio piccolissimo per il pianeta, ancor più minuto per il cosmo.
L’uomo è arrogante, perchè parla del pianeta come fosse suo.
In realtà siamo noi ad appartenere al pianeta.
14 lunedì Mag 2012
Posted in Pensieri
Il 5 maggio 1981 compivo sei anni. Non ricordo nulla del mio compleanno di seienne, ma -certamente- ci furono una torta, sei candeline, la famiglia e gli amichetti dell’epoca a festeggiarmi.
Un altro fatto certo è che quel giorno, il 5 maggio 1981, morì Bobby Sands, dopo uno sciopero della fame di 66 giorni, organizzato per rivendicare il proprio status di prigioniero politico. Non ne sapevo nulla allora, e non ne sapevo nulla fino a pochi giorni fa, quando mi è capitato di vedere il film “Hunger” di Steve McQueen.
Non sapevo che il 5 maggio 1981 fosse stato un giorno tanto importante: l’importanza in questione era per me circoscritta al sesto anniversario della mia nascita, mentre in quello stesso giorno un uomo irlandese di 27 anni terminava il proprio ciclo vitale, dopo aver lottato con ogni mezzo per l’indipendenza del suo Paese.
Come rimane discutibile l’operato dell’IRA, è ancor più condannabile l’occupazione britannica in Irlanda del Nord, ma in questa sede non voglio occuparmi di politica internazionale, o non soltanto di ciò. A me interessano le persone, le idee che le animano o le hanno animate.
29 domenica Apr 2012
Posted in Pensieri
Oblómov è un romanzo dello scrittore russo Ivan Aleksandrovic Goncarov, pubblicato nel 1859. Il celebre romanzo ha ispirato, nel 1979, il film omonimo di Nikita Mikalkhov.
Oblomov possiede un villaggio di circa 300 anime, lasciate al loro destino, a numerose verste di distanza. Il signore vive ormai a Pietroburgo, lontano dalla campagna, col fido servitore Zachar, che incarna la prolunga ideale di uno stile di vita traslato in città.
Zachar infila persino i calzini ad Oblomov. Oblomov è apatico a tal punto da schivare anche l’amore e le sue “complicazioni”. In realtà Oblomov rappresenta una certa parte della borghesia russa, collocabile nel periodo antecedente il 1861, che per quanto interessa ora non è l’anno dell’unità d’Italia, ma quello dell’abolizione della servitù della gleba.
Oblomov non vive realmente, attende il proprio destino nell’ozio e nel compiacimento del medesimo; egli non è in grado di sopportare la minima pressione, di gestire il più semplice degli affari quotidiani, e si affanna soltanto per protrarre nella finzione e nel disincanto il suo sonno eterno. Tutto si riduce a mangiare, bere e dormire. Oblomov è puro e leale, ma è un contenitore vuoto che procede nell’inerzia e nell’indolenza universali; egli è il flaccido fardello che impedisce a se stesso ogni forma di reazione o evoluzione, e tenta di ricostruire le giornate che l’hanno visto crescere, in mezzo a scenografie e a dinamiche che vedevano montare l’ozio collettivo senza soluzione di continuità, fra un pranzo e l’altro, con l’unico pensiero di dare disposizioni per i nuovi ospiti in arrivo.
18 mercoledì Apr 2012
Posted in Pensieri
Tag
After six months of operation, the Innkeeper announces with satisfaction that osteriacinematografo.com has been displayed for some thousand times in Italy, Spain, England, France, Germany, Holland, Sweden, Switzerland, Austria, Luxembourg, Bulgaria, Romania, Poland, Greece, Turkey, Croatia, Slovenia, Slovakia, United States, Australia, Indonesia, Singapore, Philippines, Ukraine, Brazil, Mexico, Argentina, Venezuela, Lebanon.And so, Thanks.
27 martedì Mar 2012
Posted in Pensieri
Tag
Corrono gli anni ottanta, e gli U2 vivono il loro momento migliore, a cavallo fra “The Joshua tree” e “Rattle and hum”
L’intervistatore:
“And…what has happened between.. the writing of The Joshua Tree album, recording of The Joshua Tree album and.. the tour…. and the other new songs?”
Adam Clayton: “Ohh, i don’t know.”
27 martedì Mar 2012
Posted in Pensieri
Nuove procedure di selezione umana!
In una piazza buia si gioca il destino delle migliori carni da macello.
Il pastore del futuro conduce se stesso alla mostra.
Un tavolo ovale accoglie i concorrenti.
Scarni accenni di sfida accendono la gara dei migliori tic della provincia.
Un repertorio sconfortante di gesti che mascherano la reciproca indifferenza.
22 giovedì Mar 2012
Posted in Pensieri
Tag
Osteriacinematografo omaggia Tonino Guerra (1920-2012) , poeta e scrittore visionario e stravagante, autore di numerose sceneggiature, da cui scaturirono opere cinematografiche di enorme rilievo, quali “Matrimonio all’italiana”, “Blow up”, “Uomini contro”, “Zabriskie point”, “Amarcord”, “Al di là delle nuvole”, solo per citarne alcune.19 lunedì Mar 2012
Posted in Pensieri
Tag
Dice: “Siamo fortunati. Viviamo nell’unico pianeta del sistema solare capace di creare condizioni idonee per la vita. Non è troppo vicino o troppo distante dal sole, è in una posizione perfetta. Che fortuna essere qui“.
Il fatto è ben diverso. Se ne può discutere proprio a causa (o per merito) della suddetta posizione. A volte, a sentire i discorsi degli uomini, sembra che la piaga umana sia capitata da queste parti con l’ausilio di eventi sovrannaturali, come se un’entità superiore avesse scelto questo luogo per noi.
