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Archivi tag: Titoli di testa

L’amore che resta

01 giovedì Mar 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

FilmOsteria

 

In un tempo che pare sospeso, Enoch, un ragazzo cupo e silenzioso, vagabonda per la città in cerca di morti da vegliare, osservare, scrutare; egli frequenta i funerali cittadini quotidianamente, alla ricerca di un segno, di un particolare, di una risposta. Durante un servizio funebre incontra Annabel, una ragazza vivace e intrigante che comprende subito l’estraneità del giovane al contesto, ma ne asseconda le mosse.

 

In un percorso che attraversa uno spazio che non è lo stesso in cui gli altri si muovono, i due adolescenti iniziano a conoscersi e si spogliano gradualmente dei propri segreti : Enoch ha perso i genitori in un terribile incidente d’auto da cui egli stesso si è miracolosamente salvato; deceduto per alcuni istanti, si è poi ripreso da un coma di tre mesi, trovando al risveglio Hiroshi, un kamikaze della seconda guerra mondiale che lo accompagna nelle sue divagazioni solitarie. Anabel invece è una malata di tumore terminale che tenta di vivere quel che le resta con disincanto, coraggio e una spiccata e vorace curiosità verso il mondo naturale.

L’analisi del film di Gus Van Sant prosegue in FilmOsteria

E ora dove andiamo?

29 mercoledì Feb 2012

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Titoli di testa

FilmOsteria

Il film si apre con la danza funebre e onirica di vedove di fedi diverse che condividono un tragitto dissestato, prima di giungere in prossimità dei due cimiteri in cui sono seppelliti i propri morti: qui i loro percorsi si separano in ossequio ai rispettivi rituali.

La vicenda si svolge in un villaggio sperduto e assolato del Libano, nel bel mezzo di un paesaggio aspro e semi-desertico e di un territorio che nasconde mine inesplose e l’ombra spettrale di conflitti irrisolti.

Nel villaggio vivono due comunità ben distinte: una musulmana, l’altra cristiana. Gli screzi e le baruffe fra gli uomini delle opposte “fazioni” sono all’ordine del giorno, anche per questioni banali, e la situazione pare sempre sull’orlo del precipizio della reciproca intolleranza, nonostante l’azione mitigatrice dell’imam e del prete del paese.

Ecco dove va il film di Nadine Labaki

The artist

23 giovedì Feb 2012

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Titoli di testa

“The artist” narra la storia di George Valentin, divo assoluto del cinema muto degli anni venti americani.  Nel  1927 Valentin è al’apice del successo e della carriera, e i suoi film impazzano nelle sale cinematografiche.

 

L’attore, in mezzo alla folla che lo acclama, conosce casualmente Peppy Miller, una ragazza che poi, altrettanto casualmente, ritroverà come ballerina sul set di uno dei suoi film. Tra i due avviene una sorta di folgorazione: è un innamoramento di sguardi e piccoli gesti, che danza romanticamente sull’incertezza di un bacio ma non riesce a concretizzarsi.

 

A questo punto la scena si trasferisce nel 1929, l’anno della Grande Depressione e dell’introduzione del sonoro. E i destini di George Valentin e Peppy Miller s’incrociano ancora una volta: Valentin inizia una lenta parabola verso il basso, poiché i cineasti preferiscono affidarsi a volti nuovi con l’introduzione del sonoro; la Miller invece inizia il percorso inverso, che la condurrà a consacrarsi come diva cinematografica di punta a Hollywood.

Il viaggio nel magico mondo del muto prosegue in FilmOsteria

Millennium – Uomini che odiano le donne

22 mercoledì Feb 2012

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Titoli di testa

Quando un grande sceneggiatore come Steven Zaillian (Schindler’s List) scrive un film basandosi su un ottimo romanzo, e quando dietro la macchina da presa si trova un tale di nome David Fincher (Seven, Fight club, Zodiac), che maneggia alla perfezione un certo tipo di storie, ci sono ottimi presupposti perché ne venga fuori un buon film.

La splendida invenzione dello scrittore Stieg Larsson è piuttosto nota: Mikael Blomqvist -giornalista che si occupa di indagini economiche- perde un processo in cui è accusato di diffamazione dal magnate Wennerstrom.  La rovina finanziaria e le dimissioni lo spingono ad accettare un incarico particolare: dovrà infatti indagare sulla misteriosa e precoce scomparsa –avvenuta negli anni 60- di Harriet Vanger, nipote prediletta del vecchio e potente industriale Henrik Vanger, convinto che la giovane sia stata uccisa da un membro della sua famiglia.  Blomqvist si trasferisce così nella campagna sperduta e imbiancata del Gavleborg, per studiare da vicino la complessa storia di una famiglia dal passato glorioso ma oscuro, e da un presente caratterizzato da legami sfaldati e compromessi.

