• Staff
  • The Program
  • Vademecum
  • FilmOsteria
    • A SERIOUS MAN – Joel Coen, Ethan Coen
    • ALMANYA – Yasemin Samdereli
    • AVATAR – James Cameron
      • La maschera
    • BLADE RUNNER 2049 – DENIS VILLENEUVE
    • DARK SHADOWS – Tim Burton
    • DJANGO UNCHAINED – Quentin Tarantino
    • DOPO IL MATRIMONIO – Susanne Bier
    • E ORA DOVE ANDIAMO? – Nadine Labaki
    • HUGO CABRET – Martin Scorsese
      • Georges Meliès e la magia del cinematografo
    • HUNGER – Steve McQueen
      • 5 maggio 1981
    • IL CAVALIERE OSCURO – IL RITORNO – Christopher Nolan
    • IL GRANDE CAPO – Lars von Trier
    • L’AMORE CHE RESTA – Gus Van Sant
    • L’ARTE DI VINCERE (MONEYBALL) – Bennett Miller
    • LA PARTE DEGLI ANGELI – Ken Loach
    • LA PELLE CHE ABITO – Pedro Almodovar
    • LA TALPA (TINKER TAILOR SOLDIER SPY) – Tomas Alfredson
    • LE CENERI DI ANGELA – Alan Parker
    • MARIGOLD HOTEL – John Madden
    • MARILYN – Simon Curtis
    • MILLENNIUM – UOMINI CHE ODIANO LE DONNE – David Fincher
    • MIRACOLO A LE HAVRE – Aki Kaurismaki
    • PARADISO AMARO (THE DESCENDANTS) – Alexander Payne
    • PICCOLE BUGIE TRA AMICI – Guillaume Canet
    • REDACTED – Brian De Palma
      • Nemici immaginari – Dall’Iraq a Buzzati e ritorno
    • RUGGINE – Daniele Gaglianone
    • THE EDGE OF LOVE – John Maybury
    • THE HELP – Tate Taylor
      • Il fascino sottile dell’intolleranza
    • THE IRON LADY – Phyllida Lloyd
    • THIS MUST BE THE PLACE – Paolo Sorrentino
    • UNA SEPARAZIONE – Asghar Farhadi
    • VENTO DI PRIMAVERA – Rose Bosch
    • WARRIOR – Gavin O’Connor
  • Il precipizio
    • Andy Kaufman – Man on the moon
    • Antonio Sampaolesi – Mio nonno, il mio idolo.
    • Caccia sadica
    • Central Park
    • Cigolante vetustà
    • Compenetrante Simbiosi Nordica
    • Cosmogonia d’Osteria
    • Crisi gravitazionale
    • Da Zachar a Wall-E in pilota automatico
    • Effetto Domino
    • Follia o rivelazione?
    • Freccia rossa
    • Fuga d’ombre nel capanno
    • Generi cinematografici
    • I cantanti
    • Il pelo del pile
    • Il Visa
    • Inchiostro
    • L’Estetica del Toro
    • L’incontro
    • La chimica del mare
    • Magma dal retrobottega
    • Mezzosogno
    • Mine vaganti su Skyfall – L’altalena delle aspettative
      • Assenza di aspettative – Mine vaganti
      • Overdose di aspettative – Skyfall
    • Mostri alati
    • Nonna Jole
    • Nonno Dino e il bambino che è in me
    • Prima del tempo
    • puntofisso.com ovvero Il colloquio
    • Salomon
    • Sogni & Catapulte
    • Sotto/Sopra
    • Terza fase
    • The Nightmare before Christmas – Reloaded
    • Tuta alare
    • E-voluzione
    • La fine 1.0
  • Photo buffet
    • Antelope Canyon
    • C’era una volta un ghiacciaio
    • Cattedrali nel deserto
    • Children of Lesotho
    • Cold beer
    • Duddingston Village
    • Evoluzione Alentejana
    • Grandpa riding
    • La isla del viento
    • Libera Sopravvivenza
    • Opi-Wan KenOpi
    • Pipò – Il Cane Guida
    • Satara – After lunch
    • Spanish patrol
    • Swazi Stand (Commerce and Laughters)
    • Un giorno al Pincio
    • Under the Golden Horn Metro Bridge – Istanbul
    • White Sands
    • Zabriskie Point – Sunrise
  • Tolstoj
    • Anna Karénina
      • Scena di caccia
  • L’Atlante delle Nuvole
    • Brazil
      • Soldatini di plastica
    • Cloud atlas
      • Tutto è connesso – Odissea nella coscienza unificata
    • Faust
    • Melancholia
      • E d’improvviso Jung
    • Mulholland drive
    • Stay
    • The imaginarium of Doctor Parnassus
      • Oltre lo specchio
    • The lobster
    • The tree of life
  • Once upon a time
    • The Adam Show – Una favola moderna per bambini precoci
      • Atto I
      • Atto II
      • Atto III
      • Atto IV
      • Atto V
  • I Grandi Classici
    • A history of violence
    • Amour
    • Casinò
    • Easy rider
    • Eyes wide shut
      • La tana del Bianconiglio
    • La città incantata
      • Paragone acrobatico con il mito di Orfeo ed Euridice
    • Schindler’s list
    • The artist
  • Singolar tenzone
    • 1883 – Epopea migratoria
    • Auster, Paul
      • Moon Palace
      • Viaggi nello scriptorium
    • Baudelaire, Charles
      • I fiori del male
    • Buzzati, Dino
      • Il deserto dei Tartari
    • Cicerone, Marco Tullio
      • L’amicizia
    • Consoli, Carmen
      • Sud est
    • Dalla, Lucio
      • Com’è profondo il mare
    • De Filippo, Edoardo
      • Cos’e nient
    • De Gregori, Francesco
      • Un guanto
    • Dickens, Charles
      • Il nostro comune amico
    • Fitzgerald, Francis Scott
      • Tenera è la notte
    • Flaubert, Gustav
      • Memorie di un pazzo
    • Genna, Giuseppe
      • Italia de profundis
    • Ginsberg, Allen
      • L’urlo
    • Goncarov, Ivan Aleksandrovic
      • Oblomov
    • Grass, Gunter
      • Il tamburo di latta
      • La ratta
    • Guerra, Tonino
      • I bu (I buoi)
    • Hesse, Herman
      • Il piacere dell’ozio
    • Jung, Carl Gustav
      • L’io e l’inconscio
    • Kristof, Agota
      • Trilogia della città di K. – La terza menzogna
    • Levi-Montalcini, Rita
      • Collana di Perle (Libera raccolta d’Osteria)
    • Lynch, David Keith
      • In acque profonde
    • Manzarek, Raymond Daniel
      • Light my fire – My life with Jim Morrison
    • Maugham, William Somerset
      • La luna e sei soldi
    • McCarthy, Cormac
      • Meridiano di sangue
      • Suttree
    • Morrison, James Douglas
      • Le poesie hanno i lupi dentro
      • Sono tornato
      • The crystal ship
    • Musil, Robert
      • L’uomo senza qualità
    • Nabokov, Vladimir
      • La vera storia di Sebastian Knight
      • Parla, ricordo
    • Paasilinna, Arto
      • Piccoli suicidi tra amici
    • Pessoa, Fernando
      • Il libro dell’inquietudine
    • Quasimodo, Salvatore
      • L’uomo e la poesia
    • Rimbaud, Arthur
      • Carreggiate
    • Salustri, Carlo Alberto
      • La cornacchia libberale
    • Schnitzler, Arthur
      • Doppio sogno
    • Steinbeck, John
      • Al Dio sconosciuto
      • Furore
      • La valle dell’Eden
    • Thomas, Dylan
      • Distesi sulla sabbia
    • Thoreau, Henry David
      • Walden ovvero vita nei boschi
  • 6 DAYS IN NEW YORK
    • MOMA – Selezione d’Osteria
  • Portogallo on the road
  • Pubblicazioni

