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Archivi tag: Titoli di testa

Lev Tolstoj – Anna Karénina

18 lunedì Mar 2013

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Titoli di testa

Lev Nikolàevič Tolstòj  –  Anna Karénina

 

Làska correva avanti allegramente per il sentiero; Lévin le andava dietro con passo rapido, leggero, guardando ininterrottamente il cielo. Desiderava che il sole non sorgesse prima ch’egli fosse giunto alla palude.

Domhnall Gleeson interpreta Levin in "Anna Karénina" di Joe Wright

Domhnall Gleeson interpreta Levin in “Anna Karénina” di Joe Wright

Ma il sole non sarebbe tardato. La luna, che splendeva ancora quand’egli uscì, adesso brillava soltanto come un pezzo di mercurio; il lampo mattutino di calore che prima non si poteva non vedere, adesso bisognava cercarlo; le macchie prima indefinite nella campagna lontana, adesso eran già chiaramente visibili. Erano mucchi di segala.

La rugiada non ancora visibile senza la luce del sole nell’alta canapa profumata, da cui era già stata tolta via quella sterile, bagnava le gambe e il camiciotto di Lévin più su della cintura. Nella calma trasparente del mattino si udivano i minimi suoni.

La scena di caccia prosegue nell’alba della campagna russa

Tutto è connesso – Odissea nella Coscienza Unificata

11 lunedì Feb 2013

Posted by osteriacinematografo in film, Jung Carl Gustav, Lynch, David Keith, Morrison, James Douglas, Pensieri, Poesie

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Titoli di testa

L’Atlante delle Nuvole

Blade runner

“Il tempo e l’umanità sono attraversati da un solo respiro, da una sola anima che connette il destino di ciascuno di noi, tra passato, presente, futuro e post-futuro. La vita è un turbinio incessante di trasformazioni che fa diventare un assassino un eroe, e tutto è ispirato da una spinta al cambiamento, alla rivoluzione, alla crescita. Tutto è connesso.”

 

Cloud atlasDopo aver visto “Cloud Atlas” -film da cui tale frase è tratta- ho iniziato a pensare agli innumerevoli motivi di interesse che ne scaturiscono. Come la vita di ogni creatura è connessa all’altra, come ogni singola particella dell’universo è legata intrinsecamente all’altra, molti concetti che ispirano la mia visione della vita è profondamente connessa all’idea di fondo di “Cloud atlas”. Tenterò dunque di fornire un quadro dettagliato di questa “intuizione”, con l’ausilio di concetti  di varia natura e provenienza.

 

David LynchAnzitutto, in fase preliminare, riporto un breve brano tratto dal libro “In acque profonde” di David Lynch:

« Le idee sono simili a pesci, se vuoi prendere un pesce piccolo puoi restare nell’acqua bassa. 
Se vuoi prendere il pesce grosso devi scendere in acque profonde ».

Queste parole forniscono la chiave di lettura di “Cloud atlas” e un buon metodo d’approccio a tutto quanto si celi sotto la superficie “fisica” ed ingannevole delle cose. E’ necessario immergersi in profondità se si desidera comprendere il meccanismo che regola la coscienza e quindi la vita stessa.

Se non si compie un lavoro simile su se stessi, è del tutto inutile “immergersi” nelle acque di “Cloud atlas”.

Ma tutto nasce dal desiderio.

L’Odissea prosegue lungo la rotta segnata sull’Atlante delle Nuvole

 

Nonno Dino e il bambino che è in me

03 domenica Feb 2013

Posted by osteriacinematografo in Pensieri, Storie

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Cronache e Storie d'Osteria, Titoli di testa

Cronache e Storie d’Osteria

Alcune scene di “Quasi amici” –un film che ho avuto modo di vedere e recensire nel recente passato- mi hanno rammentato nonno Dino, il padre di mia madre.

Quasi amiciMio nonno rimase parzialmente paralizzato in seguito a una trombosi patita sul posto di lavoro, e lo è stato per anni, finchè ha avuto modo e tempo d’essere in questo mondo.

