Pronti via, e il teatrino di Parnassus inghiotte passanti e spettatori fra le anse lussureggianti di un’immaginazione in piena.
Eyes wide shut dinanzi al Regno dell’Immaginazione che dispiega le proprie vele in ogni direzione, dentro la mente di Gilliam/Parnassus, che funge da struttura base per “appoggiare” le fantasie di chiunque oltrepassi lo specchio magico.
Un carrozzone malandato e sbilanciato verso l’alto, proteso verso il cielo, vaga per le strade notturne di Londra, trainato soltanto dall’energia verde di una muta equina, e sembra anch’esso avere i mille anni di Parnassus; la carrozza è un gioco d’incastri, un contenitore d’altri tempi a spasso nella modernità, e rappresenta il sogno/giostra della dimensione fanciullesca del regista.
A bordo troviamo Parnassus, sua figlia Valentina, un giullare incontaminato, di lei innamorato di un amore puro, e un cocchiere più nano d’un nano.
Nel film si delinea l’eterna sfida fra il bene e il male, fra il potere dell’immaginazione e le continue tentazioni di Mr. Nick Machiavelli (un mefistofelico Tom Waits). Il diavolo stesso qui non è dipinto come il male assoluto, ma come un contrappeso naturale al polo positivo che altrimenti non potrebbe essere tale.
Il bipolarismo della vita e delle idee prende necessariamente campo. L’artista utilizza il cinema per dipingere un affresco visionario dei retrobottega che governano le fantasie umane, e così il film si muove dietro le quinte della realtà emersa e scava oltre il limite stesso dell’apparenza, rileggendo in chiave allucinatoria i desideri che muovono le scelte, i comportamenti di ogni individuo, fornendo una versione onirica della società e delle singole azioni che ne compongono l’insieme.
Ogni cosa è frutto e conseguenza delle scommesse che intercorrono fra il Dr. Parnassus e Mr. Nick, scommesse in cui, fatalmente, viene coinvolta Valentina: suo padre farà di tutto per liberarla dalle conseguenze di un gioco a due che tutto muove, per conquistare quelle cinque anime che servono a riscattare la ragazza, ad evitarle l’inferno.
E così anime d’ogni tipo s’alternano dentro lo specchio/mente di Parnassus, e c’è chi coglie il potere buono della mente, e ne esce trasformato, tanto che i beni materiali si tramutano in zavorre di cui doversi spogliare, in futili suppellettili che non arricchiscono chi le indossa; e c’è chi, d’altro canto, persegue una strada negativa, cede alle facili tentazioni di sempre, anche nella mente, soprattutto nella mente, dove la vera natura di ciascuno emerge senza possibilità di fraintendimenti.
I viaggi che ogni volta si compiono all’interno dello specchio sono autentiche meraviglie, rappresentano una lotta per immagini fra due mondi contrapposti, sono una fonte dei desideri a corrente alternata, lo specchio di ciò che si è realmente, la lotta che ognuno conduce dentro di sé lungo il doppio binario delle scelte, fra emozioni avverse che si affrontano ad armi pari.
Oltre lo specchio si conosce se stessi, si comprende il modo in cui si vuol essere.
L’immaginazione trionfa come critica a una società cinica, spietata, di cui Tony/Ledger è il rappresentante massimo: più facce all’occorrenza, l’innata tendenza a mentire, lo sguardo eternamente proiettato alla possibilità del profitto, di un tornaconto personale, anche nell’ambito di una strampalata compagnia di teatranti che affidano la propria esistenza al disinteresse verso i beni materiali e la diffusa interpretazione consumistica della vita stessa.
L’arrivo di Ledger sulla scena corrisponde al sorgere di dubbi, antagonismi, gelosie, disgregamenti, dell’illusione di facili guadagni e del denaro come fonte di felicità: Tony è una mina vagante che vuole impossessarsi perfino della mente di Parnassus, di quel regno delle idee che finirà per risucchiarlo.
La scena dell’ultimo viaggio nell’universo creativo di Parnassus è memorabile: il sogno di Tony si disgrega, la sua vera natura viene a galla, le impalcature crollano inesorabilmente, il sogno si squarcia in mille pezzi, un nulla dilagante inizia a farsi largo, è il nulla nero che alberga in Tony, truffatore così abile da sfuggire persino al diavolo, finchè Parnassus non lo ingannerà a sua volta , imbrigliandolo in un gioco di prestigio che segnerà la sua fine e la “redenzione” di Valentina.
Un altro capolavoro di Terry Gilliam, l’ennesimo inchino da tributare a questo folle artista inglese, creatore di sogni e acrobazie visive.