Antonio Sampaolesi – Mio nonno, il mio idolo.

“Siamo ogni persona, ogni cosa la cui esistenza ci abbia influenzato o che la nostra esistenza abbia influenzato, siamo tutto ciò che accade dopo che non esistiamo più e ciò che non sarebbe accaduto se non fossimo mai esistiti” (Almanya).

Antonio Sampaolesi

Antonio Sampaolesi (1909-1990)

Mio nonno Antonio era un personaggio interessante. Perito tecnico e agrario, il Commendator Sampaolesi è stato socio fondatore della Federazione Italiana Coltivatori Diretti e, dopo la guerra, Presidente Nazionale degli agenti di consorzio agrario. Mente ardita e inquieta, fondò la I.M.A. Sampaolesi, industria di macchine agricole all’avanguardia -tuttora operante sotto la direzione di una nuova proprietà. Fu anche sindaco di Ostra Vetere, il comune in cui risiedeva. Io l’ho conosciuto nelle vesti di nonno attento e affettuoso, per quanto fosse sempre indaffarato a leggere e scrivere chissà che cosa, e non ho saputo chi fosse realmente se non dopo la sua morte, avvenuta quando avevo 15 anni. Ho trascorso buona parte della mia infanzia con lui. Uno dei miei primi ricordi in assoluto lo riguarda: nel breve periodo che ho passato all’asilo, lui stava in piedi, immobile, in fondo al giardino che delimitava il Negromanti. Mi osservava senza lasciarmi, e io osservavo lui. I miei coetanei mi interessavano relativamente, e a sprazzi: non potevano reggere il confronto con nonno Antonino. E così combinai ogni tipo di mascalzonata per far capire che non ero tagliato per l’asilo. E riuscii nell’intento di trascorrere tante mattine con nonno, tra una passeggiata e una commissione. Un periodo impresso in modo indelebile nella parte di me in cui riposa la dimensione infantile. Nonno emanava carisma e otteneva il mio rispetto senza bisogno di manifestare alcuna autorità; i suoi baffi odoravano di tabacco, storpiava i nomi delle cose per farmi ridere e mi voleva un bene che sento addosso tuttora, un bene che è arrivato fin qui, un bene ciclico, che saprò rendere a chi di dovere: d’altra parte, per chi -come me, agnostico praticante- crede in una sorta di coscienza unificata, nulla è più importante del fatto che l’acqua di chi lascia continui a scorrere nell’alveo di chi resta. Nonno Antonino è semplicemente evaporato, e parte dell’acqua che si portava appresso l’ha lasciata a me.

Ciao nonno, ti voglio bene e ti penso ogni giorno, da allora.