osteriacinematografo

osteriacinematografo

Archivi tag: Parole

Non lasciarmi – Never let me go

In evidenza

Posted by osteriacinematografo in film, immagini, Pensieri, Poesie

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Il Consiglio dell'Oste, Parole

“Sono passate due settimane da quando l’ho perduto…vengo quì e immagino il luogo dove sia raccolto tutto ciò che ho perso fin dagli anni dell’infanzia. Se fosse così, non faccio altro che ripeterlo, forse, in fondo al campo,all’orizzonte, apparirebbe una figura…dapprima minuscola e poi sempre più grande…fino a che non riconoscerei Tommy…Tommy che mi saluta, che mi chiama…ma non voglio che la fantasia prenda il sopravvento, non posso permetterlo Continuo a ripetermi che comunque sono stata fortunata a passare del tempo con lui, quello di cui non sono sicura che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo…tutti completiamo un ciclo… forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, nè sente di aver vissuto abbastanza”

Tasting roads

In evidenza

Posted by osteriacinematografo in film, River Phoenix, Storie

≈ Lascia un commento

Tag

Fermo Immagine, Galleria, Parole

“I’m a connoisseur of roads. I’ve been tasting roads my whole life. This road will never end. It probably goes all around the world”.

River Phoenix in "My own Private Idaho" (Gus Van Sant - 1991)

River Phoenix in “My own Private Idaho” (Gus Van Sant – 1991)

Infinitamente Zia Gina

In evidenza

Posted by osteriacinematografo in Pensieri, Poesie, Sampaolesi, Gino, Storie

≈ 1 Commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole, Pensieri

​​​​​Utilizzo questo spazio alla deriva ma intimo per ricordare mio zio. E’ un luogo ispirato a lui e ai suoi microcosmi ludici, alla sua voglia di giocare e curiosare, di non essere mai contento in fondo. Zio Gino era un genio, un pazzo furioso, un artista totale, un uomo meraviglioso. Era un visionario, un sognatore indomito, un santo bevitore, un compagno di giochi, un saltimbanco, un oste d’altri tempi, un impudente latin lover, un immenso amico, un gran baciatore in bocca, un cantastorie, un principe del convivio, un intrattenitore totale.

Era un personaggio leggendario, infinito, un uomo difficile, burbero e scontroso ma anche gentile e delicato, un poeta raffinato e sensibile, un uomo libero, libero di essere quel che voleva essere, anche solo per dispetto, anche solo per irridere con una giravolta i pregiudizi dell’uomo comune. Come ho appena scritto a mio cugino Tommaso, suo figlio, lui non ha mai fatto finta di essere quello che non è, un atto eroico in questo mondo di finzione.

Mi ricordo una delle sue prime mostre, forse 30 anni fa, lungo le mura di Morro d’Alba. Una specie d’uomo nero usciva dalla tela a sfondo giallo. Ero poco più di un bambino ma le sue opere mi impressionarono e mi entrarono dentro senza più uscire. Forse è proprio l’uomo nero ad essermi entrato dentro, quel demone dell’arte che per anni mi ha fatto credere di poter tradurre in lettere quel che lui dipingeva. Non era questo. Era di più. Io sentivo le sue opere come fossero parte di me, erano anche i miei sogni e i miei incubi quelli che lui mi mostrava. Zio Gino è entrato in luoghi inaccessibili ai più, ha aperto una porta che introduce al suo mondo immaginario, che però è l’immaginario di tanti, che però poi è anche parte del percepito, è parte e retrobottega di tutto quanto resista a cavallo fra la realtà e i sogni.

