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Sfera di cristallo

26 mercoledì Dic 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

Poesie d’Osteria

 

Nebbia densa, fittissima.

Nebbia che irride e ingabbia.

L’esosfera vibra e si dibatte,

scossa dal gesto inconsapevole di un bimbo.

Improvvisi e intermittenti  attimi di tetra opalescenza

mostrano i contorni incerti e furtivi dell’innocenza.

Immagini deformate penetrano pupille in iper-dilatazione.

Oblunghe sagome in movimento lento

offuscano la potenza percettiva dei teatranti.

Veli diafani a smorzare ogni respiro visivo.

Slanciate falangi agitano la volta del cristallo etereo

in brevi e perturbanti manovre ellittiche.

Lente smerigliata e fonte di speranza.

Via di fuga e terra di confine.

Allucinazione perversa.

La nebbia si espande,

invade ogni spazio,

penetra ossa e idee.

Nebbia dentro e nebbia fuori.

Un bimbo gioca e l’universo vacilla.

Un nastro rosa sventola e si tende nella brezza

come spiraglio a squarciare orizzontalmente

un cielo cosparso di minuti viaggiatori alati.

Inconsapevoli ballerini sincronizzati.

Ma il cielo non si vede Il cielo non c’è.

Dolci e affusolate appendici collinari si levano

come funghi nel ventre del sottobosco.

E costellano con tratto leggero e fluttuante

la linea immaginaria di una prospettiva senza fondo.

Il nastro si tramuta in occhio ripugnante.

L’occhio osserva L’occhio spia.

Sorge il sole Sorge il bambino.

Né cielo né terra.

La nebbia avvolge ogni cosa.

Tutto intorno regna l’ovattata densità della bruma.

C’è una strada dritta Una strada perduta.

E gli occhi rossi di una fiera d’acciaio a minare il cammino.

Spietati cacciatori d’uomini

attendono al varco i viandanti.

Il rosso s’infuoca in uno sguardo d’incendio ad alta definizione.

Vecchie chevrolet stridono e sbuffano,

zigzagando lungo un tracciato accidentale.

Dentro regna la spensieratezza.

Un verso agghiacciante, aspirato

provoca lo shock del fermo immagine.

La nebbia inghiotte ogni cosa.

Una nera galleria iperbolica procede in direzione opposta

spalancando fauci di drago.

Actarus guida la carovana in sospensione elettromagnetica.

I cosmonauti entrano nella galleria.

Spazio e tempo collassano.

Ma è soltanto un attimo

e la nebbia si dissolve.

E tutto è luce e cielo e sconfinate foreste d’argento.

E il sorriso di un bambino.

Ora la nebbia mostra la sua natura

di candida e ammaliante neve artificiale.

I soldatini di plastica non potevano sapere.

Il bimbo ripone la palla di vetro,

che tentenna e cade su un fianco,

fra balocchi d’ogni epoca e un trenino rosso che va,

in un moto elettrico e circolare

che batte il tempo immacolato dell’infanzia e dell’eternità.

 

 

Amalgama – Prologo

01 giovedì Nov 2012

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Poesie

Poesie d’Osteria

Tutto ha inizio come fosse un’urgenza.

Un impulso irrefrenabile che non si placa.

Una deformazione congenita che alimenta la tempesta dei sensi.

La concatenazione elettrica delle idee.

L’ineluttabilità ontologica della creazione.

Tracce sparse di concetti in successione casuale.

L’acqua come elemento di riferimento.

L’inganno in embrione di un romanzo che è il pensiero stesso.

L’allestimento teatrale di una procedura non protocollata.

Parole e colori e immagini come ingredienti universali.

Immacolati tessuti bianchi da colmare senza risparmiarsi.

E Mai, e Sempre.

La porpora d’un vecchio sipario si posa sul palcoscenico dell’improvvisazione.

Una sfibrata ragnatela d’argento vibra al vibrare del vento.

E trame a intercettare orditi

fra i risvolti cromatici della produzione artistica.

Il letto di un fiume in piena.

Gli argini che cedono.

La furente e cristallina esondazione acquatica.

Sinuosità d’anse e sensuali natiche.

Il danzante e morbido defluire delle idee.

Sabbie mobili e smottamenti interpretativi ad insidiare il convoglio.

E a ritroso, le mutevoli e candide scorciatoie erosive del ripensamento.

Nella mente,

 pensieri e parole conglobano e fondono,

 fino ad esplodere nel fragore di forme artistiche casuali.