Io non potrò mai sapere che tipo d’uomo fosse prima della malattia, nonostante ne abbia intuito la vitalità nei racconti di famiglia. Io l’ho conosciuto così, e in un certo senso è un peccato, perché mio nonno emanava un’umanità delicata e sensibile, un carattere forte e sereno e un’integrità morale che non appartiene a questo tempo; purtroppo però non era semplice comunicare, perché lui parlava con difficoltà ed io facevo fatica a comprendere il senso delle sue parole.

Nonno Dino fumava di nascosto ed era fortissimo a carte: mi ha insegnato a giocare non concedendomi mai una vittoria facile, come è raro che i nonni facciano coi nipoti.

Durante le festività, nascondeva sempre dei soldi sotto i piatti dei suoi quattro nipoti, per poi godersi la scena a capotavola.

Ma è ora di contestualizzare i miei ricordi e di appropinquarci dolcemente al dunque. Per diversi anni ho trascorso un periodo estivo nel magico incanto della Val di Non -in Trentino- con la famiglia materna. Otto persone e tre generazioni a confronto nella natura incontaminata delle Dolomiti.

I miei cugini erano più posati e cittadini di me e mia sorella: noi due eravamo un tantino più turbolenti e sfrontati, non avevamo vergogna (quasi) di nulla e possedevamo una marcata tendenza alle arti circensi e al cabaret.

Il viaggio nei miei ricordi dolomitici prosegue ne “Il Precipizio”

Django unchained

29 martedì Gen 2013

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Titoli di testa

FilmOsteria

Christoph Waltz

 

Una fila di schiavi avanza  nella notte degli Stati Uniti del sud. Un calesse incrocia il cammino dei negrieri e del loro carico. Un dente giganteggia sulla copertura del buffo barroccio. Alla guida del mezzo si trova King Schultz, uno stravagante dottore di origini tedesche che mostra modi affettati ed espressioni forbite. L’uomo cerca uno schiavo con l’intenzione di acquistarlo. Il nome dello schiavo è Django.

 

 

La trattativa parte col piede sbagliato, e la quiete delle notte viene rotta dal frastuono delle armi da fuoco: il dottore rivela una natura insospettabile e l’abilità di un cowboy. Nello spazio di un istante gli aguzzini sono a terra, esanimi, e gli schiavi liberi.

Christoph Waltz e Jamie FoxxKing Schultz è in realtà un cacciatore di taglie in cerca di tre fratelli di cui ignora i connotati fisici. Django li conosce per averne assaggiato la frusta, e aiuterà l’arguto ed elegante tedesco nell’identificarli e poi ucciderli. Django dimostra un certo talento nella caccia all’uomo, tanto che il dottore gli propone di divenire soci per l’inverno; in cambio King Schultz libererà definitivamente Django e lo aiuterà nella ricerca della moglie Broomhilda, venduta chissà dove come schiava.

Leonardo Di Caprio

 

 

Corre l’anno 1858, e la storia americana avanza a grandi passi verso la guerra civile. In tale contesto, in un’epoca in cui lo schiavismo imperversa, in cui la violenza dilaga e i neri sono trattati alla stregua di bestie e sfruttati a qualsiasi scopo, si sviluppa la storia di “Django Unchained”.

 

Django unchained

 

Il film è suddiviso in due capitoli ben distinti: nel primo – che definirei di formazione-  assistiamo alla spassosa e spettacolare conoscenza  fra Django e King Schultz, e al consolidarsi di un sodalizio “on the road” assai inusuale.

Nel secondo capitolo, la scena si sposta a Candyland, un’immensa piantagione in cui le persone di colore sono sottoposte a condizioni di vita subumana e all’umore di Calvin Candie, il sadico proprietario che gode nel far scannare fra loro i mandinghi.

Qui –dopo una sorta di rallentamento ideo-motorio della narrazione- avrà luogo la vendetta di Django.

La vendetta di Django prosegue in FilmOsteria

Cloud Atlas

21 lunedì Gen 2013

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

Cloud atlas

 

 

L’Atlante delle Nuvole

Nuovo Sfizioso Spazio d’Osteria

 

 

Cloud atlas

 

“Le nostre vite e le nostre scelte, come le traiettorie dei quanti, sono comprese momento per momento; a ogni punto d’intersezione, ogni incontro suggerisce una nuova potenziale direzione. .Ieri la mia vita andava in una direzione, oggi va in un’altra”. Il concetto di Isaac Sachs –uno dei personaggi di “Cloud atlas”- rappresenta in modo più calzante di un’immagine il manifesto di presentazione del film.