“Noi due siamo identici Simo!” mi diceva alla fine di certe serate abbracciandomi e baciandomi in bocca. Aveva una sensibilità inaudita e in me aveva forse percepito frammenti delle sue stesse debolezze, delle sue stesse paure. Mi ha aiutato in momenti difficili. Ha fatto sentire a casa me e la mia ragazza, i miei amici e chiunque portassi lassù. Qualcuno forse lo ha pure cacciato.

Una mia grande amica mi ha scritto ieri sera: “Me lo ricorderò sempre un abbraccio tra Voi due al Tamburo Battente, alla fine di una spensierata cena fra Amici. C’ero anch’io per fortuna. Come una fotografia”.

Ho passato la vita ad andare a trovare zio Gino ovunque si spostasse da un versante all’altro della campagna marchigiana, a cercare di capire e interpretare con calma i suoi quadri, che lui mi illustrava con vino e pazienza, con quel suo sguardo sornione e profondo. Era fissato con la luna le mani i sassofonisti i trombettisti gli oboisti i ciclisti i motociclisti e i piloti morti di morte violenta.

Zia Gina

E’ stato un punto di riferimento essenziale per me, le sue osterie erano luoghi di fuga, dimore prive di tempo, castelli diroccati dell’esistenza, luoghi di culto e piacere e parole confuse e sovrapposte fino a notte fonda. Lui sapeva riempire di sé quegli spazi, sapeva ricreare e rigenerare se stesso in ogni sua nuova collocazione, e quegli spazi erano vivi e pieni di Zio Gino.

Mio zio Gino era una poesia beat, e per quanto si definisse pigro, è stato sempre mosso da una profonda inquietudine creativa priva di punteggiatura, da una voglia di manipolare gli elementi e i colori e di piegarli ai propri scopi, di rappresentare le fantasie del bambino curioso che conservava dentro di sé.

Ha lasciato tracce di sé ovunque, tracce importanti, mai banali. Tracce indelebili di una vita vissuta senza risparmiarsi, senza esitare, senza mezze misure, senza cautela o prudenza alcune.

Sei stato il mio eroe, mi volevi bene senza tentennamenti e io ti chiamavo Zia perché ti piaceva troppo giocare a interpretare il ruolo della vecchia zia. Mi mancherai in un modo che non riesco a dire e cerco di immaginarti in questa canzone di Lou Reed, intento a tratteggiare nel tuo universo creativo questa ragazza dagli occhi blu, a liberare l’estro e sublimarne ogni sfumatura fino a trasferirla sull’ennesima, magnifica tela.

https://www.youtube.com/watch?v=KisHhIRihMY

Non ho la consolazione di chi ipotizza mondi paralleli, ma non riesco a non immaginarti a bordo di una Austin Healy cabrio verde scoperta anche quando fuori piove cogli occhiali scuri e i capelli al vento e tele appoggiate dietro alla rinfusa come le idee a sgommare via verso i mille tornanti delle campagne e della memoria “a sud di nessun nord per parlare con la luna”. Con quella risata eccezionale e piena e altisonante a riecheggiare in lontananza.

Un giorno riderò come te, lo so.

Ti amo Zia. Ti amerò sempre per sempre col cuore che picchia in petto come un tamburo battente

La parole e l’azione: Roth versus Ibsen

28 giovedì Mag 2015

Posted by osteriacinematografo in Ibsen, J. Roth, Pensieri

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole, Pensieri

“Un migliaio di parole non lasciano un’impressione tanto profonda quanto una sola azione” – dichiarò sinteticamente il celebre drammaturgo norvegese Henrik Ibsen (1828-1906).

Joseph Roth, talento d'Osteria

Joseph Roth, talento d’Osteria

Lo scrittore austriaco Joseph Roth (1894-1939) la pensava diversamente. O meglio la pensava diversamente Golubcik/Krapotkin, eccelso protagonista del suo romanzo “Confessione di un assassino”:

“Solo molto più tardi ho imparato che le parole sono più potenti delle azioni, e spesso rido quando sento l’amata frase: “Fatti e non parole!”.Quanto sono deboli i fatti! Una parola rimane, un fatto passa! Di un fatto può essere autore anche un cane, ma una parola può essere pronunciata soltanto da un uomo. Il fatto, l’azione, è solo un fantasma se lo si confronta con la realtà, e persino con la realtà immateriale della parola.L’azione sta alla parola press’a poco come le ombre bidimensionali del cinema stanno all’uomo vivo tridimensionale, oppure, se preferite, come la fotografia all’originale. Anche per questo sono diventato un assassassino”.

Per aver sottovalutato il potere della parola, Golubcik entra a far parte dell’Ochrana, la terribile polizia segreta della Russia zarista, evento che influenzerà tutto il corso della sua vita, fino a saggiare “la più profonda di tutte le tragedie, la tragedia della banalità”.

Henrik Ibsen, padre della moderna drammaturgia

Henrik Ibsen, padre della moderna drammaturgia

La coincidenza di interessarsi contemporaneamente a due grandi autori conduce di rado a una simile evidenza: il contrasto dei concetti summenzionati è talmente evidente da indurmi alla conclusione che non posso decidere per l’uno o per l’altro. Oltretutto vari fattori limitano la portata delle rispettive idee: nel caso di Ibsen, il concetto è stringato e privo di un contesto più ampio che potrebbe chiarirne meglio il significato: potrebbe essere -ad esempio- un’amarezza personale ad aver spinto l’autore di “Spettri” a un considerazione che denigra a tal punto il potere della parola. Nel caso di Roth invece, il concetto è filtrato dal fatto che sia un suo personaggio, e non propriamente egli stesso, a concepirlo.

In conclusione, ritengo che parola e azione siano interdipendenti: si nutrono l’una dell’altra, si alimentano vicendevolmente, traggono senso e respiro ognuna dall’esistenza e dall’essenza dell’altra, e forse si smarrirebbero entrambe se cessasse lo scambio osmotico che ne caratterizza la relazione.