C’era una volta il Caos

01 venerdì Giu 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

 

Prima del Cosmo, il Caos

Prima di Armonia, il disordine

Il seme incastonato nell’informe massa

La nascita degli dèi

 

Tifèo,

drago dalle teste di serpente

e figlio di Gea, la Madre Terra,

giace intrappolato nelle profondità

 

Vibra la terra

Vibra e respira

Sussurra la lingua adriatica

Sussurra e suggerisce biforcuta

 

L’esile protuberanza

Infida proboscide del grande elefante

Appendice e coda dell’immensa placca africana

Che spinge e insiste e sollecita

 

S’insinua

Preme contro l’arco alpino

S’arriccia sotto la giovane dorsale appenninica

E tutto scuote e squarcia e solleva

 

E’ un desiderio primordiale

che mira a rimodellare il pianeta

Nella sala macchine luciferina

Il Grande Scultore lavora e batte e plasma

E spruzza argilla e strizza bacini come spugne

 

La terra si spacca e squarcia

Scivola la roccia sul far della faglia

E morde e azzanna

 

E gli elementi sgorgano dalle fenditure

E’ un calderone che ribolle e mormora

e fa tentennare la grande pianura

 

Forze ancestrali si scatenano nella cupa voragine

Tifèo scuote il suo antro

Invoca il nome della madre Gea

L’ultima sentinella della terra

Colei che controlla ed è l’elemento tellurico

 

Il rinnegato si dimena e contorce e sputa fuoco

E muove dalle profondità di Tartaro,

l’Abisso che lo generò.

 

I Fratelli Titani fremono e vacillano.

Demetra,  la madre terrena,

annuncia nuova fertilità.

Festa di compleanno

09 mercoledì Mag 2012

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Poesie

Poesie d’Osteria

 

Il portone antico

Un materasso abbandonato

Tavole di legno in cerca d’istruzioni

Una vecchia bici

L’esile telaio cigola e si protende verso l’esterno

Osteriacinematografo su sfondo ocra

Il giardino delle primizie

 

Una tempesta verde e silenziosa

gioca a nascondino a ridosso del centro storico

Le rose esplose e i papaveri in cerca di vie di fuga aerea

Albicocche acerbe a frastagliare le fronde d’un mare alberato

Un fico costeggia il manto erboso e dona intimità alla festicciola

L’ulivo attira e protegge gli invitati

La variegata emersione

L’azione floreale diversiva

La mutazione simultanea al principio di maggio

 

Come fiori e germogli,

le persone si propagano arrendevolmente

I bambini inventano nuovi giochi

La natura offre loro un passaggio segreto

Una porta spalancata sulle fantasie di chi sa sognare

Desueti scheletri da picnic costellano un cielo terra

Il fitto fogliame funge da copertura immaginaria

Una radio d’epoca emette suoni stralunati

Vassoi multicolore e regali da scartare

Calzature alate tramutano l’uomo in Mercurio

L’Africa e Lynch offerti in sacrificio concettuale

L’allegrezza del convivio

 

E’ una sagra di paese

Il paese delle persone amate

Gabry emana serenità dalla sua custodia immacolata

Elena corre spensierata

Ale contribuisce con grazia alla mescita del vino

La sua prima mescita

Il villaggio inventato accoglie una fauna policroma

Bimbi e gravidanze

Uomini e donne

Orsi e trampolieri

Equilibristi e bevitori

Urlatori e saltimbanchi

Erbivori e grandi predatori

 

Nel giardino il tempo scorre lento e poi a ritroso

E’ una riscoperta

Un luogo prezioso in cui dilaga la semplicità

Il benessere di prendersi un’era minuta priva d’affanni

Di liberare pensieri e parole

Di vivere il momento

La Beata Parentesi

La fine del caos

L’ecosostenibilità dei passi e dei movimenti

Il giardino casa dei nostri amici cani

 

Il risveglio dei sensi

Nettare da sorseggiare

Occhi per guardare

Uno specchio per riflettere

Il disegno soffice di una lampada improvvisata

 

Ma scende la sera

E la luce del vicino è sempre più verde

Il nutrito drappello si propaga in armonia

L’armonia è poter dire o tacere all’occorrenza

Nella stessa armonia il convivio si scioglie

La festa finisce

In bocca il sapore indelebile degli amici di sempre

In mente la tenue dolcezza di un giorno da ricordare.

