I Grandi Classici
Bill e Wyatt (Dennis Hopper e Peter Fonda), dopo aver trasportato un quantitativo ingente di droga dal Messico agli Stati Uniti, acquistano due chopper e partono dalla California alla volta del carnevale di New Orleans. Il loro è il sogno americano su due ruote, è un viaggio di libertà attraverso uno dei luoghi più affascinanti della terra, e la porzione di cielo e paesaggio a loro disposizione rende l’idea d’infinite possibilità.
Lungo il percorso, Bill e Wyatt (Capitain America) incontrano e danno un passaggio a un hippie, che li conduce tra la sua gente in una comune: qui la tolleranza e l’armonia regnano incontrastate, e la convivenza pacifica di questa struttura estranea alla società convenzionale è l’emblema di quanto accadrà poi: la comune è l’oasi simbolica e verdeggiante in mezzo a un deserto aspro e irto di insidie, un non luogo dove poter assaporare la felicità di un bagno discinto assieme a due ragazze in una sorgente d’acqua calda.
I due amici salutano l’oasi, e proseguono il tragitto verso sud. E più si spingono a sud, più aumentano i segnali di diffidenza nei loro confronti; vengono ignorati sistematicamente persino dai peggiori motel, e dormono sotto le stelle, accanto al fuoco e alle loro moto. Vengono arrestati in una cittadina per aver preso parte a una parata senza permesso, e in cella conoscono George Hanson (Jack Nicholson), un giovane e facoltoso avvocato alcolizzato, che li tira fuori dai guai e prosegue il viaggio con loro alla volta di New Orleans.
La presenza di George intensifica i dialoghi e le riflessioni, lo scambio reciproco di concetti ed idee, e proprio nella notte in cui l’avvocato spiega a Bill i motivi della ghettizzazione che i due subiscono quotidianamente, che nasce dall’odio, dall’invidia, dall’incomprensione di una forma di libertà inafferrabile e distante dallo stile di vita dei più, lo stesso George viene ucciso nel sonno dalla sortita di una ronda d’intolleranti che avevano già preso di mira i tre compagni di viaggio.
Bill e Wyatt, sotto shock, raggiungono New Orleans e si recano al bordello che George aveva consigliato loro, dove pagano due ragazze con cui si perdono fra le strade in festa: prima è una notte zigrinata e di riscatto della leggerezza perduta, poi una mattina d’acido e allucinazioni che presenta il conto di una disperazione pregressa e irrisolta, fra le mura soffocanti di un cimitero che pare attorcigliarsi come spirale attorno alle due coppie, fino alla follia quasi, fino alla massima potenza del delirio di devastazione interiore.
Ma il cielo è di nuovo terso, tutto è tornato a posto, dentro e fuori, o almeno così sembra. Bill e Capitain America ripartono, superano un ponte oltre cui s’affaccia il miraggio di una libertà agli sgoccioli; lungo la strada un odio bieco, idiota e intollerante li attende: due spari , i chopper e i loro cavalieri volano via, e scintille sull’asfalto, e le fiamme, e i corpi inermi dei due, e un doppio sogno squarciato e interrotto, e una cieca e spietata idiozia arresta definitivamente e senza motivo la corsa ludica e inoffensiva dei due amici.
Il film di Dennis Hopper è considerato il manifesto cinematografico della controcultura americana di quegli anni, così come Ginsberg e Kerouac rappresentarono le icone letterarie della medesima. Le ambientazioni sono splendide, e il viaggio simbolico nel conformismo americano, così gretto da essere distonico rispetto alla natura selvaggia circostante, è una lenta discesa nella paura di chi non riesce a vedere oltre l’apparenza; è un documentario sull’ignoranza che genera quella paura, sulla diversità e sulla libertà rilette come pericoli, come minacce, come stati dell’essere tanto sublimi da rappresentare mete irraggiungibili e obiettivi da abbattere.
Dennis Hopper e Peter Fonda (autori della sceneggiatura assieme a Terry Southern) interpretano con disinvoltura i due protagonisti, tanto da confondere le idee su chi interpreta chi: alla fine di questa a corsa a due, il migliore è, come sempre, un meraviglioso Jack Nicholson.