Neo Seoul - Anno 2144

 

 

“Cloud atlas” è il frutto del lavoro congiunto dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer (co-autore anche della colonna sonora del film): i tre registi hanno smontato e rimontato il romanzo omonimo di David Miitchell, realizzando un’opera caleidoscopica capace d’ingenerare infinite strutture parallele e simmetriche nell’arco di cinque secoli di storia umana.

 

“Cloud atlas” è qualcosa più di un film. E’ un esperimento di proporzioni immani, che si spinge oltre l’universo cinematografico conosciuto, che rifiuta forme e regole convenzionali, e l’idea stessa di seguire linee scontate o prevedibili di realizzazione.

Jim Broadbent in fugaIl film trascende ogni genere o catalogazione, infrange ogni barriera di tipo stilistico, concettuale, narrativo, e si propone di riscrivere il modo di fare cinema secondo canoni rivoluzionari; è una Babele multicolore in cui si dipana ed estrinseca la storia dell’uomo, è un mosaico quadrimensionale i cui tasselli fluttuano alla ricerca della giusta collocazione; è un’esperienza visiva e sensoriale di altissimo livello, che priva di ogni comune certezza percettiva e ribalta il modo di leggere e interpretare gli avvenimenti; è un film sul continuum spazio temporale, è l’acqua, l’oceano, la vita; è la vibrazione prodotta da microscopiche e affilatissime superstringhe;  è una sinfonia orchestrata magistralmente, la cui eco si diffonde in ogni direzione, e persino oltre i confini dell’opera, che recapita un messaggio di cui è degna testimone:  “Io non sarò mai soggetto a maltrattamenti criminosi”.

Cloud atlasIl film è organizzato su vari livelli: c’è un piano superficiale in cui si sviluppano sei storie piuttosto semplici ambientate in epoche lontanissime fra loro;  c’è poi un secondo livello narrativo, la meta narrazione che contiene –come uno scrigno magico- il prezioso significato del film, il collante universale che tiene insieme le singole vicende, che in apparenza e di primo acchito sembrano separate, per poi rivelare un legame d’interdipendenza così intenso da divenire esso stesso il fulcro su cui ruota l’intera esistenza.

 

Le meraviglie di Cloud Atlas proseguono lungo questa via. 
Ma occhio al Demone Old Georgie e ai suoi infidi consigli

 

 

The Adam Show – Atto III

14 lunedì Gen 2013

Posted by osteriacinematografo in Storie

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The Adam Show

 

ATTO I    –    ATTO II

Senza Nome errò per giorni alla ricerca di un motivo, finchè  cadde stremata nella pevera dell’incoscienza e dello smarrimento di sè. La donna si abbandonò a un sonno profondo, narcotizzante, e fece strani sogni, popolati da creature incredibili.

Il Brucaliffo

 

Sognò un tale di nome Dioniso e le donne tebane senza Tebe, sognò il monte Citerone e l’eccidio dei figli di Niobe, sognò della Sfinge e di strani rituali, di un tirso agitato in onore dell’oscuro Signore del bosco, sognò un’eccitazione che montava senza controllo dalla linfa stessa dei viventi, sognò il Caos e la perdita di controllo, sognò le pareti della mente e le porte della percezione, sognò una notte incantata in cui la voce di Dioniso recitava versi in una lingua ignota.

 

 

Sognò di un pericolo ai confini della città, di lande deserte e della strada del Re, di miniere d’oro e dei loro segreti, di una diligenza blu, della pelle fredda e vecchia del serpente, della storia dell’uomo  dipinta sulle sue squame, sognò di cavalcare il rettile fino al lago antico.

The Doors - Il film

Quando smise di sognare, Senza Nome si ridestò e riprese un cammino irregolare, estraniante. Realtà e allucinazione perdevano via via i loro connotati nello spazio condiviso della follia.

