Fuga d’ombre nel capanno

Mare Luna.

Il tramonto non si placa.

Torsi nudi in torretta d’avvistamento.

Emersione cementificata.

Issa la tenda. Issa la vela.

Cielo aperto a doppio malto.

E vasi deflorati in successione libera.

 

Lungomare.

Il convivio prende forma.

Paglierino, il vino dei castelli cavalca la brezza estiva.

Il piacere del vento all’imbrunire.

Le magiche atmosfere neorealiste.

Gli scatti da rivista patinata.

E un palco d’avanspettacolo.

 

Il sale sulla pelle.

Bipedi conditi in lenta marinatura.

Uomini storditi e stralunati.

E a capotavola,

un mangiatore di sabbia

detta i tempi e regala sorrisi.

 

Tenui concetti e bicchieri ridondanti

galleggiano sul far della sera.

 

E poi d’incanto ogni cosa si confonde.

I commensali si sparpagliano.

Passi lenti sulla sabbia fresca.

 

E la luna a rimbalzare fra le maglie increspate

di un fluttuante tappeto d’acqua.

Occhi femminili riflettono fulminei

la velocità d’un riverbero intangibile.

 

Il bagnasciuga in prospettiva.

I lettini a disegnare un recinto immaginario,

un bivacco litorale e demodè.

Il morbido e scomposto brusio degli umani

si posa come la notte con grazia impercettibile.

 

D’un tratto infuriano i suadenti suoni d’oltremanica,

fuoriuscendo con impeto e slancio centrifugo

dai sotterranei della memoria.

Ognuno sente ciò che vuol sentire.

I nostalgici vibrano, ribellandosi alla stasi.

 

Mani verde-oro affondano sul lime,

e stille di bruno rum scivolano dolcemente

a imperlare un trionfo di menta.

 

Gli amplificatori esplodono verso il mare.

Le luci schizzano e strisciano in modo effimero,

a lambire una notte d’ombrelloni viventi.

 

Un uomo e una donna ballano in controluce.

Complici d’un eccelsa ed intima gestualità,

battono un tempo sincronizzato e felice.

La porta di un capanno cigola nell’oscurità.

Le ombre dei due scappano in azione combinata,

penetrando furtive l’angusto e tetro spiraglio,

fino a dissolversi nell’indeterminatezza.

 

Ma ecco l’indomani.

Un uomo e una donna osservano perplessi

le proprie figure evanescenti.

Nessuno li riconosce.

 

Il sole batte sui loro corpi senza lasciare traccia,

senza proiettare in divenire

le nere e affusolate sagome dei due,

fuggite insieme,

la notte scorsa,

in un gesto d’amore e follia. 

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