 

In parallelo Fincher segue Lisbeth Salander, un’eccellente investigatrice specializzata in spionaggio informatico. La Salander stila un profilo dettagliato e completo di Blomqvist per conto di Henrik Vanger, che vuol conoscerne ogni aspetto per valutarne l’integrità. Lisbeth è una punk ventiquattrenne solitaria e selvaggia, col gusto dei piercing e dei tatuaggi; conduce una vita appartata e silenziosa, e vive sotto tutela per aver tentato di uccidere il padre in tenera età.

Il viaggio oscuro di Fincher prosegue in FilmOsteria

Vento di primavera

21 martedì Feb 2012

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Titoli di testa

Nel film si narra dei fatti realmente accaduti a Parigi, nel 1942, durante la seconda guerra mondiale. Nella Francia filonazista di Laval e Petain si organizza segretamente il rastrellamento di 24.000 ebrei parigini.

 

Rose Bosch ci mostra il graduale e progressivo affievolirsi delle libertà giudaiche a Parigi: appaiono le stelle gialle sugli abiti di tutti gli israeliti, come forma embrionale di razzismo e ghettizzazione; emergono i primi sintomi di intransigenza dei parigini nei confronti della “razza inferiore”, cui non sfuggono neppure i bambini; gli ebrei vengono banditi da impieghi e cariche pubbliche, non possono frequentare i luoghi pubblici, e vengono sottoposti a un rigido coprifuoco così da limitarne la visibilità e i movimenti.

 

In questo contesto la lente della Bosch si sofferma in particolare sulla famiglia dell’undicenne Joseph Weissmann e sui numerosi nuclei ebrei presenti a Montmatre, nel cuore di Parigi. Le loro vite semplici, la paura del domani, le umiliazioni subite e le domande prive di risposte consentono di dare un volto comune alle vittime dell’olocausto.

L’analisi di “Vento di primavera” prosegue in Filmosteria

Paradiso amaro – The descendants

20 lunedì Feb 2012

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Titoli di testa

La prima considerazione che sono costretto ad esprimere su “Paradiso amaro” è che in realtà s’intitola “The descendants”; la seconda è che continuo a non capire il lavoro di adeguamento fatto dai traduttori italiani: perché c’è bisogno che un film venga reinventato come “Paradiso amaro”? Capisco che un termine muti senso e sonorità nella traduzione, ma come mai il pubblico italiano non viene considerato all’altezza dei titoli originali e di una libera interpretazione dei loro significati?

Ma parliamo di cinema, che è meglio.

“Paradiso amaro” narra la storia di Matt King, un avvocato placido e agiato, discendente dei reali delle isole Hawaii: King è immerso nel lavoro e nelle questioni familiari che lo vedono a capo della vendita di un immenso territorio di natura vergine. La sua vita è sconvolta dal coma della moglie in seguito a un incidente in mare, e il passaggio tra la veglia fiduciosa al suo capezzale e la notizia della morte certa e ormai prossima di lei è rapido e spietato, tanto da stravolgere le giornate e le certezze di King, che dapprima non rivela la notizia, come se non volesse ammetterlo nemmeno a se stesso.

L’analisi di “Paradiso amaro” prosegue in FilmOsteria

Il grande capo

15 mercoledì Feb 2012

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Titoli di testa

Lars von Trier non si toglie nemmeno il gusto della commedia. E lo fa a modo suo, naturalmente, realizzando un’opera grottesca, spietata, che analizza senza filtro e con amara ironia i rapporti interpersonali: ne “Il grande capo”, l’indagine è ambientata nel mondo del lavoro, dove gli interessi economici schiacciano inesorabilmente ogni altro tipo di valutazione.  Una ditta di informatica danese sta per essere ceduta a un magnate islandese. Ravn è il proprietario occulto dell’azienda, ma non ha mai rivelato la sua identità, fingendosi mero portavoce del capo; gli islandesi esigono però di trattare con il proprietario in persona per la vendita in oggetto, e Ravn è costretto a ingaggiare un attore per sostenere la parte di Grande Capo.

La messinscena prosegue in FilmOsteria

Dopo il matrimonio

13 lunedì Feb 2012

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Titoli di testa

Il film inizia con una dolce immersione nel caos, nel calore e nel colore indiani. Segue l’abbraccio toccante e perfettamente aderente fra un uomo europeo e un bimbo del luogo. L’uomo è Jacob, un danese costretto, suo malgrado, a rientrare nella terra natia per reperire fondi utili alla sopravvivenza dell’orfanotrofio in cui quel bimbo e tanti altri hanno trovato una casa.