Un giorno, vagando lungo i confini sognati del regno, la donna si imbattè in una strano individuo, un serpente antropomorfo dalle capacità senzienti. “Ciao” – disse il serpente alla donna- “Sono il figlio di Cecrope. Il mio nome è Kaa per la parte rettile, e Morpheus per quella umana. Ma tutti nei paraggi mi chiamano Re Lucertola. Qual è il tuo nome?” “Il mio nome è Senza Nome” –rispose la donna- “è un piacere fare la tua conoscenza”.

L’onirico incontro fra il Senza Nome e il Re Lucertola prosegue attraverso quest’uscio invisibile

 

La parte degli angeli

07 lunedì Gen 2013

Posted by osteriacinematografo in film

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FilmOsteria

La porzione degli angeli corrisponde alla percentuale di evaporazione nel processo di maturazione del whisky. Ma l’elemento volatile del pregiato distillato non si disperde realmente: tutti reclamano la propria parte, e persino le creature celesti esigono la loro. Il maestro Ken Loach, nel suo ultimo lavoro, prende spunto da questa leggenda per raccontare una storia di emarginazione e speranza ambientata in Scozia.

La parte degli angeli

 

L’incipit del film si svolge davanti a un giudice: al suo cospetto si alternano -come in un mosaico in movimento- le storie di delinquenza di alcuni ragazzi di Glasgow; tutti vivono allo sbando e ai margini della società, chi per un motivo, chi per l’altro: l’introduzione dei personaggi è divertente e originale, e si rivela un modo perfetto per anticiparne le personalità.

 

 

A Robbie, un teppista dedito alla violenza quotidiana, viene concesso di scontare la pena effettuando lavori socialmente utili, grazie all’attenuante di una compagna incinta; per vari motivi, seguono la stessa sorte altri tre ragazzi, Albert, Mo e Rhino, che con lui andranno a comporre l’allegro e strampalato quartetto che costituisce il fulcro delle vicende narrate nel film.

Robbie e HarryRobbie sembra geneticamente destinato alla violenza da un’infanzia trascorsa in riformatorio e da una famiglia di delinquenti che gli ha lasciato in eredità l’eterno conflitto con la stirpe avversa. Lo schema sembra doversi ripetere necessariamente e senza soluzione di continuità, come un disco rotto, come una litania autodistruttiva e inevitabile,come il prodotto di una forma primitiva d’onore da difendere a costi altissimi. In situazioni simili occorre una forza speciale per rompere un canovaccio scritto da altri, per uscire da una quotidianità che assume le sembianze di un tritacarne invisibile.

Occorrono dei motivi validi e una buona guida per ristabilire un livello minimo di fiducia nel rapporto con se stessi, per fare in modo che la mente cognitiva abbia la meglio su quella arcaica. Nel film, la figura “paterna” è rappresentata da Harry, un assistente sociale che si occupa di monitorare e reinserire in qualche modo i “reietti”nella collettività. Harry non si limiterà ai suoi compiti di supervisore: dopo aver procurato un’occupazione provvisoria a Robbie e ai suoi colleghi di malaffare, farà molto di più, fornendo loro il proprio supporto umano e solidale.

Continua a sorseggiare il tuo scotch whiskey in FilmOsteria

The Adam Show – Atto II

30 domenica Dic 2012

Posted by osteriacinematografo in Storie

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Titoli di testa

The Adam Show – Una favola moderna

Alice in Wonderland

Primo atto – Refresh

E così, coloro che gestivano in modo occulto lo Show di Adam  decisero di mettere un filo di brio nella storia dell’uomo solitario. Pertanto, gli Altissimi Sceneggiatori in Soprabito Giallo iniziarono a chiedersi quale potesse essere l’elemento giusto per creare un pizzico di sano scompiglio nella vita di quell’uomo alla deriva. Pensarono agli animali da cortile prima, e alle fiere selvagge poi, ma nessuno dei Gialli Gerenti era sufficientemente convinto di tali soluzioni. No, serviva qualcosa in più, un moto tellurico, una scossa travolgente, una magia imprevista, una mossa a sorpresa che ribaltasse l’inerzia del contesto: in buona sostanza, per riconquistare le motivazioni di Adam e il gradimento degli abbonati occorreva un colpo di scena.