Non esageriamo.
Ci arroghiamo spesso un ruolo troppo centrale nella storia della vita, del pianeta, dell’universo. Forse perchè è dura ammettere che siamo il frutto di combinazioni casuali, che la vita proseguirebbe (forse meglio) anche senza l’uomo, che il luogo in cui viviamo è sacro in quanto raro e prezioso, che non c’eravamo prima e non ci saremo poi, che siamo fatti della stessa energia di cui sono fatte le stelle.
13 martedì Mar 2012
Posted in Pensieri
Riprendiamo da Birkenau, al capolinea dei vagoni della morte. Riporto fedelmente il racconto della graziosa guida polacca.
Chi non era ritenuto abile al lavoro veniva immediatamente condotto alle camere a gas. Qui si cercava di mettere a proprio agio le persone, con una serie di subdoli stratagemmi. Ai prigionieri veniva infatti detto di ricordare il numero identificativo, di spogliarsi completamente, di sistemare con cura gli abiti, di allacciare tra loro le proprie scarpe in modo da non spaiarle; i prigionieri venivano poi forniti di sapone e asciugamani, così da rendere ancor più credibile la messinscena.
Le stanze delle docce –nel frattempo- venivano riscaldate grazie al calore prodotto dai forni sovrastanti, di modo che la macchina di distruzione di massa potesse sfruttare un ciclo continuo e redditizio. Una volta entrati, i locali venivano sigillati; il passo successivo era spegnere le luci, così da creare panico, iperventilazione e consumo abbondante di ossigeno. Dopo di che era la volta dello Zyklon-B (creato in origine come antiparassitario), un gas che produce rapidamente i suoi effetti mortali a una temperatura di circa 25 gradi, giusto quella prodotta dal calore dei forni. Il gas veniva sparato dall’alto sui corpi di persone ignare: alcuni soffocavano subito, mentre le più tenaci si aggrappavano con le unghie alla vita e ai corpi degli altri, in una disumana scalata che formava colonne d’uomini straziati. In pochi minuti i cadaveri erano pronti per essere cremati: infilati in un montacarichi, venivano bruciati in massa al piano superiore. Il cinico meccanismo teutonico prevedeva infine che la polvere umana, perfino quella, venisse in un certo senso utilizzata e venduta come concime ai contadini polacchi dei dintorni, così da non sprecare nulla.
Un film dell’orrore sceneggiato da menti fuori controllo.
La guida ci mostra i resti semi-demoliti dei forni, e le targhe commemorative scritte nelle lingue delle tante patrie che hanno perso dei figli in questo luogo immondo. Affondiamo nuovi passi in una neve compatta, oltrepassiamo le recinzioni di filo spinato elettrificato seguendo lo stesso tragitto dei morituri di allora, rendendo onore nella processione silente alla memoria di quanti vennero annientati senza motivo.
Quanti avevano una sufficiente forza lavoro per sopravvivere alcuni giorni o poche settimane proseguirono il tour nazista all’interno di Birkenau e vennero alloggiati in un serie di baracconi rossicci, di cui alcuni risultano intatti. Entriamo in uno di essi.Queste gabbie contenevano centinaia di persone in condizioni precarie: le persone dormivano ammassate in terra o in letti di legno, paglia e sporcizia, fra i ratti che si nutrivano di porzioni della loro carne senza che i prigionieri avessero la forza di reagire, a maggior ragione nel prosieguo debilitante della loro permanenza.
Ho tentato di immaginare il punto di vista di quanti alloggiarono realmente in tali luoghi. Guardando fuori dalle finestre appannate dal freddo, ho tentato di osservare coi loro occhi, di sentire la paura, di immedesimarmi nella prospettiva claustrofobica di uomini, donne e bambini spaventati, attoniti, smarriti nell’attesa inerme di eventi atroci e inesorabili per sé e per gli altri.
Cosa poteva significare essere lì, vivere l’angoscia e la preoccupazione per i familiari di cui s’ignoravano le sorti, osservare quanto avveniva fuori, sistematicamente, nell’indifferenza planetaria? Cosa avranno pensato quelle persone? E riuscivano a guardarsi l’un l’altro, a specchiarsi nella reciprocità degli sguardi trasfigurati dei propri simili?
Qui a Birkeanu i prigionieri vennero costretti ai lavori forzati, stremati, spolpati, supportati soltanto da scarne e inconsistenti brodaglie, finchè non funzionavano più e venivano sostituiti.
I nazisti li demolirono psicologicamente, privandoli dei loro beni, della libertà, degli affetti, della dignità, della forma umana stessa; e, per fare questo, utilizzarono cinicamente i deportati di origini ebraica più forti fisicamente, costituendo i Sonderkommandos, delle unità speciali che collaborarono con le autorità nazionalsocialiste all’interno dei campi di sterminio, e che , in cambio di alcuni privilegi, interfacciarono l’azione nazista, divenendo delegati di morte e inganno ai danni dei propri fratelli.
Prima di uscire da Birkenau, la guida ci conduce nelle latrine, che poi sono stalle riadattate. “I prigionieri” –ci racconta- “avevano pochi istanti per le proprie incombenze. In queste latrine putrescenti si accumulavano enormi quantità di escrementi, e penzate che molti ambivano a lavorare qui, in mezzo a odori insopportabili e in condizioni igieniche inesistenti, perché questo era considerato un buon lavoro, dato che non si stava all’addiaccio e non si rischiava di morire. Se questo era un buon lavoro, penzate cosa erano gli altri.”