George Meliès (1861-1938) è stato un regista e illusionista francese. Fu lui a sviluppare la scoperta dei fratelli Lumière, a sperimentare e perfezionare quel marchingegno misterioso e sconosciuto in grado di riprodurre immagini in movimento. Egli tradusse la sua arte di mago e illusionista in pellicola, applicò il proprio immaginario ai suoi film, divenendo il precursore del cinema fantastico.
La folgorazione avvenne nel 1895, anno in cui assistette a una dimostrazione pubblica del cinematografo dei Lumière. In breve tempo, costruì una macchina da presa e uno studio a Montreuil, dove girò innumerevoli film col supporto di scenografie artigianali e la collaborazione di attori –fra cui sua moglie- che recitavano su sfondi dipinti a mano.
In un ventennio girò più di 500 film (il più noto è “Viaggio nella luna” del 1902), ispirandosi ai trucchi da prestigiatore già utilizzati in teatro. Meliès fu il primo a utilizzare il colore, dipingendo la pellicola fotogramma per fotogramma; fu il primo a far uso della dissolvenza e dell’esposizione multipla; scoprì, nel 1896, il “trucco della sostituzione”: nel film “Sparizione di una signora al teatro Robert-Houdin”, interruppe momentaneamente la ripresa e fece uscire di scena la protagonista, per poi riprendere a girare in sua assenza; applicando il primo rudimentale esempio di montaggio al cinematografo, divenne il precursore assoluto di quegli artifizi che oggi chiamiamo effetti speciali.
Ben presto Meliès cadde però nell’anonimato, per via della guerra che impazzava in Europa, di un linguaggio cinematografico che andava mutando, e di alcune sprovvedutezze commerciali che portarono la sua “Star film” al fallimento, nel 1914. Dopo aver abbandonato il mestiere di regista, ottenne la licenza di un chiosco di dolci e giocattoli alla stazione di Montparnasse.
Fortunatamente, nel ’25 il giornalista Druhot lo riconobbe e riportò in superficie il suo lavoro. I surrealisti dell’epoca organizzarono una retrospettiva dedicata alle sue opere, in quella che fu la prima retrospettiva cinematografica della storia.
A Meliès dobbiamo l’universo onirico che il cinema rappresenta, il mondo di sogni che ha rivoluzionato una società intera, l’incantesimo di un’arte che condiziona e modella da più di un secolo le fantasie umane; e se realmente ogni persona ha uno scopo nella vita, quello raggiunto dal regista francese è di una portata tale da giustificare le attenzioni romantiche di un grande regista come Martin Scorsese e quelle di chiunque sia –come me- irrimediabilmente innamorato della magia antica e modernissima del cinematografo.