Le tre cose della domenica – “Ossido di carbonio”, “Smoking runner”, “A tutto gas”.

18 lunedì Mag 2015

Posted by osteriacinematografo in Pensieri, Storie

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole, Pensieri

Le tre cose della domenica mi riportano a una mattina romana, quando o dove il mio caro amico Faust mi parlò per l’appunto delle sue tre cose della domenica. Il concetto mi piacque molto all’epoca e lo riprendo ora per intitolare questo mio pensiero.

Ieri era a domenica anche qui a Jesi, la mia città. Era la domenica di “Bicincittà”. Tutti in bici. La zona fra i giardini pubblici e lo stadio comunale era pedonalizzata, addobbata a festa e popolata da centinaia di bambini. Tante iniziative e una bella festa per tutti. Ma non è questo il punto.

Ieri mattina sono andato a correre, come mi capita spesso di fare. Attraverso di corsa la zona pedonalizzata. Magnifico -penso- dovrebbe essere sempre così. Ma proseguo di poche decine di metri, neanche il tempo che quel mio pensiero si sia fuso con gli altri mille che si accavallano allegramente nella testa di chi corre, e mi ritrovo immerso nei gas di scarico.

Cosa numero 1:

di colpo sembrava quasi che la manifestazione fosse “Auto in città”, tante erano le macchine che intrecciavano i loro percorsi. Non capivo e non capisco tuttora dove andassero tutti in macchina in quella bella giornata di sole. Un vero spreco e una dannazione per me, costretto a mascherarmi con una fascia da bandito per respirare meno ossido di carbonio possibile. Forse, ho pensato, arrivano in macchina fin dietro i giardini, tirano fuori le bici e sfilano per dare l’illusione di aver percorso sulle due ruote ben 500 metri. Oppure -penso- boh!

Cosa numero 2:

continuo a correre, sono entrato in un loop immaginario che percorro abitualmente, un anello di 4,4 km. Sono all’inizio del primo giro, quando, fra le persone che incrocio, una mi incuriosisce particolarmente. E’ un ragazzo sulla quarantina (si perchè mentre una volta a 40 anni si era vecchi, oggigiorno alla stessa età si è ancora giovani): è in tenuta ginnica, ma cammina e fuma una sigaretta. Ho pensato: gente strana, davvero. O forse è un’illusione ottica, forse sono già stanco. Ma il pensiero vola via, e proseguo, finisco il secondo giro, e, a metà del terzo, incontro di nuovo quel ragazzo. Il sole inizia a battere forte, e lui adesso corre, respirando con un certo affanno. E il boh che è dentro di me inizia a veleggiare verso il cielo.

Cosa numero 3:

sempre durante il mio percorso mattutino, in un momento collocabile fra il primo e il secondo incontro con lo smoking runner, passo vicino a due automobili parcheggiate una dietro l’altra, a bordo strada. Entrambe hanno il motore acceso, e si scaldano al sole. La prima è vuota. Due portiere aperte, al suo fianco quattro persone estremamente sovrappeso mangiano dei panini e discutono. Il sudore imperla la fronte di uno dei quattro, e subito penso al Barone Arkonnen e alle sue magnifiche pustole. Nella seconda macchina, parcheggiata subito dietro la prima, c’è un uomo al posto di guida. Fuma una sigaretta e legge il giornale, con il finestrino quasi chiuso, m non del tutto, giusto per aspirare anche buone dosi del gas di scarico che gli sparano innanzi. A quel punto un alto cirro che si leva dritto davanti a me assume indiscutibilmente la forma di Grande Boh.

Cirrus sky

La sera prima mi ero trovato a riflettere sui meccanismi che inducono l’uomo -almeno apparentemente- all’autodistruzione. Forse la scintilla che ha permesso all’uomo di evolversi in modo inaspettato non è stata un bene, a conti fatti. Forse è una malattia, un agente patogeno, un virus. Forse è la prova che stiamo miseramente fallendo, che la nostra crisi d’identità è profonda quanto la tana del Bianconiglio.

La sera prima ero assalito da ogni sorta di dubbio.Ma poche ore dopo, ieri mattina appunto, quegli strani fatterelli hanno confermato i miei sospetti e fugato ogni dubbio: l’uomo si è davvero fottuto il cervello.

“L’uomo è l’unica creatura che rifiuti d’essere ciò che è”

20 lunedì Apr 2015

Posted by osteriacinematografo in film, immagini, Pensieri, Storie

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole

La guerra è un concetto che mi ossessiona. Giorni fa ho ripreso visione di “Master & Commander”, un film di Peter Weir del 2003: trattasi di un’avventura immaginaria nei mari del sud agli albori del 19esimo secolo. Il Comandante inglese Aubrey rincorre il nemico francese a bordo di una fregata, oltre i limiti geografici che la missione e la corona gli impongono, oltre i propri doveri militari, oltre ogni logica, oltre il peso imposto dalla tutela degli uomini di cui è responsabile. Il gioco della guerra spinge l’uomo oltre tutti questi limiti.

MASTER AND COMMANDER: THE FAR SIDE OF THE WORLD, 2003.Nel film deflagra -oltre l’epico duello in mare fra bastimenti- lo scontro morale e dialettico fra il comandante e il medico di bordo, Maturin, suo caro amico e naturalista appassionato. I loro punti di vista sono opposti: il primo è un predatore in senso stretto, e vive alla ricerca di una preda, o meglio di un (valido) antagonista con cui confrontarsi in mare aperto; egli brama un nemico per respirare, lo desidera come fosse la vita stessa.
MASTER AND COMMANDER: THE FAR SIDE OF THE WORLD, 2003.Maturin invece è uno scienziato, un esploratore, un uomo che vive per la conoscenza, che si nutre di curiosità, che “caccia” la diversità che in Natura dilaga. Non è un caso che la sceneggiatura conduca la fregata inglese dal Brasile alle Galapagos, dopo aver doppiato la furente Capo Horn: l’arcipelago del Pacifico è infatti il simbolo dell’evoluzionismo sancito da Charles Darwin pochi anni dopo le vicende narrate del film, e Maturin è in effetti una sorta di Darwin ante litteram, per quanto affondi le sue ipotesi sull’opera di dio e non invece sull’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale.