 

 

 

Sotto l’ulivo

02 mercoledì Mag 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Piccole Poesie d’Osteria

Il rumore di un clacson, il cancello che si apre

E oltre il cancello, l’Eden

Oltre le porte di una percezione scollinata

La giungla dei ricordi memorabili

Incontri casuali ed altri mancati

E racconti stesi al sole ad asciugare

E storie ripetute fino a prender consistenza

Storie spassose che non muoiono mai

Un braciere centripeto a far da perno universale

E ombre sghembe su un tetto di margherite ed erba

Il tetto del mondo del qui e dell’ora

Il tetto dei tempi percorsi in equilibrio precario

Fumo grigio e lacrime di vigna

Interiora e interiorità

Un bambino nella culla

Armonia verde azzurra a colorare il sotto e il sopra

L’eterno stupore per quel giardino vergine

Il capanno degli attrezzi

La legna accatastata

Un giardiniere geloso

Le dinamiche della cottura

La giostra degli strumenti incandescenti

La quieta danza dei carnivori

Il dentro e il fuori

L’allegra lotta dei pasciuti e fraterni bisonti

Le parole mal dette

Quelle mal interpretate

La nostalgia dell’innocenza e della semplicità

Un luogo che rimane dimora perpetua

Un posto da chiamare casa

Una casa che trascende il concetto stesso di tempo

Tempo che si misura in barba e complessità

Un tempo trascorso insieme sotto l’ulivo

L’ulivo fedele, l’ulivo che lega e non tradisce

E poi un’ombra improvvisa ammanta l’orizzonte

Irrompe burbero il temporale estivo

Il tuonare del cielo al suon di Perrotta

L’acqua, che rigenera e stordisce

L’acqua, che riposiziona e disorienta il convivio

Mentre l’ulivo se la ride e sguazza

Le fronde bagnate

Il solletico del vento

Il dolce e ipnotico ticchettio dell’acqua

E il desiderio di tornare, sempre

Ore Liete

14 mercoledì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie d’Osteria

Gli altri.

Chi sono gli altri?

Guardo fuori Guardo dentro.

Effetti collaterali della dispersione.

Rarefatte sovrapposizioni di tempo abbandonato in piccole rate a tasso zero.

L’imbuto rovesciato distribuisce materia ed eventi in uno spazio dilatato.

Il Nero Nulla acquista campo in assenza di ricevuta fiscale.

Le flebili fiammelle della memoria si sfibrano sotto i colpi di una scure vento.

Il Centro Recupero Crediti Mnemonici attiva contorte Proteine Anti Oblianti.

Tutto è ieri Tutto è adesso.

Un Urlo d’Iridescente Ribellione contiene l’effetto demolitore del Folle Dinamitardo.

L’eterno splendore di una mente immacolata

illumina a giorno il tetro e angusto imbrunire di un passato inalterabile.

Corridoi luminosi invadono ogni prospettiva possibile.

La luce s’infila fra le scanalature ombrose di sentieri perduti,

morde gli argini di corsi e ricorsi in bianco e nero,

colora i lineamenti di visi e parole miliari disseminati lungo la Via.

Lo specchietto retrovisore della reminiscenza s’aziona e prende fuoco.

E tutto è di nuovo chiaro.

Ogni cosa fa parte di ogni cosa.

Ogni singola vibrazione, ogni istante condiviso nel bene e nel male

fa parte di noi, di ciò che siamo, adesso, sempre.

Un mosaico casuale di pezzi sparsi fra i bottoni di Ore Liete della nonna.

I labirinti sotterranei della mente nascondono le trame di un film esistenziale

fatto di camei, apparizioni, sceneggiature multiple,

finali a sorpresa e Scrigni di Pandora.

Un cast d’eccezione che ha concorso,

col tocco lieve dell’incoscienza,

alle forme di un’opera che è la vita stessa.

E gli altri, gli altri siamo noi.

Ecco chi sono gli altri.

Il biliardo del ladro

27 lunedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

Poesie d’Osteria

Manca l’aria

Pensieri sovrapposti in sotto eccitazione claustrofobica.

Stille d’angoscia battono il tetto di un Oggi Incalzante.

La girandola scura del multi baratro ruota senza pause.

Un vento infido e privo di direzione ne alimenta il mulinare.

Ibrida e nauseante sensazione di smarrimento cosmico.

Il precipizio si moltiplica fino a colmare lo spazio e traboccare fuori.

 

Assenza d’aria

Trabocca Dentro Trabocca Fuori.

L’Essere Impermeabile interrompe la reciprocità osmotica.

Liquido amniotico di un grembo universale.

E specchi Illusori in assenza di gravità

vagano nello spazio nero a riflettere vuoto nel vuoto.

Ma rare folgori luminescenti  svelano la crudele magia.

