Il piacere dell’ozio

I giovani soprattutto, con il loro ideale di “artista che pensa” ritengono che il tempo sottratto all’arte vada dedicato preferibilmente alla riflessione, e così si perdono facilmente in sofismi, osservazioni scettiche e in astrusità varie senza scopo e senza utilità.
Altri, che ancora non si sono votati alla guerra santa contro l’alcool – guerra che comincia a registrare vittorie anche fra gli artisti-, infilano la strada che porta ai locali dove si può bere un buon bicchiere. A costoro va tutta la mia simpatia perchè il vino, consolatore, equilibratore, calmante e dispensatore di sogni, è un dio molto più bello e raffinato di quanto ci vogliono far credere, da un po’ di tempo a questa parte, i suoi nemici.
Ma non è per tutti.
Per amarlo in modo artistico e saggio, per assaporarlo, per comprendere il suo linguaggio adulatore in tutta la sua dolcezza, si deve essere dotati naturalmente come per altre arti, e anche in questo caso bisogna coltivarsi -e se non si segue una buona tradizione, si arriva raramente alla perfezione.
E anche se si è uno degli eletti, è raro avere nei periodi infruttuosi di cui parliamo, il denaro necessario per il vero culto di un dio.”

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