La chimica del mare

Erano i giorni della sabbia e del mare

Irene guardava lontano, lontanissimo,

in cerca di qualcosa, o di qualcuno, di veramente speciale.

Come il bimbo che lanciava bottiglie fra i marosi,

nella speranza che -dall’altro versante del mare-

qualcuno leggesse i messaggi addormentati in quel grembo di vetro,

e che gli rispondesse, prima o poi.

L’estate sembrava non finire mai.

Il tempo era battuto dal ritmo blando delle onde sul bagnasciuga.

Irene ha occhi scuri come il ventre della terra,

il suo cuore è grande e puro.

Suo padre l’osserva mentre lei gli siede accanto.

La posa elegante, un po’ altezzosa, il vento nei capelli.

Sente il suo cuore battere forte.

E’ un cuore d’artista,

capace di evocare e forgiare dai colori forme primitive e misteriose,

senza sapere nulla eppure sapendo ogni cosa.

Corrono i giorni del suo compleanno.

Otto è il numero che l’aspetta.

Giorni fervidi di preparativi e sorprese.

La mamma ha un piano per ogni cosa.

Il fratello è attento ai dettagli, e segue i preparativi come se fosse la sua festa.

In certi gesti riconosci l’amore che a volte è difficile dire.

Poi un giorno, dal nulla, arrivano Pema e Matilde.

Gim e Iri si avvicinano a loro d’istinto, come accade soltanto di rado.

E subito scatta la chimica del mare.

Formano un gruppo indissolubile, e quei pochi giorni sembrano mesi.

Non li vediamo più, anche se sono a un passo.

Entrano in un altro mondo, un mondo solo loro.

Noi adulti lo rispettiamo come fosse una dimensione sacra.

Lo è.

Dentro la chimica di gruppo, se ne genera un’altra,

ancora più intensa e sbalorditiva.

Irene e Matilde diventano inseparabili.

Matilde è più grande e la tiene per mano, se la carica ben stretta sulle spalle,

la fa girare e giocare in spiaggia e in mare, se ne prende cura con grazia inaudita.

Scappano a cavallo di un unicorno di mare, e tutto somiglia a un sogno.

Poi arriva il giorno della festa.

E arrivano le amiche dalla città. Irene si distrae.

Esce dalla bolla onirica in cui era immersa.

Matilde è una bambina speciale, comprende ogni momento,

e si defila per lasciare spazio a Iri, che corre e gioca e nuota con le amiche di sempre.

Poi scende la sera, si spengono le candeline, la festa finisce lentamente.

Mentre sistemiamo, perdiamo di vista i bambini.

Gim, Iri, Matilde e Pema sono di nuovo insieme,

nella notte, sotto l’ombrellone dei ricordi in costruzione.

Chiacchierano e ridono, pensano a domani, che è l’unico futuro possibile.

Domani è oggi, ma è un giorno difficile.

L’estate è alla fine.

Dobbiamo tornare in città e i bambini sono costretti a salutarsi.

Sono tutti dispiaciuti. Iri è disperata.

Stringe Matilde a sé, non vuole mollarla.

Ma deve.

Torniamo a casa.

Iri dice alla mamma e al papà che non aveva mai incontrato nessuno come Matilde,

e che ha paura di non incontrare mai più nessuno come lei.

La sua sensibilità non ha confini, la porterà lontano.

Lo so.

Capisco la sua paura, la proverei anch’io.

So che ha ragione, sento che ha intercettato ancora una volta la verità.

Matilde è una ragazza magica, di quelle perle che incontri di rado,

e i suoi occhi buoni e luminosi hanno colpito anche noi remotissimi adulti.

Matilde vive in un luogo lontano, ma non lontanissimo.

Non un luogo qualunque, ma un luogo a noi caro.

La promessa è di andarla a trovare appena potremo.

La speranza è quella di udire un giorno il tintinnio di una bottiglia che batte sul molo del nostro presente.

Di aprirla e trovarvi dentro la voce dolce di Matilde che dice ad Iri che no, non l’ha dimenticata,

e che si rivedranno presto, a bordo di quei giorni strepitosi in cui scattò, improvvisa, la chimica del mare.