 

Acqua e aria

Il Dentro è il Fuori.

Notturni di Chopin a illuminare il giorno.

Ansia da prestazione lavorativa in una stanza bianca che si sgretola.

Scrivanie e sogni e targhette identificative cancellati con un colpo di coda.

Il tocco lieve e noncurante di un giocatore di biliardo ciclopico.

E l’agonizzante sfera, lanciata in un inseguimento acquatico e scoordinato.

 

Aria sottotitolata

La stramba rincorsa a ridosso di vane chimere.

Il fiato corto di uno sforzo profuso senza produrre alcunché.

E il rallenty disperato di un attore muto in bianco e nero.

Le battute di un altro scorrono sotto di lui,

la sua preziosa mimica muta in deforme asettica tecno-modernità.

Il Gran Giocoliere, Beffardo Destino Iperbolico e Ladro di Scene.

 

Aria rubata

Un’altra palla finisce in buca senz’attrito.

Il panno verde dell’indifferenza accompagna un moto scontato.

Sua Maestà Il Caso si frega le mani viscide.

Non resta che allestire l’ennesima combinazione equilatera,

sfoderare nuove mosse in pompa magna auto-celebrativa,

e arruffianarsi l’applauso sordo di una platea immaginaria.

Prove di disgelo

17 venerdì Feb 2012

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Poesie d’Osteria

Blocchi di ghiaccio sfrigolano e gracchiano al cospetto del sole.

L’impietoso Sole

-peccaminoso frutto d’incestuose orge primordiali fra stelle al collasso-

s’insinua tiepido e violentissimo nelle molecole del cristallo.

Un sole inarrestabile

-malinconicamente orfano di una degna criosfera su cui riflettere e osannare se stesso-

riversa l’ira di raggi incandescenti su ignari drappelli di brina in fuga.

E fuligginosi iceberg scampati alla luce galleggiano immobili su oceani d’ombra e d’asfalto.

L’attrito azzerato dalla parziale fusione

battezza sottili e sfuggenti strati d’acqua al minimo contatto.

Sfavillanti stalattiti pendono dai cornicioni

come spade capovolte in glaciali armerie.

E poi floridi ruscelletti a inseguire il corso scosceso

di una corrente gravitazionale e centripeta.

E muri che sanguinano e si scrostano al distacco del gelo,

come cortecce d’albero divelte da bimbi ignari.

Nelle vicine alture persistono forme di resistenza assidua.

E goccioline d’acqua in sospensione atmosferica,

inghiottite dalla densa bruma del mattino,

mutano in friabili ed esili scaglie di galaverna.

In paese la resa è prossima e tutto inizia a gocciolare.

Dapprima è il tenue fruscio di candidi rivoli filiformi.

E poi un fragore d’acqua dettato da sorgenti a tempo.

Infine i tetti delle case riveriscono un cielo scintillante,

deponendo i fulgidi copricapi lattei.

Nella ricomposta calvizie di tegole e coppi

gli uccellini di città ritornano ai loro nidi.

Terza fase

15 mercoledì Feb 2012

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Poesie d’Osteria

A Francesco, l’amico di sempre

O Divina Clio,

Musa della storia.

Camaleontica Clio multicolore.

Indizio di tresche materne

e protettrice della Poesia Epica.

Interminabili notti dissestate iniziavano

a cavallo di tenebre cave e inoltrate.

Notti  dentro le notti.

E terze fasi a percorrere chilometri di pensieri e astrazioni alienanti

 fra i saliscendi di un’improvvisazione acuminata.

E parole profuse senza intervalli

nell’ennesima potenza comunicativa.

E si e no sul precipizio intermittente dell’ ”è finita!”.

E il barcamenante zigzagare di un’auto in fiamme.

E “dove andiamo noi non esistono strade”.

E la terza fase trabocca riversandosi nella quarta.

E cervelli indipendenti a far da passeggeri improvvisati.

E si e no per stabilire chi gioca e chi il gioco subisce.

E quel lampione perennemente rotto e singhiozzante

a illuminare a stento strati su strati di parole in regalo.

E l’illuminazione ultima,

prima d’essere riversi ai margini di una strada immaginaria.

Il fatidico e adombrante Jolly Bar.

Sotterraneo estremo di quinta fase al limitare d’alba.

Luogo di rivoluzioni ipotizzate e di fantasmi che ribaltano l’abisso.

Bunker infernale anti cinico anti ritorno anti tuttobeneacasa.

Dimensione che la luce offusca.

Fonte di amnesie e perdita di sé.