MASTER AND COMMANDER: THE FAR SIDE OF THE WORLD, 2003.

I due amici condividono la passione per la musica e intrecciano i propri strumenti ogni sera, ma non riescono a toccarsi fin nel profondo, a comprendere ognuno cosa muova l’altro, intimamente.

Essi vivono

Essi vivono (e  quando scrivo “Essi vivono” non riesco a non pensare al cinema degli anni 87 e 88, a cartoni ricolmi di occhiali da sole neri e quindi a John Carpenter) -dicevo- essi vivono sulla base di criteri opposti, ma all’apice del dramma giungono a comprendersi reciprocamente, e persino a capire e carpire qualcosa dell’altro: Aubrey trarrà spunto dall’arte di camuffarsi di un insetto per impostare una strategia offensiva, mentre Maturin parteciperà attivamente all’arrembaggio finale.

Essi vivono (non resisto e non posso tralasciare che quando scrivo “Essi vivono” non riesco a non pensare al cinema degli anni 87 e 88, a cartoni ricolmi di occhiali da sole neri e quindi a John Carpenter) -dicevo- essi vivono sulla base di criteri opposti, ma all'apice del dramma giungono a comprendersi reciprocamente, e persino a capire e carpire qualcosa dell'altro: Aubrey trarrà spunto dall'arte di camuffarsi di un insetto per impostare una strategia offensiva, mentre Maturin parteciperà attivamente all'arrembaggio finale.Se riflettiamo un solo istante sulla follia che la guerra comporta, sullo spreco di tempo, risorse, energie utilizzati per giocare alla guerra, per escogitare marchingegni e strategie di morte, per porre in essere missioni, operazioni, equipaggi ed equipaggiamenti, possiamo comprendere con un discreto margine di approssimazione il retaggio di barbarie e stupidità che il genere umano eredita vita natural durante dalla sua stessa natura.

Galapagos

L’uomo a un certo punto della sua storia evolve in modo imprevedibile, un modo che non gli consente più di vedere la bellezza da cui è circondato; rifiuta di vivere in armonia con la Natura, ma anzi la rigetta e sfrutta e calpesta senza indugio, finchè il disamore e la mancanza di devozione nei confronti dell’ecosistema che gli ha offerto l’opportunità di essere divengono fattori genetici: l’uomo, il piccolo e misero uomo non “sente” più il legame indissolubile fra sé e la vita tutto attorno a sé, fino a smarrire il senso della sua stessa specie; si illude di essere il padrone del mondo che abita, e divide, distrugge, deturpa, si moltiplica a dismisura e diviene virale e pone confini che esistono solo nella sua mente, e inventa guerre per proteggere quei confini od estenderli a discapito di altri, per sfruttare selvaggiamente ogni risorsa disponibile, coinvolgendo nelle sue devastazioni tutto ciò che vive, alterando equilibri primordiali, senza giustificazioni di sorta.

L'isola dei rifiuti

Mi chiedo ogni giorno come ciò sia potuto accadere. Avidità e idiozia guidano i comportamenti umani in modo non arginabile. Abbiamo tramutato l’Eden in un’enorme discarica, viviamo in mezzo ai gas e alle macerie di una società purulenta, e per il piacere di un istante siamo pronti a sacrificare tutto, anche il futuro di chi verrà dopo di noi.

Forse -come scrisse Camus- “l’uomo è l’unica creatura che rifiuti d’essere ciò che è”: e forse questa eterna ribellione contro la bellezza, contro il pianeta, contro se stesso definisce l’uomo, la sua indole, il suo percorso, il suo scontato epilogo.

Gunter uber alles

13 lunedì Apr 2015

Posted by osteriacinematografo in Grass, Gunter, Pensieri, Storie

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole, Pensieri

Gunter Grass

Osteriacinematografo rende omaggio a Gunter Grass, padre di quel “Tamburo di latta” che sconquassò la vita dell’Oste tanto quanto gli acuti di Oskar Mazerath -leggendario treenne paranoide che impedì al proprio corpo di crescere- sconquassarono i vetri degli edifici di una Danzica sempre sognata. Che la Vistola ti porti, egregio Gunter.

McCarthy, gli Apache, la guerra, il gioco, la morale, l’assoluto storico.

10 martedì Feb 2015

Posted by osteriacinematografo in McCarthy Cormac, Pensieri

≈ Lascia un commento

Tag

Parole, Prima del volo, Titoli di testa

L’essenza della tenzone in Singolar Tenzone

Contesto spazio-temporale:

nel cuore nero e fiorente del 19esimo secolo, da qualche parte al confine fra Stati Uniti e Messico.

 

“Sotto i soli abbacinanti di quei giorni i cavalieri divennero sempre più sparuti e macilenti, e i loro occhi incavati e bruciati parevano quelli di nottambuli sorpresi dal giorno. Rannicchiati sotto il cappello, sembravano fuggitivi in un ordine più grande, come essere dei quali il sole fosse affamato”.

Arizona

 “La guerra perdura nel tempo. La guerra c’è sempre stata. Prima che nascesse l’uomo, la guerra lo aspettava. Il mestiere per eccellenza attendeva il suo professionista per eccellenza. Così era e così sarà. Così e non diversamente.

La guerra racchiude in sé tutti gli altri mestieri.

Essa perdura perchè i giovani la amano e i vecchi la amano nei giovani. 

