Viaggio ad Auschwitz
18 mercoledì Gen 2012
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18 mercoledì Gen 2012
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14 sabato Gen 2012
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Vorrei estrapolare un passo interessante dalle pagine de “Il nostro comune amico”, il romanzo di Dickens che Henry James definì “un licenzioso e sformato mostro“.
Il piano narrativo dell’opera si sviluppa in modo lineare, ma si ramifica e si sposta fra i dialoghi e i punti di vista di numerosi (e spesso eccentrici) personaggi, così da donare alla storia le tonalità più svariate: definirei l’opera un concerto in lettere, un romanzo polifonico.
Qui, ora, mi interessa parlare della fase in cui John Rokesmith, il segretario che sposa Bella Wilfer, diviene (o riassume le sembianze di) John Harmon, in cui il Mendicante indossa i panni del ricco ereditiero: tale “trasformazione” è raccontata utilizzando come strumento un paragone il cui termine si chiama George Sampson, l’uomo legato sentimentalmente a Lavinia, sorella di Bella, uomo prima osannato al cospetto del Mendicante grazie a una piccola rendita che crea un notevole scarto sociale fra lui e i Rokesmith; ed ora invece relegato a reietto e misero nell’improponibile confronto col gigante Harmon.
E così assistiamo, in un tragicomico tragitto in carrozza (carrozza Harmon, diretta a palazzo Harmon), alla umiliazione di Sampson da parte di Lavinia e di sua madre, a causa della sua riflessa e sopraggiunta pochezza, che diviene quasi una colpa, agli occhi delle due donne.
La ricchezza acquisita dagli Harmon diviene pertanto un evento vissuto da coloro che gravitano attorno all’evento, più che dai titolari stessi della fortuna: ma, d’altra parte, l’evento conta in questo senso per chi in questo senso interpreta la vita; John e Bella, invece, si sono sposati per amore, e per loro nulla cambia.
04 mercoledì Gen 2012
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L’Oste in versione vinile consiglia “Brother, can you spare a dime?”, pezzo di Jay Garney del 1931, manifesto della Grande Depressione americana, nella versione di Abbey Lincoln, che ne scalda e colora ogni nota.
Un nuovo brano nel Soundtrack dell’Osteria, collocabile idealmente sopra una chiatta a scendere il corso prepotente del Mississipi
03 martedì Gen 2012
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L’Oste in versione radiofonica consiglia “Crystal Ball” di Peter Tosh,
per una ripartenza morbida e calda nel ritmo, intensa nei significati.
Un altro pezzo da inserire nello scrigno sonoro di Osteriacinematografo.
03 martedì Gen 2012
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Un tempo parlai con un vecchio signore,
incattivito dalla solitudine e da un conseguente e cinico pragmatismo.
Gli domandai:
“Come vanno le cose? Come passa i suoi giorni? Cosa fa?”
La storiella continua a cigolare ne “Il precipizio” .
24 sabato Dic 2011
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L’Oste consiglia la prepotente Transmission dei Joy Division.
Stentoreo, potentissimo Ian Curtis.
Dance, dance, dance, dance, dance, to the radio.
21 mercoledì Dic 2011
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L’Oste consiglia Summertime, cantata da Ella Fitzgerald,
per scendere sopra una zattera jazz l’impeto del Mississipi.
19 lunedì Dic 2011
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L’Oste consiglia “Tico Tico” delle Andrew Sisters,
per chiunque desideri ricamarsi la propria parentesi in un altro tempo,
un tempo lieve, cinematografico, trasognato.
19 lunedì Dic 2011
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Come saetta,
come dardo improvviso,
il concetto di Retrobottega mi taglia in due il cranio.
Segui a ritroso il percorso del magma ne “Il Precipizio”
18 domenica Dic 2011
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Il cinema è la forma artistica attualmente più rappresentativa del grado evolutivo di questa società, poichè l’immagine domina incostrata quel che rimane dell’umanità.
Ci siamo consapevolmente violentati, nel momento in cui abbiamo affidato all’immagine il processo di disumanizzazione.
Come lo hurt locker toglie la possibilità di detonare ai gingilli bellici, il nostro culto della carne ha bloccato la fonte stessa dell’umanità.
Continua a leggere in precario equilibrio ne “Il precipizio”
16 venerdì Dic 2011
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I sogni si muovono in una “dimensione” parzialmente inconscia.
E’ inconscia per il fatto di non appartenere alla veglia.
In quel momento la società controllante ci lascia liberi di fare,
anche se non ne sono convinto fino in fondo.
Quali possono essere le ragioni e gli obiettivi di un sogno?
Interpreto il sogno come una sorta di cuscinetto,
un ammortizzatore che attutisca in positivo e in negativo situazioni, per così dire, “sperequative”, del nostro vissuto.
Il sogno potrebbe così essere uno strumento per ristabilire un equilibrio smarrito.
L’Io che controlla potrebbe bollare come pericolose alcune posizioni di stallo della coscienza,
ed avviare in tal modo delle procedure di assestamento,
degli sciami sismico-onirici,
autoindotti dall’inconscio personale od eterodotti dall’inconscio universale junghiano,
per ripristinare il buon andamento del sistema.
Reset.
Riavvia il sistema.