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Archivi Mensili: febbraio 2012

Mr. Nice

03 venerdì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Il Consiglio dell'Oste

Il film di Bernard Rose racconta la vita di Howard Marks, uno dei maggiori narcotrafficanti del pianeta.

Marks, nato nel 1945 a Kenfig Hill, un villaggio minerario del Galles, eccelle a scuola denotando un’intelligenza fuori dal comune, e riscatta una modesta posizione sociale con l’ammissione al Balliol College di Oxford, dove si laureerà brillantemente in fisica; durante il corso di filosofia post-laurea inizia a spacciare piccoli quantitativi di droga in un contesto studentesco, per mantenere ciò che definirà il proprio “piacere personale”.

Si sposa e sta per intraprendere una modesta quanto sottopagata carriera di professore, quando alcuni eventi si combinano sincronicamente.  Un compagno di college viene arrestato all’estero con la macchina imbottita di hascisc, e Howard corre in suo aiuto: qui riceverà istruzioni per portare il suo primo “carico” in patria a bordo di una Mercedes parcheggiata in un fantomatico garage. Mentre la moglie lo lascia, conosce Judy, che lo incoraggerà con leggerezza a proseguire la brillante “carriera” di trafficante.

Marks si rende immediatamente conto degli enormi guadagni ottenuti in brevissimo tempo e organizza il primo grande colpo che consiste in un’enorme partita di droga proveniente da Kabul e destinata all’Irlanda, smercio che effettua con la complicità di un membro dell’Ira pornofilo e schizzato che assicura il passaggio della merce in frontiera.

Di qui l’escalation è inarrestabile: Howard Marks si arricchisce velocemente, maneggia e ricicla enormi quantità di denaro, diventa uno dei maggiori narcotrafficanti al mondo, intrattenendo rapporti con Ira, Cia, servizi segreti britannici (MI6), terroristi, mafia, triadi asiatiche, utilizzando 43 diverse identità (Mr. Nice è la più nota di queste), 89 linee telefoniche, 25 ditte di copertura (tra cui scuole, alberghi, negozi e centri di massaggio), trasportando hascisc e marijuana via aerea e via mare, fra Pakistam, Afghanistan, Filippine, Thailandia, Inghilterra, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Canada, Hong Kong, Vietnam.

Il primo grande inghippo (che dovrebbe essere un monito) si verifica negli USA:  Mr. Nice utilizza le enormi casse acustiche di grandi artisti, quali Frank Zappa e i Pink Floyd, per far entrare le sostanze in America; in dogana trovano una delle casse, la polizia risale a Marks e lo arresta. Ma la Corte statunitense si dimostra stranamente clemente e viene rilasciato dopo pochi giorni., dopo aver importato, fra il 75 e il 78, circa 30.000 kg di sostanze stupefacenti negli Stati Uniti.

Trasferitosi a Palma di Maiorca, inizia a commerciare vino, a condurre una vita più regolare, ma ben presto si annoia e piazza un nuovo grande colpo che gli sarà fatale: gli agenti della DEA, dopo averne seguito minuziosamente ogni mossa, lo arrestano a Maiorca nel 1988 e ne ottengono l’estradizione in territorio americano. Mr. Nice viene condannato a 25 anni di reclusione (pena esagerata per la normativa dell’epoca);  sarà rinchiuso nel famigerato e durissimo carcere di Terre Haute, dal quale uscirà dopo sei anni per buona condotta.

Il film di Rose è poco noto e molto ben fatto, e vale la pena ripercorrere le avventure di un personaggio discutibile ma fuori dal comune, che si districò in situazioni ai limiti della sostenibilità umana, grazie a un intuito eccezionale e  alla giusta dose di sprovvedutezza.

Rhys Ifans, gallese come Marks, offre un’altra grande prova, disimpegnandosi con estrema naturalezza in un ruolo che gli calza alla perfezione, in groppa alle folli e improvvise evoluzioni di Mr.Nice; Chloe Sevigny interpreta altrettanto bene la moglie Judy, assecondando oscillazioni emotive che la mostrano fragile, sensuale, incosciente, disperata, madre o amante all’occorrenza.

Da non perdere la colonna sonora, che spazia da Bob Dylan, Joe Cocker, Little Richard a Clapton, Hendrix, gli Who e Waylon Jennings, e regala ritmo e fascino alla visione del film.

