Siamo riflessi vacui e inconsistenti di una struttura universale
incomprensibile.
La quotidianità cui siamo sottoposti,
cui forse ci sottomettiamo,
c’impedisce una visuale migliore dell’insieme.
Minuscole stille s’affastellano ai margini delle nostre cognizioni,
ma il fiume procede placido, scorre inevitabile e sotterraneo,
in un luogo che esiste e non si mostra.
Il cervello è l’universo, tutto è riproduzione di tutto.
Estremamente grande ed estremamente piccolo coincidono fuori del concetto di
dimensione.
La sensazione di un vuoto che tende a dilatarsi ci rende telepatici.
La percezione del nulla che vigeva prima dell’inizio del tempo consiglia una folle inquietudine.
Soltanto russi e polacchi riescono a bere quanto un prete di campagna.
Ma questa è una considerazone eno-statistica,
assemblata al discorso per puro caso,
lo stesso che dona fascino ad ogni nostra azione.