Gli uomini sono nati per giocare. Nient’altro. Tutti i bambini sanno che il gioco è più nobile del lavoro. Sanno anche che il valore o merito di un gioco non sta nel gioco stesso, ma piuttosto nel valore di ciò che è messo in gioco. I giochi d’azzardo richiedono una posta per avere un senso. I giochi sportivi coinvolgono l’abilità e la forza dei contendenti, e l’umiliazione della sconfitta e l’orgoglio della vittoria sono di per sé una posta sufficiente poiché pertengono al valore degli antagonisti e li definiscono.

Ma tutti i giochi aspirano alla condizione di guerra, perchè in essa la posta inghiotte gioco, giocatore, tutto quanto.

Supponiamo che due uomini giochino a carte non avendo da puntare niente se non la vita. Una carta viene girata. Per il giocatore l’intero universo si riversa fragorosamente in quell’istante, che gli dirà se gli tocca di morire per mano di quell’uomo o se toccherà a quell’uomo morire per mano sua.

 Spingere il gioco alla sua condizione estrema non ammette alcuna discussione concernente la nozione di fato.

 L’uomo che tiene in mano una particolare combinazione di carte è in forza di ciò rimosso dall’esistenza. Tale è la natura della guerra, in cui la posta in gioco è a un tempo il gioco stesso e l’autorità e la giustificazione.

Vista in questi termini, la guerra è la forma pi attendibile di divinazione. 

La guerra è il gioco per eccellenza perchè la guerra è in ultima analisi un’effrazione dell’unità dell’esistenza. La guerra è dio”.

Il duello

“La legge morale è un’invenzione dell’umanità per deprimere il forte a vantaggio del debole. La legge storica la sovverte di continuo. Nessuna verifica estrema potrà mai determinare se un punto di vista morale sia corretto o erroneo.

Di un uomo che cada morto in un duello non si penserà di conseguenza che abbia dimostrato di essere in errore riguardo al proprio punto di vista. Il suo stesso coinvolgimento in una prova del genere conferma l’esistenza di un punto di vista nuovo e più ampio.

La volontà dei protagonisti di tralasciare ulteriori dispute, considerandole futili come in effetti sono, e di appellarsi invece direttamente al tribunale dell’assoluto storico indica chiaramente di quale scarsa importanza siano le opinioni, e di quale grande importanza siano le divergenze al riguardo. 

Le decisioni sulla vita e sulla morte, su ciò che deve e che non deve essere, pongono in secondo piano qualunque questione di diritto. Dentro scelte di questa entità vengono sussunte tutte le scelte minori, morali, spirituali, naturali”.

Passo per il passo completo  di “Meridiano di sangue” di Cormack MacCarthy

 

 

“Il tempo non è che il ruscello dove io vado a pesca”

03 venerdì Ott 2014

Posted by osteriacinematografo in Thoreau

≈ Lascia un commento

Tag

Cronache e Storie d'Osteria, Parole, Pensieri, Titoli di testa

A volte capita di leggere libri per mesi senza che nulla balzi particolarmente all’occhio, senza che nulla richiami la nostra attenzione sì da superare la consistenza d’un battito d’ali. In tali periodi capita sovente di leggere molto, di alternare le letture più svariate, di perdersi nelle storie più assurde. Il significato di queste opere si realizza nella loro compiutezza, allorquando l’ultima pagina ne sancisca l’epilogo.

In quest’ultimo anno, senza che ne avessi intenzione, sono andato a lungo per mare, solcando tutti gli oceani alla ricerca di avventure, amori, pesci giganti, solitudine, verità, Sé. Un oceano letterario.

Henry David Thoreau

Nel sovrapporsi delle vicende, sono però finito nei boschi di Walden, assieme a Henry D. Thoreau, l’uomo che vi fissa in modo assiduo e penetrante, qui alla vostra sinistra. Ho pressoché terminato la sua “Vita nei boschi”, per quanto conservi l’ultima parte per ovviare a un distacco insopportabile. Ma c’è un capitolo di “Walden”, intitolato “Dove vivevo e perché”, di cui non posso liberarmi.

In particolare, le quattro pagine conclusive di quel dannatissimo capitolo sembrano contenere tutta le risposte di cui un uomo possa necessitare, tanto da non lasciare scampo, tanto da creare dubbio e scompiglio, tanto da risvegliare il dormiente anche nei momenti di perfetta veglia.

Ne riporto qui alcuni passi, nella speranza che chiunque legga queste righe con cura sviluppi il profondo desiderio di accostarsi alle rive del lago di Walden, al limitare del bosco e di una Verità mai così vicina.

“La falsità e l’inganno vengono creduti le verità più sincere, mentre la realtà effettiva è presa per falsa. Se gli uomini osservassero continuamente solo la realtà e non si lasciassero ingannare, la vita sarebbe simile a un racconto di fate, agli intrattenimenti delle Mille e Una Notte”.

“Chiudendo gli occhi e sonnecchiando e lasciandoci ingannare dalle apparenze, gli uomini stabiliscono e confermano dovunque la loro vita quotidiana di routine e abitudine, che è tuttora fondata su basi puramente illusorie“.

“Gli uomini credono che la verità sia remota, ai confini del sistema solare, dopo la stella più lontana, prima di Adamo e dopo l’ultimo uomo. Nell’eternità c’è effettivamente qualche cosa di vero e sublime. Ma tutti questi tempi, luoghi e condizioni, esistono ora equi. Dio stesso culmina nel momento presente, e non sarà mai più divino, nel corso di tutti i secoli”.

“Morte o vita che sia, desideriamo soltanto la realtà. 

Se davvero stiamo morendo, udiamoci il rantolo nella gola e sentiamo il gelo alle estremità;

se invece siamo vivi, diamoci da fare.

Il tempo non è che il ruscello dove io vado a pesca.

Vi bevo; ma mentre bevo ne scorgo il fondo sabbioso e vedo come sia poco profondo.

La sua corrente sottile scorre via, ma l’eternità resta.

