Resto fino a tarda notte a guardare la piazza vuota. Quando, finalmente, vado a letto, faccio un sogno.
Scendo al ruscello, c’è mio fratello seduto sulla riva, pesca con la lenza. Mi siedo accanto a lui:
-Ne prendi molti?
-No. Ti stavo aspettando.
Si alza, mette via la canna:
-E’ da tanto tempo che non ci sono più pesci qui. Non c’è nemmeno più acqua.
Prende una pietra, la getta sulle altre pietre del fiume in secca.
Camminiamo verso la città. Mi fermo davanti a una casa con le imposte verdi. Mio fratello dice:
-Si, era casa nostra. L’hai riconosciuta.
Dico:
-L’ho riconosciuta. Però prima non era qui. Era in un’altra città.
Mio fratello corregge:
-In un’altra vita. Adesso invece è lì, ed è vuota.
Arriviamo in piazza Principale.
Davanti alla porta della libreria due ragazzini stanno seduti sulla scala che conduce all’appartamento.
Mio fratello dice:
-Sono i miei figli. La madre è andata via.
Entriamo nella grande cucina. Mio fratello prepara il pasto serale. I bambini mangiano in silenzio, senza sollevare lo sguardo.
Dico:
-Sono felici, i tuoi figli.
-Molto. Adesso li metto a letto.
Quando torna, dice:
-Andiamo in camera mia.
Entriamo nella grande stanza, mio fratello prende una bottiglia nascosta sullo scaffale, dietro i libri:
-E’ tutto ciò che rimane. Le botti sono vuote.
Beviamo. Mio fratello accarezza la tovaglia di felpa rossa:
-Vedi, non è cambiato niente. Ho conservato tutto. Perfino quest’orribile tovaglia. Domani puoi andare a stare nella casa.
Dico:
-Non ne ho voglia. Preferisco giocare con i tuoi figli.
Mio fratello dice:
-I miei figli non giocano.
-Cosa fanno?
-Si preparano ad attraversare la vita.
Dico:
-Io la vita l’ho attraversata e non ho trovato nulla.
Mio fratello dice:
-Non c’è niente da trovare. Cosa cercavi?
-Te. E’ per questo che sono tornato.
Mio fratello ride:
-Per me? Lo sai bene, sono soltanto un sogno. Bisogna rassegnarsi. Non c’è niente, da nessuna parte.