Eterno Finale e Meta Inconsapevole

di due amici che mai cessano d’essere tali.

 

Il Visa

14 martedì Feb 2012

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Poesie d’Osteria

A Luca, Marco, Paolo, Roberto e me.

Il rosso sfumato dal tempo diviene flebile arancio.

Rivestimenti in tela beige e un motore d’acciaio.

Il Visa si piega e i Cinque con lei,

scimmiottando fra le anse d’asfalto.

I Cinque trasudano vita ed ebbrezza,

e stendono al sole sogni freschi d’aurora.

Una birra ghiacciata disegna un tragitto incerto e malmesso.

Suoni d’antica partitura e grida di giubilo e idiozia

 si espandono fuori dall’auditorium a quattro ruote.

Eroiche e definitive sterzate al limitare di un tempo distratto.

Il tempo dolce e rarefatto del Visa.

Fra le sue cosce strette e sicure

trovarono posto

un prigioniero politico francese

un terrorista irlandese beone e cazzuto

un borgataro romano biondo e imparruccato

un folle spedizioniere dai riccioli neri

un Cristo dai tratti indocinesi.

Varcarono insieme i confini dello stato pontificio,

inseguendo fantasie danzanti, sgangherate compagini e tamburi battenti.

E libri e indumenti e storie gettati in strada

all’incrocio tra spazi intermittenti e indicazioni da decrittare.

E notti di viola e d’argento doppiate in pilota automatico.

E il rumore del Visa in fondo alla via,

una carovana spagnola e furoreggiante da prendere al volo.

E quei momenti che ancora vivono nelle parole e nei ricordi intensi dei Cinque.

Mezz’uomini che forse non sono cresciuti realmente

e vagano tutt’oggi per mete da definire,

in cerca di una locanda trasandata e di un appoggio sicuro

in cui parcheggiare se stessi e una compagna purosangue di nome Visa.

 

Zero gradi centigradi

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

Poesie d’Osteria

Cielo grigio

Una vela tenda si scuote e tentenna nella tempesta
Freddi corridoi aerei trasportano fiotti d’acqua ciclonica
Un cielo liquido si deposita impetuosamente al suolo
Cielo che diviene terra nel primitivo amalgama
Che trabocca e si riversa nella mescita dei Titani

Cielo nero

Acquaneve  incerta sul far della sera
Liquido e Solido si sfidano a duello oltre il percettibile 
Confusi stati della materia sulla strada della dissociazione
Quiete e oscurità calano sulla possente disputa
Le concitate precipitazioni si concedono una tregua alata

Cielo rosa

La turbolenta sfida si dissolve al cospetto di un cielo irritato
Riposti i dardi atmosferici in nebulose faretre
I contendenti cedono il campo a un filtro rosa che ammalia e stordisce
La resa incondizionata concede spazio a un collage di cristalli
L’eterea volta in fermo immagine pare sul punto di andare in pezzi

Cielo rosso

Scialli imporporati avviluppano l’arcata siderea
Una cappa ancestrale tinge di rosso la tela spaziale
L’indicatore sussurra zero gradi centigradi
Gelide particelle si propagano e impazzano lungo una scacchiera in stallo
Corpi abbandonati crepitano e stridono sotto i colpi inferti dal glaciale drappello

Polvere

28 sabato Gen 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

Polvere Ovunque

Polvere a coprire i ricordi conservati in sottotetti cadenti
Polvere che si libera e libera gli oggetti degli antenati
Polvere mista a ragnatele
cristallizzate in conclavi d’architettura aracnide

Polvere che offusca il respiro e i pensieri
Che penetra bocca e polmoni in strati sovrapposti
Che migra e si deposita su giacigli alveolari
traslando il punto in cui
l’assoggettata materia cessò il proprio utilizzo

E sotto la polvere
Sotto la coltre degli anni
Vecchi arnesi che hanno smarrito la loro destinazione
Antichi gingilli dall’aspetto triste e consunto
Cassapanche in legno che racchiudono tesori
Balocchi ingialliti dei bambini che furono e non sono più
Cose di vite passate
Cose di uomini che le hanno dimenticate senza mai lasciarle
Cianfrusaglie desuete ma accatastate al riparo dai fattori usuranti

Polvere in vibranti e impercettibili mulinelli d’aria
Che danza e volteggia acrobaticamente
Polvere che si mescola al pulviscolo
nella luce che filtra da un minuscolo e angusto abbaino

Unico spiraglio concesso ed occhio ciclopico
Valvola di sfogo e baluardo ultimo
di una curva sopraelevata della memoria

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