Scopri l’estroso colpo di teatro escogitato dai novellieri  ambrati

The Adam Show – Atto I

17 lunedì Dic 2012

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Once upon a time      –     The Adam Show

C’era una volta un uomo di nome Adam. Egli trascorreva giornate serene e tranquille, una dietro l’altra.  Il luogo in cui dimorava era straordinariamente sfarzoso, come soltanto la natura incontaminata sa essere.

Adam non aveva bisogno di nulla, tanto meno di un abito. La pace regnava incontrastata, la terra era fertile, le risorse inesauribili. Ogni dettaglio era perfetto e rifinito coi migliori materiali in commercio, tanto che Adam si persuase sovente di vivere nello show di Truman.

Il Conte Olaf

 

Ma non era affatto lo show di Truman, anche perché Adam non sapeva nulla di Truman Burbank, nè tanto meno del Conte Olaf o di Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, del Professor Dottor Guido Tersilli o della Banda Fratello, dei Magnifici Sette o di Tekkaman, di Dersu Uzala o di Barnabas Collins, dei fratelli Lumière, di Georges Meliès, del cinema e delle sue future e strabilianti magie; quella era l’alba dei tempi, un’alba immacolata e priva di turbamenti o distrazioni di sorta. 

 

 

Il primo atto dello Show di Adam si lascerà scartare senza opporre resistenza

 

L’amicizia secondo Cicerone

12 mercoledì Dic 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Marco Tullio Cicerone

Cicerone

 

 

“L’amicizia non è altro che una grande armonia di tutte le cose umane e divine, insieme con la benevolenza e l’affetto; davvero non so se, eccettuata la sapienza, sia mai stato dato all’uomo dagli dèi immortali niente di meglio di essa.”

La dissertazione del saggio Cicero prosegue in Singolar Tenzone

 

Amour

03 lunedì Dic 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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“Amour” è l’ultimo film di Michael Haneke, recentemente premiato con la palma d’oro al festival di Cannes.  L’opera affronta un argomento  –la vecchiaia-  atipico e alternativo rispetto ai consueti standard tematici di Haneke.

Anne e Georges sono due insegnanti di musica in pensione: i due coniugi trascorrono giornate tranquille ed usuali nel loro appartamento parigino, dove il tempo è scandito da una successione metodica di eventi, fatta di piccole abitudini quotidiane, di letture e concerti, delle rare visite di vecchi studenti e dell’unica figlia.

Amour

 

D’improvviso Anne si ammala, colpita da un ictus che si manifesta sotto forma d’infido blackout, e le cose cambiano tanto velocemente da non dare modo di pensare: George decide d’impulso che sarà lui, nonostante le evidenti difficoltà, a prendersi cura di sua moglie, col supporto di un’infermiera a giorni alterni. Georges manterrà fermezza e coraggio anche nel momento in cui la malattia dilagherà in una parziale paresi prima e nella totale infermità poi.

 

Il prologo lascia immediatamente intravedere la soluzione della storia, che è una soluzione scontata, a causa delle connaturate limitazioni di tempo cui gli uomini sono sottoposti. Il lento e crudele incedere della morte incombe sui protagonisti in modo paritario: è Anne ad affrontare la malattia, ma è il suo compagno ad assisterla quotidianamente, e la pena e il dolore divengono elementi intimamente condivisi; nel film va in scena un amore pregno di rispetto e devozione, un amore sacro, intangibile, che sviluppa in George un senso di protezione che l’uomo applica all’emergenza con dignità ed abnegazione, tentando di rendere più semplice l’involuzione fisica della moglie, di sottrarla allo sguardo degli altri (figlia compresa) e di evitarle ogni sorta di umiliazione.

La storia d’amore di Haneke prosegue in FilmOsteria

La cornacchia libberale di Trilussa

26 lunedì Nov 2012

Posted by osteriacinematografo in Trilussa

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Guasta e Trilussa davanti alla “Baracca dell favole”, il teatro di burattini che gli stessi crearono nel 1927

Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento ‘na chiesola,
siccome je pijo lo schiribbizzo
de fa’ la libberale e d’uscì sola,
s’infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.

Ammalappena se trovò per aria
coll’ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant’era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l’intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò le penne.

La storiella della cornacchia prosegue in Singolar Tenzone
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