I cantanti

Al tempo ero con il mio Mèntore,

colui che a sua volta mi definisce immeritatamente suo Mèntore,

colui che tutto di me sa senza che io debba spiegare alcunchè.

In questa storia sarà “Il Professore”.

Cenavamo in una bettola di terz’ordine,

in fondo alla sala esterna,

Ora divago-

non stavamo facendo niente,

e quello ha iniziato a spingere,

e allora ho iniziato a spingere anch’io,

e mi ha accecato!

-fine divagazione.

Dicevo,

eravamo in fondo alla sala esterna,

mangiavamo, bevevamo,

poi Il Professore va in bagno,

e d’un tratto,

in un momento di distrazione,

avverto una ticchettante vibrazione all’altezza della spalla destra.

Mi volto,

e vedo un omuncolo occhialuto vestito di giallo,

-lì per lì ho pensato: Ecco sono arrivati I Bassi Quelli vestiti di Giallo hanno una Impala nera parcheggiata fuori, sono venuti a prendermi-

l’omuncolo mi guarda serio, sembra un grosso roditore,

mi guarda obliquo, e poi mi chiede:

“Mi scusi, lei per caso è un cantante?” –non mi da il tempo di rispondere, il roditore

“Mi hanno detto che in fondo alla sala di questo ristorante avrei trovato due cantanti, sa, io sono un musicista, e vorrei collaborare con voi”

Io tento di dire: “Ma, il mio amico è un professore, uno scrittore, un filosofo, io forse sono un consulente, non credo che….”

Ma il roditore non mi ascolta, a lui non interessa chi sono, chi siamo, lui cerca due cantanti, e li ha trovati, è serissimo, non accenna sorrisi l’avulso, noi siamo i suoi cantanti, siamo a New Orleans e il Mississipi spinge la sua furia verso la costa

Il Professore nel frattempo torna dal bagno, il Roditore lo fissa, sempre in modo obliquo, mantiene un’inclinazione fissa e costante nei riguardi miei e del mio amico, poi lo guarda, e chiede:

“Scusi lei è un cantante?”

Io lo dicevo che non mi ascoltava l’obliquo a lui non interessa chi siamo lui deve rosicchiare, smembrare pezzo a pezzo l’ipotalamo dei due che probabilmente attendeva Si ci attendeva per tramutarci in cantanti

Il Professore tenta a sua volta di rispondere che “noi non siamo cantanti” ma il Roditore incalza, preme, parla di una Compagnia di Mongoli, artisti, circensi, nani, giganti, trapezisti privi d’appiglio, mangiatori di fuoco, contorsionisti dell’intelletto, la Strega dell’Est.

“Venite via da New Orleans, ho una zattera, degli strumenti, una banda di artisti deformi, gettiamoci nel Blu”

In realtà la Realtà è Pura Allucinazione, un gioco visivo creato ad arte per confondere chissàchecosa. Il Roditore si aggira come il Gatto Nero di Matrix, è un difetto del sistema che svela il Palcoscenico, è l’interferenza rivelatrice, è un monito, un’esortazione financo, il Figlio Ribelle di Sua Maestà L’Inganno.

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