Oggi Howard Marks vive a Maiorca con la moglie Judy, ha quattro figli, ed è un romanziere di successo: la sua autobiografia, “Mr. Nice” per l’appunto, ha venduto più di 600.000 copie solo in Gran Bretagna, è stato tradotto in numerose lingue e ha ispirato l’ottimo e godibile film di Bernard Rose.

Marc Chagall

02 giovedì Feb 2012

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Galleria

Birthday (1915)

Il deserto dei Tartari – Dino Buzzati

02 giovedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Buzzati Dino

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Dino Buzzati (1906-1972)

 “Il pomeriggio ristagnava sulla città, gli uccelli erano ammutoliti, si udivano solo i lontani accordi di pianoforte, tristi e metodici, che salivano salivano, riempiendo l’intera casa, e c’era in quel suono una specie di ostinata fatica, una difficile cosa da dire che non si riesce a dire mai.”

Addentrati nel deserto di Buzzati

Nemici immaginari – Dall’Iraq a Buzzati e ritorno

02 giovedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

Nel 2007 -all’epoca della realizzazione di “Redacted”- si stimava che nell’arco di un biennio circa 2400 iracheni avessero perso la vita nei check point americani, spesso a causa di indicazioni incomprensibili e della scarsa alfabetizzazione della popolazione. Di questi 2400, soltanto 60 sono poi stati identificati ufficialmente come ribelli. Il 97,5% di questi uomini, donne, bambini vennero pertanto ammazzati senza motivo. Sono un fanatico delle parole, e mi preme sottolineare -per ragioni squisitamente linguistiche- che la parola appropriata al caso di specie sia “assassinio”. Un totale di 2340 assassinii non puniti, ad esser precisi, in un contesto che rappresenta un’inezia rispetto ai dati complessivi dello sterminio.

L’analisi prosegue in FilmOsteria, nella nicchia creata ad arte accanto a “Redacted”

Venus in furs – The Velvet Underground

02 giovedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Soundtrack

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Soundtrack

I Velvet Underground nella factory di Andy Warhol

Suoni d’Osteria

RadiOsteria consiglia l’oscura delirante distorta “Venus in furs” dei Velvet Underground, ideale corrispettivo femminile di quel “monster dressed in black leather” che Morrison cantava in “Queen of the highway”.

Redacted

02 giovedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Fermo Immagine

Una scena significativa di “Redacted” – film di Brian De Palma del 2007

Scene da ricordare

Redacted

02 giovedì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Titoli di testa

FilmOsteria

Samarra, Iraq. Corre l’anno 2006. Un gruppo di cinque soldati americani trascorre giorni di noia mista a tensione rimbalzando fra la base militare, i posti di blocco e piccole missioni. In una notte infame, sotto l’effetto misto di alcool e droghe, quattro di loro fanno irruzione in un’abitazione irachena. Mentre McCoy ammonisce i compagni a riguardo, restando a guardare senza intervenire, Salazar filma due suoi commilitoni stuprare una ragazzina di 14 anni, ucciderla con un colpo alla testa e darle fuoco, per poi sterminare il resto della sua famiglia.

Prosegui l’analisi del film di Brian De Palma 

Max Beckmann

01 mercoledì Feb 2012

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Galleria

Family Picture (1920)

Zero gradi centigradi

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Poesie

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Poesie

Poesie d’Osteria

Cielo grigio

Una vela tenda si scuote e tentenna nella tempesta
Freddi corridoi aerei trasportano fiotti d’acqua ciclonica
Un cielo liquido si deposita impetuosamente al suolo
Cielo che diviene terra nel primitivo amalgama
Che trabocca e si riversa nella mescita dei Titani

Cielo nero

Acquaneve  incerta sul far della sera
Liquido e Solido si sfidano a duello oltre il percettibile 
Confusi stati della materia sulla strada della dissociazione
Quiete e oscurità calano sulla possente disputa
Le concitate precipitazioni si concedono una tregua alata

Cielo rosa

La turbolenta sfida si dissolve al cospetto di un cielo irritato
Riposti i dardi atmosferici in nebulose faretre
I contendenti cedono il campo a un filtro rosa che ammalia e stordisce
La resa incondizionata concede spazio a un collage di cristalli
L’eterea volta in fermo immagine pare sul punto di andare in pezzi

Cielo rosso

Scialli imporporati avviluppano l’arcata siderea
Una cappa ancestrale tinge di rosso la tela spaziale
L’indicatore sussurra zero gradi centigradi
Gelide particelle si propagano e impazzano lungo una scacchiera in stallo
Corpi abbandonati crepitano e stridono sotto i colpi inferti dal glaciale drappello

Personaggi e storie d’Osteria

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in Dogma

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Parole

Sesto dogma d’Osteria

 

Osteriacinematografo privilegerà sempre personaggi e storie dai contorni folli e controversi in luogo di profili più attinenti alle sfere della consuetudine meccanica, del grigiore o del potere consolidato. Questo è quindi un luogo tagliato per i Morrison, i Bronson, i Rimbaud di turno, indubbiamente.

