Effetto Domino

La notte scorsa leggevo Fitzgerald –“Tenera è la notte”, nel dettaglio- e una frase ha lasciato il segno.

Rise disarmata. Era così terribile da non essere più terribile, soltanto disumanizzato”.

Il contesto è un duello d’alba vecchio stampo, in cui due personaggi del romanzo si trovano coinvolti quasi per caso, e il sorriso -isterico e amaro- ha il volto della protagonista, attonita dinanzi all’immediatezza e all’inevitabilità del drammatico evento.

Ma il contesto non conta, contano invece quelle poche parole, applicabili alla vita.

Il riso di resa con cui a volte osserviamo drammi succedersi, che si sovrappongono e poi dimenticano con incontrastato effetto domino dettato da Sua Maestà l’Informazione Moloch.

Il fatto terribile si succede ad un altro,
nuovo di zecca, ancor più terribile,
e il significato e l’effetto di “terribile” finisce con l’appiattirsi,
e non c’è più orrore che sconvolga,
se l’orrore a cascata schizza da ogni parte del pianeta,
e i fatti sono troppi da poterne contenere o conservare gli effetti,
da avere tempo di prenderne coscienza.

Si – ma quasi prendi coscienza-
– ti rendi conto – si – ti rendi quasi conto –
– ma un nuovo evento scalza il vecchio – e ricominci –
– l’informazione globalizzata narra milioni di particolari che poi si perdono nell’etere –
– la sensibilità demorde dinanzi alla valanga di parole e tutto si azzera.

E infine,

ed ora riprendo la via di quella frase,
che è così piccola e densa e semplice da analizzare,

la disumanizzazione,
come se l’umanità,
l’intima essenza, martoriata dagli eccessi,
finisse col disinnescarsi,
fino ad esplodere e plasmarsi
in nera-superficie-monolitica-odissea nello spazio,
su cui tutto rimbalza e scivola via,
senza ripensamenti di sorta.

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