Vorrei bere profondamente, e pescare nel cielo, il cui fondo è ciottolato di stelle. Non posso contarne nessuna.

Ignoro la prima lettera dell’alfabeto.

Ho sempre rimpianto di non essere saggio come il giorno che venni alla luce.

L’intelletto è un fenditore, esso discerne e scava la sua via nel segreto delle cose.

Io non desidero lavorare con le mani più del necessario.

La mia testa è mani e piedi. Sento che tutte le mie migliori facoltà vi sono concentrate.

L’istinto mi dice che la testa è un organo di escavazione, come per alcune creature il muso e le zampe,

e con essa vorrei scavare la mia strada tra queste colline.

Penso che la più ricca vena sia in qualche luogo qua attorno;

così io giudico per mezzo della bacchetta fatata e dei leggeri vapori che sorgono;

e comincerò a scavare proprio qui”.

Le foreste di Walden si infittiscono in Singolar Tenzone

Inland

16 venerdì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in Dogma

≈ Lascia un commento

Tag

Parole

Settimo Dogma d’Osteria

 

 

Osteriacinematografo è uno sforzo creativo che tende a mostrare il non luogo in cui dimora la mente dell’oste. Il caos di natura organizzativa, estetica e concettuale che regna in questi luoghi impervi potrebbe quindi essere il frutto diretto del casuale e saltuario malfunzionamento delle giunture sinaptiche dell’Oste medesimo.

Personaggi e storie d’Osteria

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Dogma

≈ Lascia un commento

Tag

Parole

Sesto dogma d’Osteria

 

Osteriacinematografo privilegerà sempre personaggi e storie dai contorni folli e controversi in luogo di profili più attinenti alle sfere della consuetudine meccanica, del grigiore o del potere consolidato. Questo è quindi un luogo tagliato per i Morrison, i Bronson, i Rimbaud di turno, indubbiamente.

Igor e il Dottor Frankenstein

18 mercoledì Gen 2012

Posted by osteriacinematografo in film

≈ Lascia un commento

Tag

Parole

Dialoghi tratti da “Frankenstein Junior”,
il capolavoro di Mel Brooks:

-“Sono un chirurgo di fama mondiale,
posso fare qualcosa per quella gobba”.
“Quale gobba?”

-“Igor, aiutami a portare queste due”(indicando le valigie).
“Lei prenda la bionda, io questa qui con il turbante”.

-“Igor cosa ci fai tu qui?”.
“Ho sentito dei rumori sospetti
e sono sceso giù con il monta vivande,
ho fatto un colpo gobbo”.

← Vecchi Post

Retrobottega d’Osteria

africa art blog Cronache e Storie d'Osteria dailyprompt dailyprompt-2067 Fermo Immagine Galleria Il Consiglio dell'Oste italy L'Oste deluso letteratura mare news Parole Pensieri photography Poesie Prima del volo senza-categoria Soundtrack Titoli di testa travel turismo Viaggi

Top Posts & Pages

  • Goncarov, Ivan Aleksandrovic
  • THE EDGE OF LOVE - John Maybury
  • Oblomov
  • Lord Byron, Villa Diodati, Inland Empire
  • Meridiano di sangue
  • "Il tempo non è che il ruscello dove io vado a pesca"
  • I Grandi Classici

Sottoscala d’Osteria

ArchiviOsteria

AlmanaccOsteria

dicembre: 2025
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293031  
« Giu    

Enter your email address to follow this blog and receive notifications of new posts by email.