Bronson

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Fermo Immagine

Tom Hardy interpreta Charlie Bronson

Scene da ricordare

Bronson

01 mercoledì Feb 2012

Posted by osteriacinematografo in film

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Il Consiglio dell'Oste

Il Consiglio dell’Oste

E’ complicato parlare di “Bronson”, biopic di Nicolas Winding Refn (regista danese recentemente autore dell’eccellente “Drive”), a causa del modo in cui è costruito, della narrazione non lineare del film, del personaggio controverso al centro della storia.

Michael Gordon Peterson, inglese di Luton, cresce in una famiglia medio-borghese, mostrando fin da piccolo un’aggressività fuori dal comune: quasi una forma congenita di affermazione personale, che sfoga ripetutamente contro compagni di scuola e insegnanti.

Nel 1974, a ventidue anni, rapina un ufficio postale: per un bottino di poche sterline viene condannato a sette anni di carcere, lasciando soli la moglie e il figlio.

La prigione si dimostra subito un ambiente gradito a Peterson, folle ed egocentrico com’è nella sua ricerca della notorietà, e la farfalla della violenza esce definitivamente dal bozzolo: la sua furia esplode contro i malcapitati secondini, contro chiunque gli capiti appresso, diventando in fretta un idolo dei detenuti, e una caso di difficile gestione, tanto che non si contano i penitenziari in cui viene successivamente trasferito; a tal punto l’ospedale psichiatrico è una tappa obbligata, e nonostante l’overdose di farmaci cui viene sottoposto, Peterson trova comunque il modo di strangolare un paziente pedofilo che viene poi salvato per il rotto della cuffia.

Esce di galera dopo 14 anni, torna a Luton, dallo zio; qui incontra un ex detenuto di sua conoscenza, che lo introduce nel mondo della boxe clandestina: in tale contesto si trasforma in “Charles Bronson” -in onore del giustiziere della notte- e picchia selvaggiamente (e a mani nude) uno o più uomini, e persino cani di grossa taglia. Peterson, divenuto Bronson, s’innamora di una donna, ruba un anello per lei, e torna in carcere dopo 69 giorni di libertà; qui l’escalation di violenza è inarrestabile: Bronson prende ostaggi di ogni tipo, provoca rivolte (una delle quali conta 750.000 sterline di danni), cerca la rissa contro gruppi di guardie, senza mai trovare pace. E’ tuttora in carcere, dove ha già trascorso trenta anni in completo isolamento, ed è considerato “il prigioniero più violento della Gran Bretagna”.

Refn dipinge la biografia di Charlie Bronson in modo stravagante e originale: la vita del criminale segue binari sovrapposti, un saliscendi affrescato che mostra l’uomo in galera, nei brevi momenti di libertà, e in un palcoscenico in cui Bronson parla a una platea che non c’è -affascinante metafora del suo desiderio di fama- e la sua personalità si sdoppia in giochi visivi accattivanti. Il film è un quadro dove Charlie e i colori si mescolano in immagini di grande impatto; l’impostazione è pittorica, le pose in cui l’uomo si mostra sono fermi immagine che rimangono impressi nella memoria. Il ritratto di Refn riscatta Bronson e ne offre una prospettiva artistica in cui -dal mare della violenza- emerge la sensibilità di un uomo che è uno slogan, un’icona, un manifesto di se stesso.

Tom Hardy interpreta il personaggio con una maestria che impressiona e disorienta; l’eclettico (e un po’ matto) attore inglese dimostra doti fuori dal comune nell’immedesimarsi nei ruoli più disparati, di sapersi infilare abiti d’ogni sorta e colore, nonostante l’imponente fisicità che potrebbe limitarne l’espressività. Egli è il film, come “Andy era l’arte“.

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