E così lo stacco fra la miseria d’India e il verdeggiante sfarzo danese è prepotente. Susanne Bier trasferisce la scena e l’azione attraverso l’ottica spaesata del protagonista, che immediatamente viene calato in un alloggio modernissimo, zeppo di accessori inutili, simboli istantanei del contrasto con la semplicità della sua vita quotidiana in Asia.

Il viaggio di Jacob prosegue in FilmOsteria

Ruggine

10 venerdì Feb 2012

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Titoli di testa

Nella prima scena di “Ruggine” il pulviscolo illuminato a giorno penetra e dilata uno spazio buio e angusto, volteggiando candidamente attorno a due bambini che tentano un ingenuo, reciproco approccio. Il campo visivo si allarga e ci trasporta negli anni 70 della periferia torinese.

Un gruppo di ragazzini passa le giornate nei dintorni dei palazzoni in cui vivono. E’ un’infanzia selvaggia ma felice, perché i piccoli hanno grande libertà e la forza di una società in miniatura. Le loro giornate e le riprese si alternano fra i campi sconfinati e un ammasso di lamiere che costituisce la loro base segreta.  Il loro mondo, soprattutto qui, si sviluppa autonomamente da quello degli adulti, e i ragazzini, capitanati da Carmine, sviluppano le loro dinamiche, i modi di stare insieme e difendere la roccaforte, quel tipo di luogo in cui ogni bambino nasconde una parte di sé, in modo sacro, ritualizzato. E’ un luogo simbolico e affascinante, e una fotografia in chiaro scuro ci mostra un vero e proprio castello, un piccolo regno abbarbicato su se stesso, un luogo dove gli adulti non entrano mai, o quasi.

La ruggine intacca il metallo in FilmOsteria

Faust

09 giovedì Feb 2012

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Titoli di testa

Il Faust di Sokurov è un’opera maestosa, devastante, che rimane incollata alle sinapsi di chi ne asseconda le mosse. Il film è l’ultima parte della tetralogia (Moloch-Taurus-Il sole-Faust) del regista russo, e, per quanto rappresenti probabilmente il minimo comune denominatore dell’opera nel suo complesso, ha una  vita e un respiro propri, peraltro intensissimi.

Faust è un dottore, uno scienziato ottocentesco di cui non si riconoscono i meriti; il suo studio è in realtà una lercia macelleria; vive e si muove nell’indigenza, nella sudicia lordura di tuguri freddi e cadenti, e la sua professione mal pagata non è sufficiente a sfamarlo e sopravvivere.

Faust conosce profondamente la scienza medica, ma la sua sete di sapere è implacabile, e si tramuta in oscura inquietudine, nel momento in cui perde il senso dell’esistenza , smarrendo se stesso e la propria integrità morale; i suoi movimenti d’improvviso non si placano più, quasi fossero premonitori di un futuro di dannazione.

Il Faust di Sokurov prosegue la propria discesa in FilmOsteria

Georges Meliès e la magia del cinematografo

08 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

 

 

George Meliès (1861-1938) è stato un regista e illusionista francese. Fu lui a sviluppare la scoperta dei fratelli Lumière, a sperimentare e perfezionare quel marchingegno misterioso e sconosciuto in grado di riprodurre immagini in movimento. Egli tradusse la sua arte di mago e illusionista in pellicola, applicò il proprio immaginario ai suoi film, divenendo il precursore del cinema fantastico.

La storia di Meliès prosegue accanto a Hugo Cabret

Hugo Cabret

08 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

Martin Scorsese omaggia la storia del cinema con un’opera fantastica come il personaggio cui è dedicata.

Parigi, anni 30. Hugo Cabret è un orfano che vive nella stazione di Montparnasse. Si occupa segretamente del funzionamento degli orologi, conosce ogni minimo recesso del luogo e scruta – imboscato dietro le quinte-  i comportamenti e la routine delle persone nel modo che solo i bambini sanno. Hugo vive per uno scopo preciso: aggiustare un automa su cui suo padre lavorava prima di morire, nella ferma convinzione che questo contenga un messaggio per lui. Nel perseguire tale fine, l’audace bambino deve confrontarsi con un misterioso e cupo giocattolaio (un sublime Ben Kingsley) che gli sottrae il taccuino paterno, con la figlia adottiva di lui, Isabelle, che diverrà sua complice, con l’Ispettore Gustav, che sarà sempre sulle sue tracce, in modo goffo ma ostinato.

Il sogno di Scorsese prosegue in FilmOsteria
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