Pagine

  • 6 DAYS IN NEW YORK
    • MOMA – Selezione d’Osteria
  • FilmOsteria
    • A SERIOUS MAN – Joel Coen, Ethan Coen
    • ALMANYA – Yasemin Samdereli
    • AVATAR – James Cameron
      • La maschera
    • BLADE RUNNER 2049 – DENIS VILLENEUVE
    • DARK SHADOWS – Tim Burton
    • DJANGO UNCHAINED – Quentin Tarantino
    • DOPO IL MATRIMONIO – Susanne Bier
    • E ORA DOVE ANDIAMO? – Nadine Labaki
    • HUGO CABRET – Martin Scorsese
      • Georges Meliès e la magia del cinematografo
    • HUNGER – Steve McQueen
      • 5 maggio 1981
    • IL CAVALIERE OSCURO – IL RITORNO – Christopher Nolan
    • IL GRANDE CAPO – Lars von Trier
    • L’AMORE CHE RESTA – Gus Van Sant
    • L’ARTE DI VINCERE (MONEYBALL) – Bennett Miller
    • LA PARTE DEGLI ANGELI – Ken Loach
    • LA PELLE CHE ABITO – Pedro Almodovar
    • LA TALPA (TINKER TAILOR SOLDIER SPY) – Tomas Alfredson
    • LE CENERI DI ANGELA – Alan Parker
    • MARIGOLD HOTEL – John Madden
    • MARILYN – Simon Curtis
    • MILLENNIUM – UOMINI CHE ODIANO LE DONNE – David Fincher
    • MIRACOLO A LE HAVRE – Aki Kaurismaki
    • PARADISO AMARO (THE DESCENDANTS) – Alexander Payne
    • PICCOLE BUGIE TRA AMICI – Guillaume Canet
    • REDACTED – Brian De Palma
      • Nemici immaginari – Dall’Iraq a Buzzati e ritorno
    • RUGGINE – Daniele Gaglianone
    • THE EDGE OF LOVE – John Maybury
    • THE HELP – Tate Taylor
      • Il fascino sottile dell’intolleranza
    • THE IRON LADY – Phyllida Lloyd
    • THIS MUST BE THE PLACE – Paolo Sorrentino
    • UNA SEPARAZIONE – Asghar Farhadi
    • VENTO DI PRIMAVERA – Rose Bosch
    • WARRIOR – Gavin O’Connor
  • I Grandi Classici
    • A history of violence
    • Amour
    • Casinò
    • Easy rider
    • Eyes wide shut
      • La tana del Bianconiglio
    • La città incantata
      • Paragone acrobatico con il mito di Orfeo ed Euridice
    • Schindler’s list
    • The artist
  • Il precipizio
    • Andy Kaufman – Man on the moon
    • Antonio Sampaolesi – Mio nonno, il mio idolo.
    • Caccia sadica
    • Central Park
    • Cigolante vetustà
    • Compenetrante Simbiosi Nordica
    • Cosmogonia d’Osteria
    • Crisi gravitazionale
    • Da Zachar a Wall-E in pilota automatico
    • E-voluzione
    • Effetto Domino
    • Follia o rivelazione?
    • Freccia rossa
    • Fuga d’ombre nel capanno
    • Generi cinematografici
    • I cantanti
    • Il pelo del pile
    • Il Visa
    • Inchiostro
    • L’Estetica del Toro
    • L’incontro
    • La chimica del mare
    • La fine 1.0
    • Magma dal retrobottega
    • Mezzosogno
    • Mine vaganti su Skyfall – L’altalena delle aspettative
      • Assenza di aspettative – Mine vaganti
      • Overdose di aspettative – Skyfall
    • Mostri alati
    • Nonna Jole
    • Nonno Dino e il bambino che è in me
    • Prima del tempo
    • puntofisso.com ovvero Il colloquio
    • Salomon
    • Sogni & Catapulte
    • Sotto/Sopra
    • Terza fase
    • The Nightmare before Christmas – Reloaded
    • Tuta alare
  • L’Atlante delle Nuvole
    • Brazil
      • Soldatini di plastica
    • Cloud atlas
      • Tutto è connesso – Odissea nella coscienza unificata
    • Faust
    • Melancholia
      • E d’improvviso Jung
    • Mulholland drive
    • Stay
    • The imaginarium of Doctor Parnassus
      • Oltre lo specchio
    • The lobster
    • The tree of life
  • Once upon a time
    • The Adam Show – Una favola moderna per bambini precoci
      • Atto I
      • Atto II
      • Atto III
      • Atto IV
      • Atto V
  • Photo buffet
    • Antelope Canyon
    • C’era una volta un ghiacciaio
    • Cattedrali nel deserto
    • Children of Lesotho
    • Cold beer
    • Duddingston Village
    • Evoluzione Alentejana
    • Grandpa riding
    • La isla del viento
    • Libera Sopravvivenza
    • Opi-Wan KenOpi
    • Pipò – Il Cane Guida
    • Satara – After lunch
    • Spanish patrol
    • Swazi Stand (Commerce and Laughters)
    • Un giorno al Pincio
    • Under the Golden Horn Metro Bridge – Istanbul
    • White Sands
    • Zabriskie Point – Sunrise
  • Portogallo on the road
  • Pubblicazioni
  • Singolar tenzone
    • 1883 – Epopea migratoria
    • Auster, Paul
      • Moon Palace
      • Viaggi nello scriptorium
    • Baudelaire, Charles
      • I fiori del male
    • Buzzati, Dino
      • Il deserto dei Tartari
    • Cicerone, Marco Tullio
      • L’amicizia
    • Consoli, Carmen
      • Sud est
    • Dalla, Lucio
      • Com’è profondo il mare
    • De Filippo, Edoardo
      • Cos’e nient
    • De Gregori, Francesco
      • Un guanto
    • Dickens, Charles
      • Il nostro comune amico
    • Fitzgerald, Francis Scott
      • Tenera è la notte
    • Flaubert, Gustav
      • Memorie di un pazzo
    • Genna, Giuseppe
      • Italia de profundis
    • Ginsberg, Allen
      • L’urlo
    • Goncarov, Ivan Aleksandrovic
      • Oblomov
    • Grass, Gunter
      • Il tamburo di latta
      • La ratta
    • Guerra, Tonino
      • I bu (I buoi)
    • Hesse, Herman
      • Il piacere dell’ozio
    • Jung, Carl Gustav
      • L’io e l’inconscio
    • Kristof, Agota
      • Trilogia della città di K. – La terza menzogna
    • Levi-Montalcini, Rita
      • Collana di Perle (Libera raccolta d’Osteria)
    • Lynch, David Keith
      • In acque profonde
    • Manzarek, Raymond Daniel
      • Light my fire – My life with Jim Morrison
    • Maugham, William Somerset
      • La luna e sei soldi
    • McCarthy, Cormac
      • Meridiano di sangue
      • Suttree
    • Morrison, James Douglas
      • Le poesie hanno i lupi dentro
      • Sono tornato
      • The crystal ship
    • Musil, Robert
      • L’uomo senza qualità
    • Nabokov, Vladimir
      • La vera storia di Sebastian Knight
      • Parla, ricordo
    • Paasilinna, Arto
      • Piccoli suicidi tra amici
    • Pessoa, Fernando
      • Il libro dell’inquietudine
    • Quasimodo, Salvatore
      • L’uomo e la poesia
    • Rimbaud, Arthur
      • Carreggiate
    • Salustri, Carlo Alberto
      • La cornacchia libberale
    • Schnitzler, Arthur
      • Doppio sogno
    • Steinbeck, John
      • Al Dio sconosciuto
      • Furore
      • La valle dell’Eden
    • Thomas, Dylan
      • Distesi sulla sabbia
    • Thoreau, Henry David
      • Walden ovvero vita nei boschi
  • Staff
  • The Program
  • Tolstoj
    • Anna Karénina
      • Scena di caccia
  • Vademecum

Blog su WordPress.com.

  • Abbonati Abbonato
    • osteriacinematografo
    • Unisciti ad altri 54 abbonati
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • osteriacinematografo
    • Abbonati Abbonato
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra
 

Caricamento commenti...